Culture

Madri di Plaza de Mayo: 3 libri per non dimenticare

Il regime di Videla ha preso i loro figli: hanno aspettato risposte per anni, ma non sono mai arrivate. Il 30 aprile 1977 sono scese in piazza per la prima volta. Oggi le celebriamo, leggendo le loro storie e dei desaparecidos

46 anni fa, per la prima volta, le Madri di Plaza de Mayo scendevano in piazza. Era il 30 aprile 1977 e 16 donne, madri di ragazzi e ragazze desaparecidos che la dittatura militare aveva arrestato e poi fatto sparire, marciarono fino alla sede del governo a Buenos Aires, Casa Rosada, per chiedere notizie dei propri figli e pretendere risposte che non arrivavano.

È passato quasi metà secolo e da allora, le madri (e le nonne, le abuelas) dei desaparecidos, che si stimano essere stati almeno 30.000 nella sola Argentina, si sono ritrovate in quella piazza: ogni giovedì fanno uno “strano girotondo” che si chiama ronda, con un fazzoletto bianco in testa chiamato pañuelo “girano in senso antiorario, cioè all’incontrario rispetto alle lancette dell’orologio, come per tornare indietro nel tempo”.

Eppure, le risposte continuano a non arrivare. Non sanno cosa ne è stato dei loro figli e delle loro figlie, sequestrati, rinchiusi in campi di concentramento e gettati in mare con i “voli della morte” tra il 1976 e il 1983 perché oppositori del regime militare del generale Jorge Videla.

Qualche mese fa abbiamo detto addio a una delle storiche leader delle Madri di Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, che si è spenta a 92 anni senza conoscere il destino dei suo figli Jorge Omar e Raúl Alfredo, e della nuora. Oggi vogliamo ricordarle tutte, queste madri, queste nonne e i loro figli e figlie perduti: lo facciamo attraverso 3 libri, per non dimenticare una della pagine più crudeli e ingiuste della storia argentina dell’ultimo secolo.

1) Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Daniela Padoan (Bompiani, 496 pagine, 15 euro)

“Ci chiamavano le pazze, e qualcuno pensava che fosse un’offesa. Certo, ci mettevano dentro tutti i giovedì, e noi ritornavamo. Ma noi sapevamo di essere pazze d’amore, pazze dal desiderio di ritrovare i nostri figli… abbiamo rovesciato il significato dell’insulto di quegli assassini. A volte sono proprio i pazzi, insieme ai bambini, quelli che dicono la verità.”

Quello di Daniela Padoan (Bompiani) non è solo un libro basato su una ricerca storica dall’estremo rigore scientifico: è un concerto di voci che ci raccontano cosa sia stata, davvero, la tragedia dei desaparecidos e delle loro famiglie. Le voci, vere, delle madri e delle nonne che ha incontrato sia in Argentina che in Italia, che si uniscono gridare la loro denuncia.

2) I vent’anni di Luz, Elsa Osorio (Guanda, 368 pagine, 14 euro)

Questo romanzo, edito da Guanda, è uno straordinario e intenso racconto di cosa abbia rappresentato la dittatura non solo per i desaparecidos ma soprattutto per le donne.

Il libro parla di donne incinte, che ricevevano un trattamento se possibile ancora più crudele, poiché sapevano che i piccoli, una volta venuti alla luce, sarebbero stati sottratti e accolti nelle famiglie dei militari, mentre il loro destino era già segnato. Ma anche di tutte le donne che hanno lottato per ritrovare questi bambini e la loro vera identità: le Abuelas, le “Nonne di plaza de Mayo”.

Attraverso la storia di Luz e del marito, anche lui figlio di un desaparecido, passa la storia di una Nazione straziata e di chi quel dolore l’ha trasformato in lotta.

3) Il Volo, Horacio Verbitsky (Fadango, 264 pagine, 15 euro)

Diviso in 3 parti, il libro edito da Fandango si apre con l’intervista che ha permesso di squarciare il velo di omertà sulla storia dei desaparecidos: quella fatta da Verbitsky a Adolfo Scilingo, capitano di corvetta ed ex membro dell’apparato repressivo del regime di Videla, condannato a 640 anni di carcere per il suo ruolo nell’eliminazione dei dissidenti.

Pubblicato nel 1995, Il Volo è la prima testimonianza pubblica da parte di un ufficiale, riguardo il destino riservato agli oppositori politici: narcotizzati e gettati in mare da un aereo. Il libro, però, non è solo un crudele spaccato su cosa fossero davvero i “voli della morte”, ma anche un utilissimo strumento per approfondire la storia argentina tra il 1976 e il 1983, grazie a un accurato resoconto e a una dettagliata cronologia di quegli anni.

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