Diritti

New York: approvata la legge contro il weight stigma

La Grande Mela vieta le discriminazioni basate sul peso, al pari di quelle legate a razza, orientamento sessuale e genere. Il consiglio comunale: “Vogliamo che questo disegno di legge invii un messaggio a tutti: siete importanti”
Credit: Anete Lusina
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
12 maggio 2023 Aggiornato alle 20:00

Discriminazioni sul lavoro, difficoltà a ricevere cure adeguate, perdita economica: ormai gli studi ci mostrano fin troppo bene quanto lo stigma del peso influenzi la vita delle persone grasse. Le discriminazioni legate al corpo, però, non finiscono qui: difficoltà a muoversi negli spazi e sedersi in ristoranti e nei teatri, difficoltà ad affittare una casa, impossibilità di utilizzare mezzi condivisi come le biciclette a causa limiti di peso, infatti, sono solo alcune delle difficoltà che le persone sovrappeso e obese continuano a incontrare ogni giorno in un mondo che non è a loro misura e che glielo ricorda continuamente, stigmatizzandoli per i loro corpi colpevolmente fuori misura.

È il weight stigma che, spiega uno studio pubblicato su The Lancet, non ha solo un impatto negativo sulla salute mentale e fisica, ma «minaccia i valori sociali di uguaglianza, diversità e inclusione».

Per questo, la città di New York ha approvato un disegno di legge che vieta la discriminazione basata sul peso, unendosi a un movimento in crescita negli Stati Uniti che si batte per rendere la taglia una caratteristica protetto alla pari della razza e del genere. La norma, che dovrebbe essere firmata dal sindaco Eric Leroy Adams alla fine del mese, è passata per 44 voti favorevoli e 5 contrari, nonostante lo scetticismo in alcuni ambienti e le critiche di chi, come il repubblicano Joseph Borelli, capogruppo di minoranza in consiglio, teme che la legge autorizzerebbe i newyorkesi «a citare in giudizio chiunque e tutto», ha spiegato al Nyt.

Il consigliere comunale Shaun Abreu, che ha promosso il disegno di legge, ha spiegato che la discriminazione in base al peso è «un fardello silenzioso» che le persone grasse devono portare e di essere diventato più consapevole del problema quando è ingrassato di oltre 18 kg durante il lockdown. Da quel momento, ha detto, il modo in cui le persone lo trattavano è cambiato.

Il problema, però, non è solo la discriminazione, ma soprattutto la mancanza di strumenti di tutela: queste persone, ha continuato Abreu, «sono discriminate senza possibilità di ricorso e la società dice che va benissimo».

Del resto, l’unica cosa che le persone grasse si sentono ripetere continuamente è “se non ti va bene, dimagrisci”. Per il tuo bene, ovviamente: grasso, per chi guarda, significa sempre e comunque malato e la nostra società si sente non solo in diritto, ma in dovere di giudicare i corpi altrui medicalizzandoli, facendone una questione di salute senza voler vedere che è in realtà una questione che ha radici ben più profonde che affondano in sessismo, razzismo e abilismo.

«Non è un problema di salute. È una questione di diritti civili», ha detto alla Bbc Tegan Lecheler, direttrice della difesa della National Association for the Advancement of Fat Acceptance, che ha lavorato alla legge con Abreu e che ha spiegato che la sua speranza è che la misura «incoraggi una conversazione più ampia per inquadrare questo tema al di là della salute. […] Si tratta davvero di sapere se le persone sono al sicuro e protette e hanno il diritto di stare negli spazi».

La Human Rights Law di New York vieta già la discriminazione in materia di alloggi, luoghi di lavoro e alloggi pubblici sulla base di 27 caratteristiche. Le classi protette includono: razza, credo, colore della pelle, origine nazionale, orientamento sessuale, stato militare, sesso, età, stato civile, stato di vittima di violenza domestica, disabilità, condizioni correlata alla gravidanza, caratteristiche genetiche, precedenti di arresto o condanna, stato familiare e identità di genere.

Il disegno di legge aggiunge peso e altezza all’elenco, includendo eccezioni per i lavori in cui il peso e l’altezza sono una “qualifica professionale in buona fede” o nei casi in cui sia un problema di salute e sicurezza pubblica.

«Vogliamo che questo disegno di legge invii un messaggio a tutti che siete importanti, indipendentemente dal fatto che siate al di sopra o al di sotto del peso medio», ha affermato Abreu, che spera che la mossa della città più grande del Paese incoraggi altre città e stati a seguire l’esempio. «Ecco perché abbiamo spinto in questa direzione».

New York non è l’unica realtà statunitense che si è mossa in questa direzione: il Michigan ha vietato la discriminazione sul posto di lavoro basata sul peso già nel 1976 e anche città come San Francisco e Washington DC hanno regolamenti simili. Ma qualcosa si è mosso anche a livello statale, non solo nello stato di New York ma anche in Massachusetts, Vermont e New Jersey.

Con il 40% degli americani adulti considerati obesi – e oltre 800 milioni nel mondo – un numero che è cresciuto enormemente negli ultimi 20 anni, è fondamentale aumentare le tutele: paradossalmente, infatti, invece che diminuire lo stigma nei confronti delle persone grasse è cresciuto di pari passo con l’aumento del loro numero, come ha mostrato uno studio della Harvard University secondo cui, diversamente da quanto è avvenuto per i pregiudizi basati su razza e genere, nell’ultimo decennio gli atteggiamenti nei confronti delle persone grasse sono diventati sostanzialmente più negativi.

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