Diritti

Mama Chat: la terapia sospesa che aiuta le madri in difficoltà

In occasione del 14 maggio, La Svolta ha intervistato Margherita Fioruzzi, co-Founder & Ceo dell’associazione, per raccontare l’iniziativa dedicata alle mamme e alla loro salute mentale
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 9 min lettura
13 maggio 2023 Aggiornato alle 11:00

La giornata della salute mentale materna è passata da poco, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Questi sono “tempi duri per le madri italiane”. Ce lo ricorda Mama Chat, l’associazione che dal 2017 offre supporto psicologico online tramite uno sportello chat gratuito e sedute di psicoterapia a prezzi sociali, e che per la Festa della Mamma ha lanciato un’iniziativa dedicata alle madri in povertà.

Siamo abituati a pensare la maternità come un idillio rosa, ma i dati, ormai lo sappiamo, ci dicono che non è così: il 30% delle violenze sulle donne inizia in gravidanza, il 21% ha dichiarato di aver subito una forma di violenza ostetrica e 1 madre su 5 soffre di depressione post-partum nel primo anno di vita del bambino. Fenomeni che spesso rimangono invisibili. Le fragilità psicologiche, infatti, il più delle volte non vengono riconosciute, né viene offerto un trattamento.

Molte donne, poi, quel trattamento non potrebbero permetterselo: secondo l’Istat, 2,9 milioni di famiglie italiane vivono in povertà e le madri sono una delle categorie più vulnerabili: su 249.000 donne che nel 2020 hanno perso il lavoro, 96.000 erano mamme con figli minori.

In Italia l’11% delle madri non ha mai lavorato e chi ha la fortuna di avere un impiego spesso lo lascia o passa al part time: 1 donna su 10 rinuncia dopo il primo figlio, una percentuale che sale quando cresce il numero dei figli.

Per questo, in occasione della Festa della Mamma, la Terapia Sospesa, iniziativa di Mama Chat ispirata alla tradizione napoletana del caffè sospeso, sarà dedicata a portare aiuto psicologico gratuito alle mamme in condizione di povertà. Ne abbiamo parlato con Margherita Fioruzzi, co-Founder & Ceo dell’associazione.

Come (e perché) è nato il progetto della Terapia sospesa?

La terapia sospesa è un progetto nato quest’anno. Mama Chat si occupa dal 2017 di fornire assistenza psicologica gratuita tramite uno sportello sotto forma di chat e dal 2019 anche con un servizio di psicoterapie online a tariffe sociali, ma moltissime donne e persone che ci scrivono presentano anche difficoltà economiche oltre che psicologiche, quindi abbiamo voluto aprire un fondo per l’assistenza psicoterapeutica gratuita. Ogni euro che viene devoluto a questo fondo viene interamente impiegato a offrire percorsi di 8 sedute di psicoterapia gratuita.

Abbiamo avviato il progetto a Natale e abbiamo già erogato 150 ore di sedute gratuite. È un’iniziativa aperta tutto l’anno, ma in occasione della festa della mamma abbiamo voluto dedicare parte di questo fondo esclusivamente alle mamme che vivono anche in condizioni di povertà e isolamento. Si tratta quindi è un progetto a forte impatto sociale.

Come funziona esattamente?

Ogni 35 € devoluti corrispondono a una seduta donata. Le mamme che abbiamo già in carico in chat e che presentano le condizioni per poter essere beneficiare di questo fondo vengono poi contattate dalle nostre psicoterapeute.

Molte di loro, per esempio, sono senza un lavoro, non hanno magari la macchina per spostarsi, non vivono in centri abitati, non hanno accesso ai consultori, perché ovviamente prima di tutto noi cerchiamo di rinforzare quelli che sono i servizi territoriali. Molte per fragilità psicologica (attacchi di panico, depressioni) oppure per la mancanza di supporto nella gestione dei figli non hanno la possibilità di uscire di casa e chiedere l’aiuto di cui avrebbero assolutamente bisogno. Queste 8 sedute sono coperte completamente dal fondo e il percorso di psicoterapia viene svolto online sul portale di Mama chat, con una terapeuta esperta in maternità.

