Storie

Rebecca Zaccarini: «Mi prendo cura del cibo. E delle persone»

Passeggiando per il mercato comunale di Milano, ha avuto l’intuizione: ritirare gli scarti degli ambulanti e donarli a chi ne ha bisogno, perché il cibo è di tutti. Oggi la sua Recup ha 350 soci e centinaia di volontari
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5 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Rebecca Zaccarini, classe 1991, ha morbidi ricci che le cadono sul viso e coprono i suoi sottili occhi verdi. Ricorda che da bambina accompagnava suo padre tra i banchi dei mercati di antiquariato. Attraverso le loro mani intrecciate, lui le trasmetteva una passione che l’avrebbe resa, da lì a qualche anno, la fondatrice di un progetto di recupero e sostenibilità a Milano.

Recup nasce nel 2015, quando un impulso le attraversa corpo e mente e le fa scattare qualcosa. «Mi sono resa conto che potevo contribuire a una rivoluzione, creare una comunità che si prendesse cura non solo del cibo, ma anche delle persone».

Chi sta ai margini della società è come un alimento scartato perché marcio o ammaccato. Rebecca sente di poter dare una nuova possibilità a entrambi, creando qualcosa che ne salvi due in un colpo solo.

Così si mette d’accordo con i venditori ambulanti e, non lontano dalle bancarelle, accumula tutti gli scarti per regalarli a chi altrimenti rovisterebbe nella spazzatura. Con 350 soci e un centinaio di volontari, Recup oggi si è esteso anche fuori da Milano, arrivando a Roma e a Busto Arsizio, in provincia di Varese.

Il progetto ha aiutato molte persone, ne ha coinvolte altrettante ma, come tutte le grandi occasioni della vita, ha messo Rebecca davanti a una scelta: dedicare tutta se stessa a Recup, o occuparsene a tempo perso? «Ho sempre voluto fare la giornalista e la reporter di viaggi, ma per avere la mente abbastanza libera per dedicarmi a Recup ho dovuto sacrificare molto della mia carriera e delle mie aspirazioni».

Da quel pomeriggio soleggiato di tanti anni fa, Rebecca ha voluto «lasciare un piccolo segno in questa società. Non credo che il volontariato debba essere il modo per cambiarla, però. Non l’unico».

Quando Recup diventerà un modello sociale ed economico in grado di offrire lavoro, Rebecca sarà finalmente soddisfatta: «Dobbiamo cambiare in modo radicale la gestione di ciò che per la società è inutile. Non lo è e noi l’abbiamo dimostrato».

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