Diritti

La Nord Corea ruba milioni di criptovalute

Secondo un report delle Nazioni Unite, il Paese guidato da Kim Jong Un avrebbe hackerato istituzioni finanziarie e società di scambio di monete digitali per foraggiare i propri programmi nucleari
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 febbraio 2022 Aggiornato alle 09:00

Non solo ladri di criptovalute, ma anche finanziatori di programmi nucleari e missilistici. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la Corea del Nord continua a rubare centinaia di milioni di dollari da istituzioni finanziarie, società e scambi di criptovalute, utilizzando poi questo denaro illecito per foraggiare le proprie armi – peraltro vietate dall’Organizzazione fondata nel 1945 per mantenere la pace tra i suoi membri.

Gli esperti hanno dichiarato che degli hacker nordcoreani avrebbero rubato più di 50 milioni di dollari di monete virtuali tra il 2020 e la prima metà del 2021, utilizzati poi per il programma missilistico nucleare e balistico di Pyongyang. “Un’importante fonte di entrate” per il governo di Kim Jong Un, scrive il rapporto consegnato sabato 5 febbraio ai 15 membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu e visto in anteprima dalle agenzie Reuters e France Press. I fondi di criptovaluta rubati “passano attraverso un attento processo di riciclaggio di denaro prima di essere incassati”, ha scritto il gruppo di esperti che monitora le sanzioni contro la Corea del Nord. Quei soldi, poi, sarebbero stati utilizzati per sviluppare le proprie tecnologie missilistiche, producendo materiali cruciali per una reazione nucleare come l’uranio e il plutonio.

Gli attacchi informatici hanno colpito almeno 3 scambi di criptovalute in Nord America, Europa e Asia. Ma potrebbero non essere gli unici: il documento fa riferimento anche a un altro studio pubblicato a gennaio da Chainalysis, una delle principali aziende al mondo di criptovaluta e blackchain che fornisce dati e analisi blockchain ad agenzie governative: secondo loro, nel 2020 alcuni hacker nordcoreani avrebbero rubato quasi 400 milioni di dollari di monete virtuali attraverso almeno sette attacchi alle piattaforme di criptovaluta, prendendo di mira società di investimento e borse centralizzate. E l’anno precedente, nel 2019, le Nazioni Unite avevano già riferito che la Corea del Nord avesse accumulato ben 2 miliardi di dollari per i suoi programmi di armi di distruzione di massa utilizzando gli attacchi informatici.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva già vietato al Paese di effettuare test nucleari e lanciare missili balistici, dopo il primo test nucleare nel 2006, imponendo sanzioni molto severe. Ma Pyongyang ha continuato – e lo fa tuttora - a sfidare il divieto e sviluppare queste tecnologie. Il rapporto spiega che ha proseguito anche nella ricerca di materiali e know-how all’estero, anche in Iran (la cooperazione tra i due Paesi in materia nucleare di lunga gittata sarebbe ricominciata nel 2020, dopo che gli Stati Uniti avevano cercato di contenere con delle sanzioni la minaccia nuclerare di Teheran) addirittura accelerando in modo “marcato” i suoi test missilistici. Come spiega la britannica Bbc, nel corso degli ultimi 40 anni i test hanno raggiunto quota 150.

Venerdì, prima della pubblicazione del rapporto dell’Onu, gli Stati Uniti hanno dichiarato che la Corea del Nord ha effettuato ben 9 test missilistici solo nel mese di gennaio. Il Paese ha anche rilasciato alcune fotografie scattate dal missile “più potente degli ultimi 5 anni”, così l’hanno definito, che la Corea del Sud e il Giappone hanno prontamente segnalato poco dopo il lancio. Tutto confermato dalla Corea del Nord attraverso i resoconti dei media statali, rilasciati come sempre il giorno dopo il test.

A non condannare la situazione sono rimaste la Cina e la Russia, impegnate come la Corea del Nord e gli Usa nello sviluppo e nella costruzione di armi ipersoniche, che raggiungono una velocità 5 volte superiore a quella del suono. Il rappresentante speciale statunitense per la Corea del Nord, invece, incontrerà i funzionari giapponesi e sudcoreani nei prossimi giorni per affrontare la situazione.

Il rapporto delle Nazioni Unite si sofferma anche sulla situazione umanitaria nel Paese, che continua a peggiorare anche per via delle sanzioni delle Nazioni Unite che, non intenzionalmente, colpiscono la popolazione civile. Una situazione probabilmente acuita dalla decisione di isolare la Corea del Nord durante la pandemia, chiudendo i confini. Cosa che, però, non ha fermato il traffico di tecnologie e materiali dall’estero, sebbene sia a livelli molto più bassi che in passato.

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