Futuro

Chi è Christina Hammock Koch?

Classe ‘79, l’astronauta originaria del Michigan potrebbe diventare la prima donna a raggiungere la Luna grazie alla missione Artemis II
Credit: Sergei Ilnitsky/AFP
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
5 aprile 2023 Aggiornato alle 21:00

“Fly Me to the Moon”, cantava Frank Sinatra nel 1964 accompagnato dall’orchestra di Count Basie. Sessant’anni dopo, The Voice avrebbe trovato la donna giusta a cui dedicarla.

Il suo nome è Christina Hammock Koch, e il prossimo anno, secondo le previsioni, sarà la prima donna a volare sulla Luna nella missione Artemis II della Nasa, la prima con equipaggio ad avere come destinazione il nostro satellite dalla missione Apollo 17 nel 1972.

Insieme a lei, scelta nel ruolo di specialista di missione, ci saranno anche il comandante Reid Wiseman, il pilota afroamericano Victor Jerome Glover, e l’altro specialista di missione Jeremy Hansen.

Anche gli ultimi due detengono un primato, quello di essere rispettivamente il primo uomo non-bianco e il primo canadese assegnati a una missione lunare.

Ma orbitare sulla Luna non sarà il primo record stabilito da Christina Hammock Koch.

Atterrata alle 10.12 di mattina del 6 febbraio 2020, al termine di 328 giorni di missione in compagnia di Luca Parmitano dell’Esa e Alexander Skvortsov di Roscosmos, Hammock è diventata la donna ad aver trascorso più tempo in un volo spaziale singolo.

Pochi mesi prima, nell’ottobre 2019, aveva fatto parte della prima passeggiata spaziale condotta interamente da donne. Le donne in questione erano due: lei e l’altra astronauta della Nasa Jessica Meir.

Intervistata al riguardo, Hammock aveva commentato così: «Alla fine, penso che sia importante, e penso che sia importante a causa della natura storica di ciò che stiamo facendo. In passato le donne non sempre si sono sedute a tavola».

Nata il 29 gennaio 1979 a Grand Rapids, nello Stato americano del Michigan, Hammock è cresciuta a Jacksonville, nella Carolina del Nord, e si è laureata in ingegneria elettrotecnica e fisica alla NC State University a Raleigh.

«Trascorrendo le estati nella fattoria della sua famiglia nel Michigan, le è stata instillata la passione per il duro lavoro e le sfide», si legge nella sua biografia ufficiale sul sito della Nasa, dove si apprende anche che Hammock «ama lo zaino in spalla, l’arrampicata su roccia, la pagaiata, il surf, la corsa, lo yoga, il servizio alla comunità, la fotografia e i viaggi».

La sua carriera è iniziata come ingegnera elettrotecnica presso il Goddard Space Flight Center, tra i più importanti laboratori di ricerca spaziale della Nasa.

Nel 2013, mentre prestava servizio come station chief della National Oceanic and Atmospheric Administration nelle isole Samoa Americane, Hammock è stata selezionata come una degli 8 membri della 21esima classe di astronauti della Nasa.

«Ciò che mi ha realmente ispirato a candidarmi è stato solo riflettere sulla mia carriera e rendermi conto che seguendo i miei sogni personali, avevo accumulato una serie di abilità che ho pensato potessero davvero essere utili per contribuire al volo spaziale umano», ha raccontato l’astronauta.

Hammock venne scelta tra oltre 6.100 candidati, il secondo maggior numero di candidature mai ricevute dall’Agenzia spaziale statunitense. Nella stessa classe c’erano anche Jessica Meir, con la quale avrebbe passeggiato nello spazio, e Victor J. Glover, col quale sorvolerà la Luna nella missione Artemis II.

«Penso che il grande vantaggio per me non sia necessariamente che vada io, ma che noi andiamo, che la Nasa sta andando, che il mondo sta andando», ha dichiarato Hammock intervistata dal quotdiano The News & Observer.

Hammock sarà anche l’unica ingegnera professionista dell’equipaggio. A ricordarlo durante la cerimonia di presentazione è stato Norm Knight, a capo del Flight Director Office della Nasa, suscitando un fragoroso applauso del pubblico a cui l’astronauta ha risposto con un’ironica alzata di spalle.

«È una cosa speciale vedere dall’alto il luogo in cui sei cresciuta: l’oceano che per primo ha ispirato il mio fascino per le cose che mi fanno sentire piccola e ha piantato il seme da esplorare», ha twittato nel 2019 sorvolando le coste della Carolina del Nord.

Quello stesso seme che, nel 2024, la porterà sulla Luna.

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