Questo è il processo: si passa dalla chat per poi arrivare eventualmente alla terapia vera e propria, giusto?

Sì, esattamente. Noi facciamo uno screening iniziale dove valutiamo la possibilità di accedere online alle terapie e la sintomatologia, perché chiaramente non tutti i casi possono essere seguiti online, e se si rientra in queste specifiche attiviamo subito quella che è l’assistenza psicologica. In altri casi, quando per esempio la donna presenta una sintomatologia molto grave, le nostre psicologhe si prestano a orientare la mamma sul territorio.

“Le mamme italiane sono a rischio”, spiega la campagna con cui avete lanciato l’iniziativa. Perché? Quali sono questi rischi?

Sono a rischio soprattutto, ma non solo, le donne che sono senza un lavoro o che dipendono dal proprio marito o partner o sono in condizioni di povertà. Parliamo di una situazione italiana disastrosa, sia da un punto di vista di salute mentale che di aiuti concreti economici alle famiglie, dove di fatto la salute mentale è completamente a carico delle famiglie.

Come sappiamo, le mamme sono il perno delle famiglie e purtroppo sintomatologie come le depressioni post-partum sono ancora oggi molto poco riconosciute e trattate in tempo. Le madri sono quindi a rischio di sviluppare forme acute perché gli aiuti sono pressoché inesistenti, a partire dai nidi e dai congedi parentali che non sono ancora pari tra uomo e donna. E via dicendo.

Questa è una situazione che riguarda gli aspetti psicologici ma anche sociali, le mamme in questo periodo storico sono molto spesso isolate e lasciate sole nella gestione di tutto, e laddove si presenta una situazione di attacchi di panico, ansia, depressione, stress o anche una relazione maltrattante è molto difficile per queste donne capire dove chiedere aiuto e trovare un sistema per farlo.

È per questo che Mama Chat offre innanzitutto un portale accessibile per tutti e tutte, gratuito e anonimo. Si può chiedere aiuto e parlare subito con una psicologa ma abbiamo visto che limitare l’accesso alla chat era troppo poco perché c’è proprio bisogno di un’assistenza diretta. La terapia può, anche se solo in 8 sedute, fare una grandissima differenza. Chiaramente non sempre dopo 8 sedute si estingue il bisogno di terapia, però si è fatto un percorso, che può essere proseguito sul territorio laddove ce ne sia la possibilità.

A fine gennaio avete lanciato una petizione online per fermare la violenza ostetrica, che in pochi giorni ha raccolto oltre 175.000 firme. Quanto questo fenomeno influisce sul benessere psicologico di donne incinte e neomamme? Sono molte quelle che cercano supporto psicologico dopo averla sperimentata?

Moltissime. Sono tantissime le vittime di violenza ostetrica, ma anche di parti traumatici perché particolarmente difficili. Questo fenomeno è stato studiato abbastanza poco e rispetto ai dati, che risalgono ormai a qualche anno fa, noi avendo un contatto diretto con le donne ci siamo resi conto che è molto più diffuso di quanto si pensa. In generale c’è una mancanza totale di cultura rispetto alla violenza ostetrica, che è molto permeata, purtroppo, nell’assistenza medica, dove non mancano battutine da parte dell’equipe sanitaria e assenza di rispetto ed empatia.

Una situazione che si è aggravata con il Covid, quando papà e partner hanno dovuto aspettare fuori dall’ospedale, senza poter vivere neanche come spettatori la nascita del proprio figlio, mentre le mamme non hanno avuto la possibilità di averli a fianco.

Purtroppo ci sono ancora tanti casi di ostetriche, infermiere, personale sanitario, ginecologi che non sono empatici, che non conoscono il fenomeno della violenza ostetrica e che sottovalutano quello che è l’impatto emotivo dell’esperienza del parto e dei primi giorni.

Questo purtroppo a livello psicologico crea traumi importanti nella donna, che poi hanno conseguenze anche sulla relazione mamma-bambino iniziale, perché si parte con un senso di inadeguatezza che si trascina e influenza tantissimo quello che è il rapporto e la capacità della mamma di sentirsi in grado di prendersi cura del bambino.

