Ambiente

Lo smog potrebbe aumentare il rischio di aritmie

I ricercatori della Fudan University hanno studiato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sul muscolo cardiaco, incrociando i dati provenienti da 2.025 ospedali in 322 città cinesi
Joshua Wilkinson
Joshua Wilkinson
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
4 maggio 2023 Aggiornato alle 12:00

Secondo la classifica stilata nel 2022 dalla start-up Sensoworks, tra le città che emettono più CO2 ci sarebbero almeno 3 località cinesi: Handan, Shanghai e Suzhou. L’inquinamento atmosferico ha sulla salute effetti dirompenti, tanto da determinare o, quanto meno, co-determinare un numero impressionante di patologie.

Non si tratta solo di danni ai polmoni, ma anche di ictus, malattie renali, demenza e diabete. Secondo gli standard dell’Oms, lo smog rappresenta un fattore di rischio da prendere in considerazione, anche a concentrazioni considerate “basse”.

Sembra esistere, infatti, un nesso di causalità tra gli inquinanti atmosferici e una serie di anomalie registrate a livello cardiaco. Il gruppo di scienziati della Fudan University (Cina) ha studiato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sul cuore.

I fattori presi in considerazione sono l’esposizione allo smog e l’insorgenza nel breve termine dei sintomi di aritmia, ottenuti incrociando i dati provenienti da 2.025 ospedali in 322 città cinesi con e le concentrazioni di inquinanti atmosferici (PM10, PM 2.5, SO2, NO2, CO e O3) registrate dalle vicini stazioni di monitoraggio.

Lo studio, pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, pur riguardando un Paese famigerato per le altissime concentrazioni di polveri sottili, sarebbe applicabile a tutto il globo secondo i ricercatori.

Gli elementi raccolti si aggiungono ad altre voci autorevoli che si sono espresse riguardo gli effetti cardiovascolari dell‘inquinamento atmosferico: «Abbiamo scoperto che l’esposizione acuta all’inquinamento atmosferico ambientale era associata a un aumentato rischio di aritmia sintomatica - ha affermato Renjie Chen, uno dei coautori dell’indagine - I rischi si sono verificati durante le prime ore dopo l’esposizione e potrebbero persistere per 24 ore».

Gli scienziati hanno scoperto che l’esposizione allo smog era seguita quasi subito da una serie di sintomi legati alla circolazione e alla frequenza cardiaca, soprattutto flutter atriale e tachicardia parossistica sopraventricolare, seguiti da fibrillazione atriale ed extrasistole, e che il biossido di azoto (NO2) rappresentava la con-causa determinate per tutte e 4 le aritmie.

“Sebbene i meccanismi non siano ancora del tutto chiari, l’associazione tra inquinamento atmosferico e insorgenza acuta di aritmia che abbiamo osservato è biologicamente plausibile - scrivono gli autori dello studio - Alcune prove hanno indicato che lo smog altera le attività elettrofisiologiche cardiache, inducendo stress ossidativo e infiammazione sistemica, colpendo più canali di membrana, oltre a compromettere la funzione nervosa autonomica».

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