Bambini

Chi sono i giovani della Generazione Alpha?

Nativi digitali e figli (nella maggior parte dei casi) dei Millennial, per l’americana Morning Consult influenzano le scelte alimentari e di viaggio della famiglia. In Italia, invece, hanno a cuore l’ambiente
Credit: Barbara Zandoval
Tempo di lettura 5 min lettura
19 aprile 2023 Aggiornato alle 08:00

Subito dopo la Gen Z è arrivata la Generazione Alpha, il primo gruppo di bambini nati, in gran parte, dai Millennial (ovvero dalle persone nate tra l’inizio degli anni ‘80 e la metà dei ‘90).

La definizione, data per la prima volta da Mark McCrindle, fondatore della società di consulenza australiana McCrindle Research, richiama la prima lettera dell’alfabeto greco, alpha, per segnare un nuovo inizio e separare la prima generazione nata esclusivamente nel XXI secolo da quelle nate (anche) nel precedente millennio.

Benché non ci sia un vero consenso riguardo l’anno di nascita “iniziale” (alcuni esperti ritengono sia il 2010, altri spostano in avanti l’inizio del conteggio fino al 2014) non c’è dubbio che i bambini della Gen Alpha saranno la categoria più giovane vivente almeno fino al 2024. Secondo McCrindle, vivranno più a lungo, andranno in pensione in età più avanzata e avranno un’istruzione migliore rispetto a tutte le generazioni precedenti. Nel momento in cui inizierà la categoria successiva, la Gen Alpha sarà la più numerosa di tutti i tempi.

Ciò che contraddistingue questo gruppo di bambini da quelli nati prima di loro è il contesto di tecnologia avanzata in cui nascono: basti pensare che il 2010 è stato l’anno in cui è comparso Instagram, Apple ha messo sul mercato l’Ipad e il termine “App” è entrato nel nostro vocabolario. Poi, altre caratteristiche distintive sono la pandemia da Covid-19, vissuta nei primi anni di vita, la connessione globale tramite i social media, un contesto economico segnato da instabilità finanziaria e un mercato immobiliare sempre meno accessibile.

È vero che quando si usano etichette così ampie sfuggono dalla visione generale le specificità individuali, ma trovare caratteristiche comuni a una certa fascia d’età è comunque utile per capire come la tecnologia, l’economia, la società e la politica possono influenzare (o essere influenzate da) alcuni gruppi ben individuati.

Per chiarire queste dinamiche, l’americana Morning Consult ha intervistato 2.000 genitori di bambini dagli 0 ai 9 anni, facendo loro domande relativamente al tempo passato davanti agli schermi dai figli, i loro brand preferiti, le prospettive finanziarie e le abitudini alimentari. Dalle risposte ottenute, messe a confronto con quelle fornite da 1.000 genitori di bambini tra i 10 e i 18 anni, è stato elaborato il report A brand’s guide to Gen Alpha.

Lo studio parte dal presupposto che la generazione Alpha è nata e cresciuta in un periodo che ha visto la convergenza di fattori inediti che influenzano notevolmente il modo in cui i genitori educano i propri figli. La percezione di questa fascia di genitori è che i loro bambini vivranno meglio di loro in quasi ogni aspetto della loro vita, felicità, benessere finanziario, istruzione e creatività inclusi. L’unico ambito in cui ragazzi e ragazze staranno probabilmente peggio dei genitori è la salute mentale, messa a dura prova dai lunghi mesi di restrizioni dovute alla pandemia che hanno impedito a questi bambini di vivere un’infanzia “normale”.

Per quanto riguarda il tempo passato davanti a uno schermo, per oltre la metà dei bambini fino ai 9 anni si tratta di meno di 2 ore. L’età più critica sembrano essere i 10 anni: è da questo momento, infatti, che la maggior parte dei ragazzi inizia a trascorrere dalle 3 alle 6 ore e oltre sugli schermi. In generale, le vite di questi giovanissimi sono profondamente digitali: il 54% degli Alpha possiede già un tablet (usato soprattutto per vedere video in streaming su piattaforme come YouTube, Disney+ e Netflix), leggere e giocare ai videogiochi; 1 bambino su 10 ha un visore per immergersi nella realtà virtuale, un segnale considerato positivo per le società che intendono sviluppare giochi destinati al metaverso, nonostante il 44% dei genitori ritenga che sia un ambiente ancora poco sicuro.

Sul lato degli acquisti, i bambini Alpha hanno già iniziato a influenzare le scelte di consumo della famiglia: non chiedono solo giochi e vestiti che rispecchino le loro preferenze ma, soprattutto dai 5 anni in su, vengono coinvolti nelle decisioni riguardo i prodotti alimentari da mettere nel carello e i ristoranti dove andare fuori a cena. A proposito di alimentazione, i genitori tendono a stabilire sempre di più abitudini improntate a uno stile di vita sano, con il consumo di cibi freschi e un’ampia varietà di frutta e verdura, ma il menu preferito dei piccoli (nello specifico americani) resta quello dei fast food e, primo tra tutti, l’Happy Meal di McDonald’s.

Le opinioni dei bambini contano anche nella scelta delle destinazioni dei viaggi di famiglia: i genitori degli Alpha amano viaggiare e, se almeno 1/3 di loro ha deciso di fare una vacanza in base alle richieste fatte dai figli, 2/3 hanno prenotato un viaggio pensando che ai piccoli sarebbe piaciuta quella destinazione.

Nella sfera economica, i genitori Millennials che sono diventati adulti negli anni della crisi finanziaria del 2007-2009 sono per natura preoccupati dal futuro dei propri figli. Per questo ai bambini Alpha viene insegnato presto cos’è il denaro e come farne uso: a molti di loro è stato aperto un conto corrente personale sotto i 4 anni. I genitori stanno già iniziando a risparmiare anche in vista della futura iscrizione dei figli all’università, che dovrebbe garantire loro la sicurezza economica auspicata.

Mentre lo studio di Morning Consult si è concentrato principalmente sulla realtà americana, la ricerca del 2020 Tecnologica, inclusiva e green: benvenuta Generazione Alpha!, commissionata da Bnp Paribas Cardif, ha studiato più nello specifico i giovani nati dal 2010 nel nostro Paese. L’analisi, oltre a mostrare l’impatto sui bambini della tecnologia in linea con lo studio americano, ha evidenziato che gli italiani Alpha hanno particolarmente a cuore la salute dell’ambiente (il 39% si preoccupa della raccolta differenziata in tutte le fasce d’età), sono più inclusivi e hanno meno barriere culturali rispetto alle generazioni precedenti: “il 33% ha infatti amici di diverse etnie e il 44% ha dei compagni di classe di origine straniera”, si legge nel report.

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