Ambiente

Quando la terra si ricava dal mare

La University of Southampton ha rilevato che, dal 2000, la bonifica delle aree costiere ha prodotto 2.500 kmq di suolo artificiale. In testa: Cina, Emirati Arabi Uniti e Indonesia (90% del totale)
Credit: via wikipedia.org
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
24 marzo 2023 Aggiornato alle 10:15

Dall’inizio del millennio, il genere umano ha aggiunto alle coste 2.500 chilometri quadrati di suolo artificiale, un’area corrispondente nel complesso alle dimensioni del Lussemburgo.

Lo rivelano i ricercatori della Università di Southampton, nel Regno Unito, che hanno utilizzato le immagini satellitari raccolte dal 2000 al 2020 per analizzare i cambiamenti morfologici di 135 grandi città con una popolazione superiore a 1 milione di abitanti.

I risultati, pubblicati sulla rivista Earth’s Future dell’associazione Agu (Advancing Earth and space science), indicano che “il 78% (106 su 135) di queste grandi città costiere ha fatto ricorso alla bonifica come fonte di nuovo suolo, contribuendo con un totale di 253.000 ettari di terra in più alla superficie terrestre nel XXI secolo”.

La bonifica, si apprende dallo studio, è stata particolarmente significativa in Asia orientale, Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico, seguite dall’Europa occidentale e dall’Africa occidentale. In testa Cina, Emirati Arabi Uniti e Indonesia, che insieme rappresentano circa il 90% dell’area costiera totale bonificata in tutte le 106 città. La sola Shanghai ha aggiunto circa 350 kmq.

I ricercatori individuano in questo processo “un altro importante motore alla base dei recenti progetti di bonifica per creare spazi turistici e verdi” all’interno della corsa per ottenere una maggiore “reputazione globale”.

“La crescita della popolazione non è l’unico motore della bonifica del territorio costiero - affermano gli autori dello studio, aggiungendo che - Prevediamo che la bonifica continuerà a essere popolare in luoghi che non solo sperimentano una crescita urbana, ma sono anche desiderosi di rinnovare il proprio marchio per reputazione ed entrate”. Tuttavia, gli studiosi evidenziano che “il 70 % della recente bonifica si è verificata in aree identificate come potenzialmente esposte all’innalzamento estremo del livello del mare entro il 2100, e ciò rappresenta una sfida significativa per lo sviluppo sostenibile della costa”.

«Gli impatti ecologici della bonifica sono immensi. La bonifica è un imponente progetto di ingegneria civile che altera radicalmente le caratteristiche dello spazio a cui si rivolge», ha dichiarato Dhritiraj Sengupta, geografo fisico che ha guidato la ricerca. Particolarmente colpite sono le zone umide costiere. «Nel Mar Giallo, a esempio, più della metà delle piane di marea è andata persa principalmente a causa della bonifica», ha aggiunto.

La bonifica, inoltre, ha un impatto anche sugli ecosistemi distanti in cui vengono estratti materiali di riempimento come sabbia e ghiaia. «Data la carenza globale di sabbia – ha concluso Sengupta – le società di costruzioni stanno estraendo sabbia e argilla dal fondo del mare, il che distrugge gli ecosistemi bentonici».

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