Culture

5 autori davvero green

Nato per promuovere una cultura della sostenibilità, il Premio Green Book ha selezionato i libri finalisti. Te li presentiamo

Come si produceva il ghiaccio nell’antichità? E perché sulla nostra tavola arrivano sempre gli stessi tipi di frutta e ortaggi? A questi e altri quesiti rispondono 5 autori selezionati dalla giuria della prima edizione del Premio Green Book, un riconoscimento a libri, saggi e produzioni editoriali che trattano il tema della green economy e che contribuiscono alla diffusione di una cultura della sostenibilità nelle imprese italiane.

Le 5 opere scelte saranno ora esaminate da una platea di lettori formata da imprenditori, docenti, rappresentanti delle associazioni di categoria e laureandi. Il Premio verrà assegnato il 6 maggio a Parma durante il Festival della Green Economy. Ecco una breve guida per conoscere i titoli in gara.

Chi possiede i frutti della Terra di Fabio Cicone (Editori Laterza), 224 pagine, 16 €

Basta aprire il nostro frigo o fare un giro al supermercato: i tipi di frutta e ortaggi che mangiamo sono quasi sempre gli stessi. Perfetti nella forma, sono il risultato di una selezione genetica che non solo li ha resi belli, ma di proprietà esclusiva di industrie genetiche che controllano l’intera filiera. E che decidono cosa puoi mangiare, e cosa no. Fabio Cicone, fondatore dell’associazione Terra!, giornalista e autore, ha realizzato un reportage dalle campagne pugliesi fino alle isole Svalbard (dove esiste una banca dei semi di prodotto che non vedremo mai più), passando per il racconto dell’America di fine Ottocento dove un pioniere di nome Stark emigrò verso il Mississippi in cerca di fortuna, piantando un primo meleto, oggi il più grande vivaio degli Stati Uniti.

L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa di Alberto Grandi (Aboca), 200 pagine, 22 €

Oggi ne troviamo sempre meno in montagna e pur di sciare ne produciamo quantità enormi in modo artificiale, contribuendo al cambiamento climatico. Ma ti sei mai chiesto come si faceva a conservare la neve nell’antichità? E come si produceva il ghiaccio quando ancora non avevano inventato le macchine per realizzarlo? Alberto Grandi, professore di Storia delle imprese e Storia dellintegrazione europea all’università di Parma, ci accompagna in un viaggio indietro nel tempo alla scoperta del ghiaccio e di come l’essere umano sia riuscito a conservarlo per scopi alimentari, commerciali, tecnologici. Nella Mesopotamia, per esempio, la neve veniva caricata su buoi e cammelli e attraversava il deserto, in epoca romana veniva immagazzinata sotto alle terme per rinfrescarle, nell’Ottocento viaggiava dall’Etna all’Egitto, fino all’invenzione delle ice boxer domestiche che cambiò per sempre il mercato.

Capitalismo carnivoro di Francesca Grazioli (Il Saggiatore), 216 pagine, 19 €

Lo definisce il continente della carne. E in effetti Francesca Grazioli in questi saggio ci apre gli occhi su un sistema produttivo che utilizza il 70% delle terre agricole coltivabili del Pianeta esclusivamente per lo sfruttamento animale. Un sistema che ogni anno consuma 55 miliardi di polli e ogni giorno permette al più grande mattatoio del mondo di macellare 36.000 maiali.

Questo capitalismo carnivoro causa crisi finanziarie ed ecologiche, basti pensare al quantitativo di anidride carbonica emesso in atmosfera dagli allevamenti intensivi (più alto dell’intera industria dei trasporti) o alla deforestazione per produrre alimenti per animali, come la soia. Cosa fare, dunque? L’autrice suggerisce di partire da una riflessione: mangiare carne non è più una scelta innocente né tantomeno innocua. Cambiare approccio, pensare in modo critico a quello che portiamo in tavola è già un inizio.

La meraviglia è di tutti di Luca Molinari (Einaudi), 160 pagine, 14 €

“L’architettura ha dato una casa a moltissimi, ma questa sfida ha prodotto devastazione e impoverimento ambientale” scrive nella prefazione del libro Luca Molinari, critico, curatore e professore ordinario di Teoria e Progettazione dell’Architettura all’Università della Campania Luigi Vanvitelli. “Deve tornare ad avere il coraggio del sogno e della visione, per smettere di essere semplice edilizia inquinante”. E lo può fare recuperando la meraviglia, quel sentimento che si prova davanti ai grandi monumenti e alle grande opere del passato, che erano realizzate proprio con questo scopo: sfidare il divino, costruire uneternità che immortalasse i suoi committenti, contribuire a una memoria condivisa. Secondo l’autore, il significato di meraviglia è stato soppiantato dalla ricerca di uno stupore immediato che fa nascere la città dei grandi centri commerciali, delle torri che bucano il cielo, dei grandi archistar e dei cittadini-consumatori. Molinari ci invita invece a tornare a osservare i luoghi con nuova attenzione perché “la meraviglia è una emozione democratica a cui tutti abbiamo diritto”.

La sostenibilità è un’impresa di Marco Stampa, Donato Calace e Nicoletta Ferro (Hoepli), 272 pagine, 24,90€

Cosa significa parlare di sviluppo sostenibile e che riflessi ha sulle aziende e sul loro futuro? Tutte le realtà imprenditoriali, oggi, sono chiamate a confrontarsi con il tema della sostenibilità e a intraprendere politiche sempre più ecologiche, a non cadere in piani di comunicazione greenwashing, ma a orientarsi tra norme e buone pratiche non è sempre facile, in un mondo che mette il tema ambientale nelle agende urgenti di tutte le realtà economiche, finanziare, sociali.

I tre autori sono esperti ad alto livello di sostenibilità: Marco Stampa è Sustainability Governance Manager di Saipem, Donato Capace Vice President of Innovation and Accounts di Datamaran, Nicoletta Ferro è consulente in azienda e per organizzazioni no profit. Qui offrono una analisi dei fenomeni finanziari contemporanei (compreso un capitolo dedicato alla Cina) e tracciano una mappa per le imprese.

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