Ambiente

Quei 100.000 merluzzi uccisi in mezzo al mare

Incidente o strage? La macabra foto scattata dalla Ong Sea Sheperd al largo del Golfo di Biscaglia sta diventando un caso internazionale. E riaccende i riflettori sulla sovrapesca, che ha un impatto fortissimo su tutta la catena ittica
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7 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:34

Un quadro di morte. Più di centomila pesci ammassati in acqua formano una immagine, l’ennesima, sul depauperamento del mare, che ha il potere di scalfire le nostre coscienze sul fenomeno della sovrapesca. Una immagine, quella rilanciata da Sea Shepherd Francia, che ci ricorda cosa sta accadendo nei silenzi degli oceani: un saccheggio continuo.

La foto si riferisce a quanto avvenuto nel Golfo di Biscaglia al largo delle coste francesi la scorsa settimana: oltre 100.000 pesci sparsi in mare dopo quella che si crede una rottura delle reti di un peschereccio di proprietà della olandese FV Margiris e battente bandiera lituana, il secondo più grande al mondo. Per il ministro francese del Mare, Annick Girardin, quella dell’infinito tappeto di carcasse di pesci che galleggiano nel mare Atlantico è un’immagine scioccante e quanto accaduto merita una inchiesta. D’accordo anche Virginijus Sinkevicius, commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, che sostiene la necessità di avere più “informazioni e prove esaustive sul caso”.

La distesa di pesci senza vita immortalata da attivisti ambientali rilancia infatti più questioni: dall’uso delle reti a strascico, devastanti per gli ecosistemi marini, sino alla quantità di pescato, tradotto oltretutto in una inutile strage di vite animali visto il dubbio incidente che ha portato alla fuoriuscita del pesce dalle reti. Ma fa riflettere anche sulle normative, le quote pesca e in generale sul continuo stress che l’uomo provoca agli ecosistemi marini, come ben raccontato anche nel documentario Seaspiracy.Secondo Sea Shepherd Francia i pesci catturati uccisi e poi finiti in mare erano melù, sottospecie di merluzzi utilizzati per produrre surimi, olio, bastoncini e farine, oltre centomila esemplari che hanno ricoperto un’area di 3.000 metri quadri.

Il gruppo dell’industria della pesca Pelagic Freezer-Trawler Association (PFA), che rappresenta l’armatore della nave, ha parlato di incidente, un “evento molto raro”, sottolineando di aver registrato nel giornale di bordo quanto accaduto.Pescherecci come il Margiris - già vietati in Australia - utilizzano lunghissime reti a strascico per la pesca rastrellando immense porzioni di mare e pescando di tutto. Sebbene l’azienda parli di incidente, secondo Sea Shepherd è però possibile - motivo per cui sarà aperta una inchiesta - che il peschereccio abbia deciso di liberarsi di parte del pescato perché quelli catturati accidentalmente potrebbero essere pesci poco redditizi ai fini commerciali, in modo così da non intaccare le quote pesca disponibili. Una pratica vietata dalle norme Ue e un sistema che - ricordano gli attivisti - danneggia la vita marina e esaurisce gli stock ittici.

Per Lamya Essemlali di Sea Shepherds France, questi metodi di pesca hanno un impatto sulla popolazione ittica stessa, ma ha anche sui predatori, come i delfini, perché i pesci che questi super pescherecci stanno pescando sono le principali prede di delfini e squali. In questo modo stiamo dunque portando anche i predatori alla fame. Al di là di come potrebbe finire l’inchiesta sull’accaduto, le immagini della distesa di pesci senza vita abbandonati in mare dopo essere stati inutilmente catturati e uccisi, si spera possano aiutare a fornire all’opinione pubblica un’ulteriore occasione per fare un esame di coscienza su quanto stiamo facendo al mare e i suoi abitanti, prima che sia troppo tardi.

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