Ambiente

La dura legge degli oceani

Per la prima volta, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Marine Mammal Science documenta come le orche predano i più giganteschi mammiferi del Pianeta: le balenottere azzurre. Svelati i segreti della caccia guidata dalle femmine
Credit: Nitesh Jain
Tempo di lettura 4 min lettura
5 febbraio 2022 Aggiornato alle 17:00

Già nel modo con cui le definiamo, “orche assassine”, si cela la straordinaria capacità predatoria di questi animali. Da tempo è nota l’intelligenza dell’azione di caccia di questi cetacei, che cibandosi da pesci a foche sino ai leoni marini, sono tra i più temibili predatori degli oceani. Quello che finora era però meno conosciuto è se le orche sono in grado, e soprattutto come fanno, di attaccare i più grandi giganti del Pianeta: le balenottere azzurre.

Ora, una nuova ricerca pubblicata su Marine Mammal Science, racconta come le tecniche di predazione delle orche sono in grado di permettere perfino un micidiale attacco contro i più grandi mammiferi al mondo. Lo studio internazionale si basa su osservazioni foto e filmati, i primi del genere, che hanno permesso di comprendere come agiscono le orche. Al largo delle coste australiane, due volte nel 2019 e una nel 2021, sono stati ripresi gli attacchi. In precedenza erano già stati segnalati degli inseguimenti, ma gli assalti filmati o osservati dai biologi marini dal vivo sono stati finora pochi.

“Qui forniamo la prima documentazione delle orche che uccidono e mangiano le balenottere azzurre: due individui uccisi, a 16 giorni di distanza l’uno dall’altro nel 2019 e un terzo nel 2021” scrivono gli esperti, ricordando che nel primo caso la balena catturata sembrava essere un esemplare adulto e sano di circa 20 metri, senza particolari segni di una qualche malattia o debolezza.

Gli attacchi osservati al largo di Bremer Bay hanno visto in azione pod (gruppi) di orche soprattutto composte da femmine. Nell’attacco del marzo 2019 erano in tutto 12 orche, di cui 8 femmine e un maschio alla guida e altri esemplari più giovani che sembravano osservare, a prendere parte alla caccia. Le orche hanno affiancato, speronandola, la grande balena azzurra: successivamente alcuni esemplari si sono accaniti sulla pinna dorsale, altri sul fianco spingendo l’animale sott’acqua e infine, dopo che due orche hanno attaccato la testa della balena, una ha iniziato a mangiare la lingua del gigantesco mammifero.

Un attacco brutale ma funzionale secondo gli esperti: la lingua per esempio avrebbe un alto valore nutrizionale. Una volta uccisa, altre 50 orche si sono nutrite dei resti della povera preda. Anche nel secondo attacco registrato, guidato da 22 femmine di orca, alla balenottera attaccata è stata poi mangiata la lingua. Infine, nel terzo attacco, le orche si sono accanite su un cucciolo di balena dopo averlo inseguito per 90 minuti. In tutti i casi, la coordinazione e l’efficacia della strategia delle orche è stata letale per le balene e sono sempre state le femmine a comandare gli attacchi.

Le uccisioni di questi grandi mammiferi, secondo esperti come Robert Pitman della Oregon State University, potrebbero in realtà essere una sorta di ritorno alla normalità: in passato le popolazioni di balenottere azzurre erano calate drasticamente a causa delle baleniere, ma ora si stanno riprendendo e quello che «stiamo iniziano a vedere era come era prima l’oceano. Poiché alcune di queste popolazioni continuano a riprendersi, abbiamo maggiori possibilità di vedere come funzionano i normali ecosistemi marini».

Per gli scienziati questo studio è importante per comprendere come incidono le predazioni delle orche negli equilibri degli ecosistemi oceanici. Secondo Peter Richardson della Marine Conservation Society UK «questo affascinante documento amplia la nostra conoscenza delle specie prede dell’orca. Tuttavia, la piccola dimensione del campione limita le informazioni che possiamo acquisire. Forse questo comportamento va avanti da secoli in mare aperto, dove è difficile da studiare».

Leggi anche