Diritti

L’Australia dice no allo svapo

Il Governo ha lanciato una riforma sulle sigarette elettroniche, che considera una minaccia per la salute pubblica. In particolare per i giovani. Qui ti spieghiamo perché
Credit: Nikita Belov
Tempo di lettura 3 min lettura
4 maggio 2023 Aggiornato alle 15:00

Tra 2018 e 2022 i tassi di svapo giovanile in Australia sono raddoppiati. Se più della metà dei nuovi fumatori ha un’età compresa tra i 18 e i 29 anni, la Quitline dello Stato australiano di Victoria (il servizio di supporto telefonico per smettere di fumare) ha registrato un numero di richieste di aiuto senza precedenti da parte di adolescenti dai 13 anni in su dipendenti dalle sigarette elettroniche.

Il tema rappresenta un’emergenza per il ministro federale della Salute, Mark Butler, che ha di recente definito lo svapo «il problema comportamentale numero 1 nelle scuole superiori». Secondo il ministro, «lo svapo è stato venduto ai governi e alle comunità di tutto il mondo come prodotto terapeutico per aiutare i fumatori a smettere», ma una ricerca condotta dall’Australia University afferma che giovani che lo utilizzano hanno una probabilità 3 volte maggiore rispetto agli altri di iniziare a fumare.

Nel 2022, il Dipartimento della salute australiano ha commissionato al Centro nazionale per l’epidemiologia e la salute della popolazione una ricerca per valutare gli effetti dei vaporizzatori. Questa ha rilevato che gli aromi aggiunti allo svapo sono responsabili di intervenire sul funzionamento polmonare con potenziali rischi per la salute respiratoria e, durante l’adolescenza, di modificare la struttura e la funzione del cervello. A questi si aggiunge un aumento del rischio di infarto, abbassamento delle difese immunitarie e avvelenamento.

Per contrastare la diffusione delle sigarette elettroniche e i problemi per la salute pubblica che queste portano con sé, il Governo australiano ha annunciato che vieterà l’importazione di prodotti da svapo senza prescrizione medica, compresi quelli che non contengono nicotina. La precauzione arriva probabilmente sulla scorta dei test condotti a livello federale, che mostrano come la maggior parte delle sigarette elettroniche acquistate nei negozi e online contengano nicotina, anche se sulle confezioni c’è scritto il contrario.

Dopo aver lanciato a dicembre una consultazione pubblica sulla riforma legata alle sigarette elettroniche, il ministro Butler ha in programma di agire anche sul fronte del marketing, con l’introduzione di standard minimi di qualità per utilizzare i vaporizzatori, tra cui la limitazione di sapori, colori e altri ingredienti che secondo il ministro hanno incentivato l’acquisto dello svapo tra i minori e lo hanno reso di fatto un prodotto ricreativo.

La riforma prevede, inoltre, che i vaporizzatori debbano essere dotati di imballaggi farmaceutici, una riduzione delle concentrazioni e dei volumi di nicotina consentiti e il divieto di vaporizzatori monouso. Accanto a questi interventi, 63 milioni di dollari è il budget stanziato per finanziare la campagna informativa per scoraggiare le persone dall’iniziare a fumare e a svapare.

Più del doppio (140 milioni di dollari) è stato assegnato al programma Tackling Indigenous Smoking, che mira a migliorare la salute degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres, il braccio di mare che si trova tra l’Australia e l’isola della Nuova Guinea dove si trovano circa 274 isole, di cui 14 abitate. Anche se la percentuale di giovani aborigeni che iniziano a fumare è diminuita negli ultimi anni, infatti, il tasso di fumo di tabacco nelle comunità di queste isole sono più alti che negli ambienti urbani del Paese.

Leggi anche
Fumo
di Costanza Giannelli 4 min lettura
Sigarette
di Alice Dominese 4 min lettura