Bambini

Perché non adotti?

Sempre più coppie preferiscono la procreazione medicalmente assistita alle adozioni: tra ostacoli burocratici e tempi di attesa lunghissimi adottare è infatti sempre più complicato
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 4 min lettura
25 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

Negli ultimi giorni si sta discutendo molto di adozioni, anche a seguito dei dibattiti su genitorialità e procreazione sorti dopo la decisione del Governo di impedire il riconoscimento dei figli nati da coppie dello stesso sesso. Ma se parlarne è semplice, lo sono altrettanto i fatti?

La risposta, decisamente, è negativa: tra ostacoli burocratici e tempi di attesa lunghissimi, quello verso l’adozione sembra più una gincana che un percorso lineare. Ma procediamo con ordine.

Nel nostro Paese a regolamentare adozioni e affidi è la legge 184/1983, che consente soltanto a coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni di avviare la procedura. Tale procedura, però, prevede anche un percorso con psicologi, psichiatri e assistenti sociali, che può durare dai 12 ai 16 mesi, per valutare l’idoneità dei genitori intenzionali, che sarà concessa o meno in un secondo step da un giudice.

Un’eccezione a queste regole si ha con l’articolo 44 della stessa legge, che consente la cosiddetta adozione in casi speciali: si tratta della stepchild adoption, iter secondo il quale anche i single possono diventare genitori adottivi. Inoltre, grazie all’interpretazione della legge, anche nelle coppie dello stesso sesso si può richiedere l’adozione del figlio del partner. Tuttavia, a oggi non esiste una legge specifica per single e famiglie arcobaleno.

Ma un panorama burocratico e legislativo così complesso si riflette anche nella realtà? Per rispondere, in questo caso, diamo la parola ai numeri.

Per quel che riguarda lo scenario internazionale, risulta che sempre meno coppie chiedono di adottare, e sempre meno bambini entrano in Italia. È dal 2008, anno record con 3977 adozioni, che il dato è in costante decrescita.

Sul fronte nazionale la situazione è stazionaria. Più in particolare, ogni dieci domande, una soltanto va in porto: nel corso del 2021, su 7.970 richieste, gli adottati sono stati 866.

Una lettura sui dati la dà Marco Scarpati, avvocato e docente di Tutela dei diritti dei minori all’Università di Milano Bicocca oltre che collaboratore del Cifa, Centro Internazionale per l’Infanzia e la Famiglia: «Non dobbiamo aspettarci che i numeri cambino: l’adozione internazionale sarà sempre più un fenomeno residuale, sta succedendo in tutto il mondo. - spiega - La mutazione è avvenuta nel nostro Paese intorno al 2010, quando le tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche gratuite, sono diventate una realtà per migliaia di coppie».

Ma questo mutamento è conseguente anche a un netto miglioramento delle condizioni economiche nei Paesi di origine dei bambini adottati, come Brasile, Cile e India.

Secondo Scarpati, inoltre, a differenza di ciò che accedeva 20 anni fa, ora «chi arriva è più grande e spesso appartenente alle liste special needs, ossia con bisogni speciali, problemi sanitari o traumi legati a lunghi abbandoni. Situazioni sì risolvibili ma per cui le famiglie devono essere preparate».

In questo contesto, prosegue, «aprire le adozioni anche ai single e alle coppie dello stesso sesso potrebbe ridare speranza a bambini senza futuro. Non solo perché è giusto, ma perché abbiamo bisogno di nuovi aspiranti genitori formati ad accogliere, anche, bambini più grandi e più complessi. Ci vogliono adozioni gratuite, come spesso sono le tecniche di procreazione assistita». In media, infatti, il costo di un’adozione all’estero è di circa 20.000 euro, e i tempi di attesa non sono mai inferiori a due anni.

A dare una visione della situazione a livello nazionale è invece Maria Grazia Giuffrida, presidente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze: «Le domande di disponibilità all’adozione sono in lieve calo. Ma la contrazione può essere messa in relazione alla diminuzione delle domande di adozione internazionale. Molte coppie presentano domanda per entrambi gli scenari (nazionale e internazionale), e dunque il calo dell’una potrebbe riflettersi sull’altra».

Una questione sulla quale Giuffrida vuole fare chiarezza è anche quella dei minori che si trovano nelle case-famiglia in attesa di essere adottati: in questo contesto è necessaria una distinzione tra gli adottabili con genitori ignoti e quelli con genitori noti. «Per questi ultimi i tempi dell’adozione si protraggono perché si cerca di recuperare il legame familiare».

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