Ambiente

In Italia non si avanza mai nulla

Oggi è la giornata nazionale dello spreco alimentare. E i dati premiano il nostro Paese: nel 2021, la filiera produttiva tricolore ha buttato solo il 2% del cibo, Un record!
Credit: mael balland
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
5 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Nella nona giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, ci meritiamo un applauso. Perché nel 2021 non ci è bastato arrivare primi all’Eurovision Song Contest, diventare campionesse d’Europa di softball, battere l’Inghilterra agli europei di calcio o collezionare medaglie d’oro alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi di Tokyo. No. Siamo stati eletti anche tra i migliori Paesi al mondo per l’eliminazione degli sprechi alimentari domestici. Lo dice il report “Food sustainability index” pubblicato da Fondazione Barilla e The Economist (il settimanale inglese che, ricordiamolo, ci aveva già nominati country of the year 2021).

L’Italia svetta tra i 78 Stati presi in considerazione, che coprono il 92% del Pil e della popolazione globali, seconda solo al Canada per le azioni intraprese nella lotta allo spreco di cibo. L’analisi, condotta secondo 38 indicatori, mostra che la filiera produttiva italiana ne perde solo il 2% e lo spreco alimentare pro capite annuo a livello domestico ammonta a 67 kg, quello della ristorazione a 26 kg e della distribuzione a 4 kg. Nella classifica generale l’Italia si colloca al 16esimo posto: è una media delle performance del Paese in base ai tre parametri dell’indice, che sono appunto, la lotta allo spreco alimentare, più le sfide nutrizionali e l’agricoltura sostenibile. Ogni italiano, nel 2021, avrebbe sprecato il 12% in meno rispetto al 2020, con 27,5 kg di avanzi a testa in un anno: lo mostra l’osservatorio internazionale Waste watcher, che ha analizzato le abitudini di 8mila cittadini da otto Paesi del mondo.

Ci collochiamo bene anche nel report del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che in merito ai rifiuti alimentari del 2021 ci cita tra i Paesi che adottano le migliori politiche per limitarli, insieme a Francia, Stati Uniti, Germania e Argentina. Ma non si tratta mai di classifiche o di competizioni, quando si tratta di spreco alimentare: ridurlo è una questione globale, sociale e ambientale. L’Onu stima, infatti, che tra l’8 e il 10% delle emissioni di gas serra mondiali siano dovute proprio al cibo che non viene consumato: nel 2019 sono finiti nella spazzatura 931 milioni di tonnellate di cibo.

Tra le pratiche utili a combattere lo spreco alimentare, ci sono i sistemi di prolungamento della durata di conservazione di frutta e ortaggi: la Cia, Confederazione italiana agricoltori, adopera il controllo biologico, o biocontrollo, che consiste nell’utilizzo di organismi naturali come insetti utili, microrganismi e sostanze naturali in grado di contrastare i parassiti, i batteri e gli agenti patogeni nocivi delle piante. Ma esistono innumerevoli modi per ridurre l’avanzo di cibo, con app anti-spreco come Too good to go, che aiuta i negozi a vendere a un prezzo ribassato i prodotti invenduti o in scadenza, o realtà come Recup, che affiancano i mercati della città e ridistribuiscono il cibo prima che venga buttato via a chiunque voglia prenderlo.

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