Futuro

Covid: un nuova mutazione sotto le strade di New York?

In Europa i contagi da Coronavirus si stanno stabilizzando: secondo il direttore dell’Oms si intravede una “fine plausibile” nei prossimi mesi. Ma alcune varianti inedite, dice Nature, sono state rilevate nelle acque reflue della Grande Mela
In Europa le morti per coronavirus si stanno stabilizzando: secondo l'OMS siamo vicini alla fase finale
In Europa le morti per coronavirus si stanno stabilizzando: secondo l'OMS siamo vicini alla fase finale
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
4 febbraio 2022 Aggiornato alle 15:00

Plausible endgame”, dice il direttore dell’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riferendosi alla pandemia. In Europa, infatti, le morti per coronavirus si stanno stabilizzando e per questo si intravede, nel continente, un possibile finale, una luce in fondo al tunnel.

Come riporta l’agenzia di stampa statunitense Associated Press, in un briefing con i media il dottor Hans Kluge ha parlato dell’opportunità di assumere il controllo della trasmissione del virus da parte dei 50 Paesi europei per 3 fattori in particolare: i livelli molto alti di immunizzazione dovuti alla vaccinazione e alla diffusione dell’infezione, la tendenza del virus a diffondersi meno nella stagione più calda, che sta pian piano arrivando, e la gravità inferiore della variante Omicron.

Nonostante il recente totale settimanale più alto mai registrato prima in Europa, con 12 milioni di nuovi casi dati dall’alta contagiosità della Omicron, infatti, i ricoveri in terapia intensiva non sono aumentati in modo significativo.

La prossima primavera, dunque, potrebbe rivelarsi «un lungo periodo di tranquillità, una pace duratura». E anche se arrivasse un’altra variante, cosa molto plausibile secondo i ricercatori e i virologi di tutto il mondo, l’Europa dovrebbe essere in grado di contenerla, a condizione che il processo di immunizzazione e gli interventi di salute pubblica non mollino proprio adesso. Questo, ovviamente, richiede «un aumento drastico e senza compromessi della condivisione dei vaccini ben oltre i propri confini», sottolinea Kluge.

Le mutazioni più gravi si sviluppano proprio là dove questi strumenti non arrivano, là dove i Paesi non se li possono permettere e manca una vaccinazione diffusa: a più di un anno dall’inizio della vaccinazione, infatti, solo il 14% della popolazione target nei Paesi più poveri del mondo ha ricevuto una dose, a fronte del 67% dei cugini più ricchi, nati nelle zone giuste del Pianeta. Lo ha calcolato Intersos, l’organizzazione umanitaria italiana che supporta la campagna vaccinale internazionale di Covax, Covid-19 Vaccine Global Access Facility: un’iniziativa nata per promuovere una distribuzione equa dei vaccini in tutto il mondo. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che il Pianeta, nel suo insieme, è ancora distante dall’uscire dalla pandemia.

In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, gli scienziati hanno analizzato le acque reflue di New York per cercare di spiegare la fonte di strane sequenze di coronavirus apparse sotto i tombini della città: a gennaio avevano notato mutazioni uniche, mai segnalate prima nei pazienti umani, scovando quella che poteva sembrare una nuova variante. Ora, dopo varie ricerche, i virologi dicono che non ci sono prove che questa mutazione possa rivelarsi un pericolo per la salute dell’uomo, anche perché non è chiaro quale sia la loro origine: alcuni sospettano che possano provenire da animali infetti, vista anche l’enorme popolazione di topi nelle fognature. Al New York Times, l’autore dello studio ha detto che «è davvero importante trovarne la fonte, ma non siamo ancora stati in grado di definirla».

Potrebbe anche arrivare da pazienti sfuggiti al rilevamento, confinati in strutture sanitarie in poche, minime aree della città. Ma «si tratta di un virus molto promiscuo, può infettare tutti i tipi di specie» spiega il dottor Johnson, virologo del Missouri. La ricerca continua.

Alcune sub varianti di Omicron si stanno già diffondendo in molti Paesi: si tratta della BA.2, presente in Italia da dicembre e che si sta diffondendo soprattutto nelle regioni settentrionali. Non sembra provocare effetti più gravi rispetto all’originale, è solo più contagiosa e in grado di infettare maggiormente anche le persone vaccinate. Lo ha dimostrato uno studio preliminare condotto in Danimarca su oltre 8.500 famiglie, che comunque non registra ricoveri e casi gravi in crescita. Tant’è che il Paese ha abbandonato le limitazioni di contrasto alla pandemia.

Per fermare il contagio, intanto, ci si chiede se il secondo booster, la quarta dose per capirci, possa essere utile a diminuire il contagio. Secondo Marco Cavalieri, il capo della strategia vaccinale dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, «non ci sono prove sufficienti da parte dei trial clinici o dal mondo reale a supporto di una raccomandazione sulla popolazione generale». Ma per le persone immunodepresse valgono altre raccomandazioni: «Per chi ha un sistema immunitario gravemente indebolito e che ha ricevuto le tre dosi di vaccini mRNA, una quarta dose è considerata la prima dose di richiamo ed è già raccomandata». E per coloro che sviluppano la malattia, ma solo entro i primi 3, massimo 5 giorni, è iniziata la distribuzione alle regioni italiane della pillola anti-Covid sviluppata dall’azienda farmaceutica statunitense Pfizer.

Insomma, gli strumenti abbondano. Le ricerche anche. Guardando a un anno fa, sembrano stati fatti passi da gigante. Ma è necessario che raggiungano anche chi sta fuori dai nostri radar italiani ed europei.

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