Ambiente

Rai, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

È giusto che il servizio pubblico scelga come “main sponsor” dell’evento più importante dell’anno due partner lontani dalla sostenibilità ambientale. Ma che ne fanno il loro baluardo?
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 4 min lettura
5 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Come cittadina partecipo volentieri al sostentamento del servizio pubblico, che nasce per offrire a tutti informazione e intrattenimento di qualità. Devo dire che da quando c’è Raiplay sono più felice di questo gettone obbligatorio. E tuttavia, quest’anno, quando ho visto i main sponsor di Sanremo mi è preso un colpo.

Ma perché questo servizio di intrattenimento pubblico - questo panem et circenses - deve accompagnarsi proprio a due delle società così difficili da digerire, per chi ama l’ambiente?

Posto che non ho la tv perché seguo l’informazione in streaming - e che quindi la mia dieta mediatica è davvero ridotta - non ho potuto esimermi, come sempre, dal guardare Sanremo. E a questo punto della questione, più che i manel (le conferenze stampa - ancora - tutte al maschile nonostante l’arrivo dell’ottima presidente Marinella Soldi) e dei presentatori, non mi va giù la presenza di Costa Crociere e di Eni come major sponsor dell’evento.

Cioè. Cara Rai. Non sei Mediaset. Non sei Cairo. Che servano gli sponsor oltre al canone non è una novità, ma gli sponsor si possono scegliere. E tuttavia decidi di stringere un patto di ferro con dei partner molto molto lontani non solo dal concetto di servizio pubblico, ma anche di ambiente. Partner non amati da associazioni come Greenpeace, Fridays For Future fino ad Altroconsumo, perché considerati tra i più inquinanti del Pianeta? E tu, cara Rai, proprio in occasione del Festival di Sanremo dai loro modo di presentare la loro sedicente “rinnovata sostenibilità”.

Dimmi con chi vai, Rai, e proverò a dirti chi sei. Non possiamo prendercela con Orietta Berti, testimonial della crociera ideale perché è un’artista. Ce la prendiamo con te perché tu sei Rai, IL servizio pubblico. Hai una responsabilità collettiva. Ha un codice etico, che insieme alla corretta rappresentanza e inclusività dovrebbe e potrebbe promuovere scelte in termini di iniziative culturali, forse. E che cos’è l’etica, se non il rispetto della natura, che peraltro a breve dovrebbe entrare a pieno titolo, insieme agli animali, nell’articolo 9 della nostra Costituzione?

È inutile che mi dilunghi nel raccontare le politiche ambientali di Eni e Costa Crociere. Basta guardare ai loro piani industriali per conoscere la lentezza con la quale immaginano di uscire dalla produzione di CO2. E non è per il tragico incidente del Giglio che credo la comunicazione di Costa Crociere sia fuorviante. È perché ci sono voluti anni prima che a Venezia le grandi navi non passassero più. E ricordo la voce di un grande manager di Costa Crociere che mi disse: “Senza le crociere, a Venezia, mancheranno migliaia di posti di lavoro”.

È la stessa questione, vista con una diversa prospettiva, di Taranto, e di tutti i luoghi e le aziende che inquinano il nostro Pianeta. Riconvertire le professioni legate al mondo industriale. È così impossibile? Ricordo quando Emilio Fede, all’idea della chiusura di Rete4, parlò della perdita di un migliaio di posti di lavoro.

Per farci paura, si porta a baluardo la perdita di lavoro. Perché sì, entrare nel mondo dell’economia circolare sarà costoso e complesso, però dobbiamo iniziare a farlo. Come dobbiamo scegliere i compagni di viaggio giusti, per fare questa svolta. A me, a questo giro, sembra che Rai, con Sanremo, non l’abbia fatto.

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