Ambiente

Siccità: piove al Sud, ma il Po è un disastro

Se a maggio non ci saranno precipitazioni costanti, difficilmente usciremo dalla crisi idrica. 165 Comuni sono in allerta “media”, mentre il Grande Fiume ha già raggiunto i livelli dello scorso giugno
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17 aprile 2023 Aggiornato alle 18:20

Guardando il cielo, la speranza è che nella seconda metà di aprile e a maggio piova in maniera moderata e continua. Forse solo così potremo scongiurare una siccità italiana che oggi appare già peggiore di quella del 2022.

In questi giorni l’acqua è tornata a cadere copiosa a Sud, meno a Nord, o comunque con un apporto idrico inferiore rispetto a quanto si sperava per allentare un po’ la morsa della siccità: in Italia si contano 165 Comuni in cui c’è un’allerta idrica media (livello 2), di cui 124 in Piemonte, 40 in Lombardia e 1 in Trentino-Alto Adige.

Impressionante, quando mancano ancora più di 2 mesi all’estate, è la portata del Po: alla foce è di 338,38 m3/s, praticamente 100 metri cubi sotto la soglia di sicurezza per prevenire il cuneo salino, la cui risalita sfiora già i 30 chilometri dalla linea di costa, un livello spaventoso per il periodo.

Come ha ricordato l’Aipo, Agenzia interregionale del Po, “poco rosea è l’analisi della situazione dell’intrusione salina nel Delta del Po: la portata transitante alla sezione di Pontelagoscuro a Ferrara risulta essere pari a 334 metri cubi al secondo, valore inferiore rispetto alla soglia critica di 450 metri cubi al secondo, e consegna un quadro che vede nella sezione idrografica di foce numerosi rami del fiume interessati largamente dal fenomeno fino a 23-27 chilometri di risalita delle acque salmastre”.

Preoccupa la portata del principale fiume italiano che ha già raggiunto i livelli di giugno 2022 come minimi storici. L’Anbi - Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, parlando della crisi idrica estrema che sta colpendo il più grande bacino della Penisola, fa notare come la crisi sia arrivata con più di 40-50 giorni d’anticipo rispetto all’anno scorso.

In allarme tutte le Regioni attraversate dal Grande Fiume, con la Lombardia tra le osservate speciali dato che a livello di riserve idriche siamo già a -58,4% rispetto alla media storica e addirittura -12,55% rispetto al 2022, con un deficit di neve vicino al -70%.

Secondo il Wwf, uno dei tentativi possibili per aiutare il Po sarebbe quello di ripristinare il collegamento tra il Trebbia e il suo affluente Perino in modo tale che le acque possano sfociare nel Po vicino a Piacenza, alzando il livello del fiume.

Nel frattempo, il presidente Anbi Francesco Vincenzi, ricorda come «settimana dopo settimana si aggrava la situazione idrica nel Nord Italia con crescenti conseguenze sull’economia e l’ambiente dei territori. Se l’anno scorso, la siccità costò 13 miliardi al sistema Paese, il 2023 si preannuncia peggiore nell’attesa del via operativo a piani e provvedimenti indispensabili per incrementare la resilienza alla crisi climatica».

Se tutte queste informazioni, per mettere in primo piano e rimarcare l’urgenza dell’emergenza siccità aggravata dal surriscaldamento, dovessero non bastare, ora dalla Cina arriva anche lo studio che sostiene come per Italia e Europa i fenomeni di siccità “lampo” diventeranno la nuova norma.

Nell’analisi pubblicata su Science, i ricercatori affermano infatti che il Vecchio Continente potrà vivere più fenomeni di siccità improvvisi, senza molti fattori che ne annunciano l’arrivo, per questioni legate per esempio più alla temperatura dell’aria (calda, venti secchi) che alla mancanza di precipitazioni.

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