Diritti

Matrimoni Usa: sempre più donne guadagnano quanto gli uomini

Il 29% delle lavoratrici ha lo stesso stipendio del partner, ma sono sempre le mogli a dedicare più tempo alla cura dei figli e della casa (circa 2 ore in più ogni settimana). I dati del Pew Research Center
Credit: SHVETS production
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19 aprile 2023 Aggiornato alle 17:30

Nelle coppie sposate, sempre più donne guadagnano quanto il marito. Anche se nei matrimoni l’uomo è ancora largamente il principale percettore di reddito della famiglia, la percentuale di donne che guadagnano quanto il proprio compagno (o più di lui) è praticamente triplicata negli ultimi 50 anni.

Questo è il risultato del nuovo studio del Pew Research Center, che si è concentrato sull’analisi dei matrimoni tra coppie eterosessuali negli Stati Uniti: il centro di ricerca ha scoperto che oggi, nel 29% di queste unioni, entrambi i coniugi hanno lo stesso reddito, circa 60.000 dollari in media ciascuno.

Il tradizionale modello di organizzazione del lavoro nelle società di stampo patriarcale, come quella americana, ha visto per molto tempo contrapposto l’uomo - breadwinner, con il compito provvedere al reddito familiare, alla donna - caregiver, occupata nel lavoro non retribuito di cura della casa e della famiglia.

La separazione dei ruoli può avere contorni più o meno netti, come nei casi in cui la donna svolge un lavoro fuori casa part-time, e si sfuma quasi del tutto nel modello dual earner, in cui entrambi i partner hanno un lavoro retribuito e si distribuiscono le responsabilità domestiche nel modo più equo possibile.

Quello che non stupisce nello studio pubblicato dal Pew Research Center è che, nonostante i passi avanti nella carriera lavorativa e nei guadagni delle donne, anche nei matrimoni egualitari dal punto di vista economico “il modo in cui le coppie si suddividono il tempo tra lavoro pagato e vita domestica rimane squilibrato – si legge nel documento – Le donne si assumono un carico maggiore nelle faccende domestiche e nella cura dei figli, mentre gli uomini dedicano più tempo al lavoro e al tempo libero”.

In particolare, per il tempo dedicato agli svaghi e al relax, gli uomini avrebbero a disposizione 3,5 ore in più alla settimana rispetto alle loro compagne, che invece dedicano in più circa 2 ore alla cura dei figli e 2,5 ore ai lavori domestici settimanalmente.

Questo squilibrio si verifica anche nelle famiglie (10%) in cui la donna è la principale breadwinner della casa, con un reddito superiore al 60% del totale del reddito familiare: in media, queste lavoratrici guadagnano 88.000 dollari contro i 35.000 dollari dei loro mariti. I compiti domestici risultano equamente distribuiti solo nei casi rari (6%) in cui soltanto la donna ha un lavoro retribuito e l’uomo non ha guadagni: è solo in queste coppie che l’uomo dedica più tempo della compagna alla cura dei figli. Più frequentemente, però, la donna diventa la principale o unica fonte di reddito familiare quando non ci sono figli nella coppia.

Secondo la ricerca, tutto ciò avviene perché la società considera le attività lavorative svolte dagli uomini di maggior valore rispetto a quelle dedicate alla vita in famiglia, cosa che non accade alle donne: i loro compiti, infatti, svolti sul posto di lavoro e a casa, hanno per molti lo stesso valore; a volte, addirittura, vengono giudicate più importanti le cure della casa e dei figli.

Circa la metà degli uomini è rimasta ferma al pregiudizio secondo cui è preferibile che un uomo sposato guadagni più di sua moglie. E, di fatto, questa convinzione viene rispecchiata nella prassi perché ancora oggi, nel 55% delle coppie sposate, l’uomo è il principale o unico breadwinner, con un reddito medio di 96.000 dollari rispetto ai 30.000 della moglie, quando entrambi lavorano.

Un dato importante è che i nuclei familiari in cui tutti e 2 i partner lavorano tendono ad avere un reddito superiore dato dalla somma dei loro guadagni (tra i 145.000 e i 155.000 dollari) rispetto alle famiglie monoreddito che si fermano sui 75.000 dollari.

Per quanto riguarda le famiglie con figli, lo studio ha evidenziato che larga parte degli americani (77%) ritiene che sia meglio per il benessere e la crescita dei bambini se entrambi i genitori si concentrano allo stesso modo sulla carriera e sulla cura dei figli; solo il 19% è convinto che i figli crescano meglio quando viene applicato il classico modello patriarcale della madre che si occupa della casa e del padre che pensa al lavoro.

Se guardiamo all’Italia, la parità nell’ambito della distribuzione dei ruoli di cura e lavoro è ancora lontana. Il Belpaese, infatti, è caratterizzato da tassi di occupazione femminile molto inferiori a quelli maschili: stando ai dati Istat di novembre 2022, le donne occupate tra i 15 e i 64 anni sono il 51% contro il 69% degli uomini, con cifre ancora più basse al Sud rispetto al Nord.

Tra le donne è diffuso il lavoro part-time involontario e la possibilità di trovare o mantenere un posto di lavoro è fortemente condizionata dalla necessità di prendersi cura di un figlio: sempre secondo le rilevazioni Istat del 2022, “le donne tra i 25 e i 49 anni sono occupate nel 73,9% dei casi se non hanno figli, mentre lo sono nel 53,9% se hanno almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni. La situazione di maggior difficoltà rimane comunque nel Mezzogiorno, dove lavora solo il 35,3% delle donne con figli piccoli”.

È così che nelle famiglie italiane il lavoro di organizzazione della casa e dei figli continua a ricadere soprattutto sulle donne. Secondo lo studio dedicato al gender gap nell’utilizzo del tempo delle famiglie italiane, pubblicato su Italian Economic Journal, le madri con figli piccoli che lavorano a tempo pieno dedicano al lavoro remunerato e a quello casalingo di cura dei figli e della casa in media 11 ore alla settimana in più del marito. Godono di quasi 10 ore in meno di svago.

Le donne sembrano farsi carico automaticamente di questi compiti, complice un pregiudizio sociale e culturale che fatica a liberare la donna dal suo vecchio ruolo di caregiver.

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