Ambiente

#ClimateOfChange raccoglie oltre 100.000 firme per chiedere giustizia climatica

Continua l’appello della campagna promossa da WeWorld. A Bruxelles, più di 100 giovani ambasciatori si sono confrontati sul climate change, consegnando le firme alla direttrice di Azione per il clima
Clara de La Torre, direttrice di Azione per il Clima Ue
Clara de La Torre, direttrice di Azione per il Clima Ue Credit: commission.europa.eu
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29 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

111.000 firme per lanciare un messaggio: all’Europa servono misure più ambiziose per ottenere giustizia climatica e sociale.

Lo sostengono oltre 100 giovanissimi “ambasciatori” impegnati nella lotta contro il climate change che a Bruxelles hanno consegnato a Clara de La Torre, direttrice di Azione per il clima dell’Unione europea, un gigantesco cartello che simboleggia le migliaia di firme della petizione #ClimateOfChange.

La petizione, nata per raccontare cambiamenti climatici, migrazioni e ingiustizie sociali, soltanto in Italia ha visto la partecipazione di oltre 40.000 persone.

La consegna delle firme è avvenuta in Belgio durante la conferenza Change Talks - dialoghi della società civile sulla giustizia sociale e climatica organizzata da WeWorld, associazione impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne e bambini in oltre ventisette Paesi.

Per La Torre «fatti e cifre sono alla base del nostro intervento sul clima ma non basta. Abbiamo bisogno di politiche che tengano conto degli aspetti sociali, economici e umani. È un’azione urgente, difficile e costosa ma è ancora possibile. L’Unione europea sta lavorando in prima linea per la crisi climatica ma chi emette inquinamento deve assumersi la propria responsabilità».

Durante il convegno di Bruxelles centinaia di giovani hanno avuto modo di confrontarsi su temi come diritti, disuguaglianze dettate dalla crisi climatica, ma anche sul preoccupante fenomeno dei rifugiati climatici o di come il surriscaldamento globale - dalla siccità alle inondazioni - sta sconvolgendo le vite e le società di sempre più Paesi.

Ma si è parlato anche, durante la conferenza, della “proposta di legge europea che obbligherebbe le aziende a rispettare i diritti umani e l’ambiente lungo le catene di approvvigionamento globali. Una legge che avrebbe l’obiettivo di imporre a tutte le aziende – dai giganti dei combustibili fossili e dell’agro-business, a quelli della moda e dell’hi-tech – di dotarsi di politiche e comportamenti efficaci nel garantire che i diritti umani e gli ecosistemi non siano violati né dalle operazioni da loro direttamente intraprese, né all’interno delle lunghe catene di fornitura di cui si avvalgono a livello globale”, fanno sapere da WeWorld.

Temi ribaditi anche nella petizione stessa di #ClimateOfChange, campagna europea guidata da WeWorld e cofinanziata dalla Commissione europea nell’ambito del Programma DEAR (Development Education and Awareness Raising Programme) rivolta soprattutto ai giovani.

Tra le richieste della petizione, c’è quella come chiedono anche gli scienziati dell’Ipcc, di “mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C raggiungendo la neutralità climatica dell’Ue entro il 2040, accelerando il processo di transizione verso l’uso di energie pulite e rinnovabili e bloccando il finanziamento ai combustibili fossili”.

Ma anche di “passare a un’economia del benessere socialmente ed ecologicamente giusta, che abbracci altri indicatori oltre il Pil, anteponendo gli interessi della società e della natura a quelli delle imprese” così come “proteggere i migranti climatici con politiche basate sui diritti umani e fornire alle comunità più vulnerabili supporto tecnico e finanziario” e “permettere la partecipazione dei giovani per integrare una visione dal basso nel processo decisionale politico, creando Consigli di Giovani nell’Ue e negli Stati membri”.

“In questo mondo così interconnesso - chiosano i giovani - abbiamo il potere di essere parte del cambiamento”.

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