Economia

A che punto siamo con l’inclusione finanziaria?

Il report Inclusione finanziaria e microcredito per rispondere alla crisi sistemica (di Banca Etica, C.Borgomeo&co e Ritmi ) fotografa la condizione italiana relativa alle disuguaglianze di accessibilità e utilizzo dei servizi bancari
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24 marzo 2023 Aggiornato alle 20:00

Oggi si è tenuta la presentazione del rapporto Inclusione finanziaria e microcredito per rispondere alla crisi sistemica (curato da Gruppo Banca Etica, C.Borgomeo&co e Ritmi - Rete Italiana di Microfinanza), dedicato alla lotta contro le disuguaglianze e la povertà.

Purtroppo, oggi non è solo la disuguaglianza tra Stati a crescere, ma anche quella all’interno delle società. Uno strumento che si può utilizzare per contrastare questa tendenza è l’inclusione finanziaria.

Il report presentato questa mattina alla Sala della Protomoteca del Campidoglio, Roma (il IV redatto da Banca Etica), copre gli anni dal 2012 al 2020: un periodo abbastanza complesso, che parte dalle difficoltà “residuali” della crisi economica del 2008 per arrivare alla crisi pandemica del 2020.

Come emerge dall’analisi, sono sempre di più le disuguaglianze territoriali di accessibilità e utilizzo dei servizi bancari. Il Nord-Ovest e il Centro presentano livelli più elevati di inclusione finanziaria, mentre una situazione più complessa si riscontra nel Sud e nelle Isole, che comunque mostrano segnali di ripresa rispetto al 2012. Anche il Nord-Est presenta un quadro abbastanza complicato (non c’è ancora stabilità dopo la crisi che ha colpito le banche venete, con un -4,6% rispetto a 10 anni fa).

L’analisi è stata divisa in 3 fasi temporali differenti: il periodo che va dal 2012 al 2017, il biennio 2018-2019, e infine il 2020. Nella prima fase si è assistito a un decadimento che ha coinvolto l’intera penisola, anche se con intensità differenti. Nel biennio successivo è emersa un’evoluzione diffusa ma contenuta, che invece è diventata vigorosa nel 2020.

Nelle prime 2 fasi, inoltre, è aumentata anche la propensione delle banche a erogare credito, mentre nel 2020 c’è stato un inevitabile rallentamento, principalmente dovuto al Covid.

Andando nel dettaglio e osservando il fenomeno dell’inclusione finanziaria a livello regionale, in testa troviamo il Trentino-Alto Adige (162,7 punti), che si trova ben oltre la media nazionale del 2012 (100 punti). Al secondo e al terzo posto, con un distacco notevole, troviamo Lombardia e Lazio (rispettivamente 116 e 112 punti). Fanalino di coda, Calabria e Molise, con rispettivamente 73 e 72 punti.

Guardando, invece, la classifica provinciale al primo posto troviamo Milano (137 punti, +3,9% rispetto al 2012), seguita da Roma (118,3 punti, +5,2% rispetto al 2012). In fondo alla classifica, la provincia di Crotone, con 63,7 punti (-4% rispetto al 2012).

Si conferma quindi un divario importante tra Nord e Sud ma, nonostante ciò, è importante sottolineare come il 47% delle province ad avere una variazione positiva si trovino al Sud e nelle Isole, mentre il 57% con variazione negativa al Nord Italia.

La seconda analisi riguarda, invece, il microcredito. Si è iniziato a parlare dell’argomento nel 2005, definito dalle Nazioni Unite come “anno internazionale del microcredito”. Nel mese di ottobre dello stesso anno è poi uscito il primo rapporto, che raccontava 40 piccole iniziative. Col passare del tempo, i programmi sono aumentati e oggi si è arrivati al XVI rapporto. Il modello su cui si basa è composto da 4 capisaldi: il soggetto promotore (privato o pubblico), il destinatario dei prestiti, la soluzione di garanzia, il finanziatore (fondi pubblici o privati).

Nel 2021, con 132 iniziative, ben 15.239 persone hanno ricevuto prestiti che, complessivamente, hanno raggiunto un valore di 216,89 milioni di euro. La distribuzione territoriale è stata ripartita in: 78% di tipo multiregionale, 15% regionale, 4% provinciale e 3% comunale). Sono stati, poi, suddivisi per fasce di prestito: il 3,63% fino a 5.000 euro; il 13,85% fino a 10.000; il 28,70% fino a 25.000; il 3,45% fino a 35.000; il 43,23% fino a 75.000 e, infine, il 7,15% oltre i 75.000 euro.

Nel 2021, inoltre, sono stati concessi 1.699 prestiti per le imprese esistenti, meno rispetto al 2020 quando ne sono stati erogati 2.941. In leggero calo anche quelli per le famiglie: nel 2021 sono stati concessi 3.233 prestiti, nel 2020 3.566. In aumento, invece, quelli erogati per le startup: 2.741 nel 2021 contro 2.267 nel 2020. Un grande decremento si registra per i prestiti dei programmi di microcredito per i lavoratori: nel 2021 ne sono stati erogati 1.565, nel 2020 3.016.

La durata dei programmi varia: il minimo è di 12 mesi e si può arrivare a una durata massima di 18 anni. La maggior parte dei programmi (circa il 60%) non supera i 5 anni, mentre il 25% va dai 6 ai 10 anni. Quelli con durata maggiore sono, nella maggior parte dei casi, legati a obiettivi non esclusivamente sociali, mentre quelli con durata minore riguardano obiettivi di sostegno alle imprese.

Ovviamente, cambia anche in base al territorio. Ciò che si nota maggiormente a livello territoriale non è tanto la differenza di durata, quanto il volume medio dei programmi in euro. Nelle Regioni del Nord Italia, il volume è pari alla metà della media nazionale.

Durante la conferenza è intervenuta anche la Viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, che ha sottolineato come in Italia la povertà sia in aumento da ormai 10 anni. Lo Stato deve rendersi conto del suo ruolo e le istituzioni devono sostenerlo. Ha quindi voluto evidenziare la totale disponibilità del Ministero verso queste tematiche, di cui si è parlato molto poco negli ultimi anni a causa dell’instabilità politica che ha colpito il Paese.

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