Oltre che uno spazio di ascolto psicologico online, nel tempo Mama Chat è diventato anche un Osservatorio dedicato alla salute mentale e alle maternità fragili. Avete notato qualche cambiamento da quando avete iniziato nel 2017 a oggi? Se sì, quali?

Posso dire che c’è un cambiamento in positivo, perché è importante anche notare queste sfumature. In generale, tra social network, blog, interviste, la narrativa sulla maternità un po’ è cambiata, e questo grazie al lavoro instancabile di attiviste e associazioni come la nostra, che cercano tutti i giorni di parlare di maternità vera, non di maternità finta da copertina. È importante parlare della maternità per quello che è: caotica, emotivamente molto complicata e che può avere degli effetti sulla relazione, oltre che su di te come donna.

C’è stato poi l’impatto della pandemia, che ha segnato una svolta in negativo. Il periodo pandemico è stato un amplificatore di problematiche che c’erano già, perché tutti i servizi a domicilio nel post parto sono stati eliminati.

Adesso qualcosa è ricominciato, però c’è un continuo taglio di fondi alla salute pubblica che fa sì che ci siano 30.000 ostetriche che devono essere inserite nel sistema sanitario e non ci sono: c’è una reale mancanza di personale e quando si verifica una situazione di questo tipo che si trascina da anni come nel nostro Paese le prime vittime dei tagli sono proprio le mamme, perché si guarda solamente l’aspetto medico ma raramente un operatore sanitario che ha incontrato queste mamme ha speso anche solo 10 minuti a parlare dell’impatto emotivo.

A meno che non ci sia una evidente depressione post-partum in corso, e quindi tanti campanelli d’allarme, è difficile che sia riconosciuta una depressione in stato silente, con una mamma che ti guarda sorridendo per poi magari tornare a casa in una situazione di isolamento e difficoltà. Ci vuole un villaggio, ci vogliono mariti, partner, attenti.

Noi abbiamo notato che le 192 mamme che si sono rivolte alla nostra chat solo nel 2022 avevano tutte qualcosa che le accomunava, ovvero il fatto di non avere veramente avuto sostegno nel post partum. Questo cosa significa? Che se tu già hai una condizione psicologica fragile prima di partorire o rimanere incinta, magari con attacchi di panico o ansia, o problemi economici che hanno un’influenza sullo stress materno altissima, ti ritrovi poi a dover gestire la condizione da sola.

E se poi sto male dove vado a chiedere aiuto se nei consultori ci sono mesi e mesi di lista d’attesa o talvolta, come ci ha scritto proprio ieri una mamma, vengono prescritti psicofarmaci senza alcun percorso psicologico né psichiatrico?

I vostri servizi sono rivolti a ragazze, donne e madri, ma ci sono anche dei padri che si rivolgono a voi? Se sì, quali sono i motivi più comuni per cui contattano Mama Chat?

L’assistenza psicologica è aperta ad ambo i sessi e abbiamo una piccola percentuale di uomini in carico, pazienti che presentano le loro problematicità, la loro sintomatologia. Per quanto riguarda i papà, l’anno scorso avevamo avviato dei gruppi, per papà o coppie e facciamo un grande lavoro sulla genitorialità affinché sia condivisa e partecipata da entrambi.

Il nostro lavoro è rivolto ovviamente nello specifico alla salute femminile, quindi anche alle vittime di violenza, il 90% della nostra utenza è composta da donne o ragazze, però con i papà facciamo un bellissimo lavoro, abbiamo esperti che lavorano anche in coppia ed è qualcosa che promuoviamo molto, perché è proprio da lì che si parte.

È importante che anche il partner sappia riconoscere cosa sta accadendo alla propria compagna, qualche volta è successo che siano proprio loro a dirci «mia moglie ha bisogno di questo, come posso aiutarla»? Sono i primi che possono rendersi conto, perché lo vivono quotidianamente, che la propria compagna ha bisogno di un supporto particolare e che possono rivolgersi a noi.

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