Diritti

Il soffitto di vetro nella sanità è ancora troppo solido

È il paradosso XX: le donne sono il 70% della forza lavoro globale complessiva, ma solo il 25% ricopre posizioni apicali, secondo il report The State of Women and Leadership in Health
Credit: Cdc
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
13 maggio 2023 Aggiornato alle 20:00

“Il soffitto di vetro che impedisce alle donne di salire ai livelli più alti rimane intatto” è una frase ancora drammaticamente vera in moltissimi ambiti. In questo caso, parliamo di sanità.

Secondo l’articolo di The LancetOffline: The XX paradox – in cui l’editor-in-chief della rivista Richard Holton commenta The State of Women and Leadership in Health, il rapporto rilasciato da Women in Global Health a livello globale le donne rimangono escluse da molti dei ruoli più alti nella medicina e in campo sanitario.

Il “paradosso XX” è una “sorprendente disuguaglianza”: secondo il rapporto le donne, che rappresentano il 90% degli operatori sanitari in prima linea e il 70% della forza lavoro sanitaria globale complessiva, rimangono trascurate per i ruoli di leadership senior come lo erano cinque anni fa e ricoprono solo il 25% delle posizioni apicali.

Nel 2019 Lancet dichiarava “Feminism is for everybody”, ma le cose non sono cambiate. Alcuni tiepidi passi avanti ci sono stati, ma non abbastanza. Lo ricorda proprio la rivista, citando tre titoli usciti nelle su Science, Nature e il Times: “Le donne e i ricercatori neri hanno meno probabilità di detenere più sovvenzioni NIH”; “Le scienziate perdono l’opportunità di fare carriera all’estero”; “Il tempo si è fermato per i non maschi bianchi di Oxford”.

Non solo: l’impatto del Covid-19 si è fatto sentire anche in questo contesto.

Del resto, basta guardare ai numeri per vedere quanto profonda e radicata sia la disuguaglianza: c’è una broken pipeline, una conduttura rotta, tra le donne che lavorano nei sistemi sanitari nazionali e i leader della salute globale.

Le donne hanno guidato solo il 23% delle delegazioni dell’Assemblea mondiale della sanità nel 2022 e solo il 30% dei presidi delle migliori scuole di medicina e sanità pubblica sono donne.

Come se non bastasse, prevedibilmente queste disuguaglianze, analogamente a quanto avviene praticamente in tutti i campi, pesano di più sulle donne provenienti da contesti di emarginazione, le più escluse dai ruoli di leadership sanitaria.

La leadership femminile, inoltre, si è ristretta durante il periodo pandemico. “La pandemia ha comportato un aumento dei carichi di lavoro e maggiori rischi per le operatrici sanitarie, ma nessun miglioramento in un campo di gioco ineguale ,caratterizzato da mancanza di rispetto, riconoscimento e ricompense”. L’85% delle task force nazionali sulla pandemia, infatti, era composto in maggioranza da uomini, assecondando lo stereotipo che solo loro, più “razionali”, siano in grado di gestire situazioni di crisi, nonostante gli studi mostrino che questa correlazione di genere non esiste e, anzi, che le donne sono ottimi leader nei momenti di crisi.

Il rapporto, a ben vedere, evidenzia soprattutto questo aspetto: gli effetti del continuo pregiudizio sistemico contro le donne (e le minoranze) nella leadership, oltre all’impatto della scarsa attuazione di iniziative politiche per promuovere una maggiore equità di genere. “La salute globale è fornita in gran parte dalle donne e tuttavia i progressi nella loro promozione a posizioni di leadership si sono bloccati”. La continua segregazione delle donne non è solo una violazione dei loro diritti umani fondamentali, ma anche una chiara manifestazione della diffusa discriminazione nel settore sanitario, afferma il rapporto, secondo cui gli ostacoli alla leadership femminile “sono sistemici, è necessaria un’azione per aggiustare i sistemi non le donne”.

«Questa esclusione non si riflette solo sulle donne discriminate, ma sta avendo un grave impatto sulla fornitura di servizi sanitari e sulla sicurezza sanitaria globale. - ha affermato Roopa Dhatt, direttrice esecutiva di Women in Global Health - Le attuali strutture di leadership non riescono ad affrontare i problemi della retribuzione bassa o nulla, le procedure e i dispositivi di protezione sono adattati alle misure maschili e gli abusi e le molestie sessuali sono troppo comuni sul posto di lavoro, con il risultato che le donne stanno sempre più lasciando il personale sanitario».

Le dimissioni di queste lavoratrici vanno ad alimentare una carenza di operatori sanitari a livello globale, che vedeva almeno 10 milioni di risorse mancanti all’inizio della pandemia e continua a peggiorare. «È una tragedia per loro e una tragedia per tutti noi se perdiamo operatrici sanitarie impegnate e altamente qualificate. - ha aggiunto Dhatt Se vogliamo davvero costruire sistemi sanitari al servizio di tutti, dobbiamo correggere la disuguaglianza che ha messo da parte le donne dalla leadership e iniziare ad ascoltarle».

E puntare maggiormente sul capitale femminile è quello che vorrebbe fare anche The Lancet. Nella chiusura dell’articolo, prima di dare il benvenuto alla nuova vicedirettrice Sabine Kleinert, Horton fa infatti un mea culpa sulla leadership delle donne nella rivista: “Ci sono attualmente 24 riviste scientifiche nel nostro portafoglio. 18 di questi titoli sono guidati da caporedattori donne. Non siamo soddisfatti. Dobbiamo fare di meglio sulla diversità. È inaccettabile che il nostro personale non rispecchi la società in cui viviamo”.

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