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Dal fuoco alla nuova guglia: Notre Dame è (quasi) pronta

Nel 2019 un incendio ha distrutto la cattedrale francese, causando il collasso dell’iconica guglia. A distanza di 4 anni, la nuova flèche è pronta a svettare nel cielo e il 15 aprile tornerà al suo posto
Credit: Via sltrib.com
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25 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

Erano le 19:50 del 15 aprile del 2019 quando un devastante incendio divampato nella cattedrale di Notre Dame, a Parigi, fece collassare l’iconica guglia medievale, attrazione per più di 12 milioni di visitatori ogni anno e capolavoro artistico di architettura neogotica.

Da quel giorno, di Notre Dame è rimasto solo lo scheletro, un vuoto nel cuore di Parigi e dei francesi.

Riuscirono a resistere al calore del fuoco solo i magnifici campanili e le vetrate colorate. Fu salvata, poi, la corona di spine che Gesù avrebbe indossato al momento della crocifissione, che era custodita all’interno della statua di un gallo rinvenuta pressoché integra.

Fortunatamente le famosissime statue di Notre Dame, 12 in bronzo degli apostoli e 4 più piccole degli evangelisti, furono prelevate solo 4 giorni prima per effettuare su di loro un restauro che sarebbe dovuto durare solo pochi mesi.

Fu una notte terribile, quella del 15 aprile, con il cielo della Francia squarciato da colonne di fumo e il presidente Emmanuel Macron che tra la cenere e le fiamme, con gli occhi rivolti alla cattedrale prometteva alla nazione intera che l’avrebbe ricostruita da capo, così com’era.

Quella promessa Macron l’ha mantenuta, perché a distanza di soli 4 anni dall’incendio, Notre Dame non solo è entrata nella fase finale di ricostruzione della maestosa guglia, ma ha anche una data di riapertura ai visitatori, fissata per dicembre 2024.

Ci sono voluti 2 anni per individuare le parti più pericolanti, mettere in sicurezza gli interni della cattedrale e far sì che architetti e professionisti del settore entrassero per dare inizio ai lavori di ristrutturazione.

Poi altri due, frenetici, all’insegna di lavori, progettazioni e ristrutturazioni per restituire nel minor tempo possibile alla Francia quel pezzo di storia strappato via dalle fiamme.

Oggi centinaia di operai sono al lavoro per scolpire le statue, numerose gru sollevano grosse pietre per riparare i soffitti a volta e, a 200 miglia di distanza, in un laboratorio di falegnameria industriale c’è un via vai di professionisti e carpentieri che stanno assemblando la nuova guglia della cattedrale sotto la supervisione attenta di Philippe Villeneuve, capo architetto della ricostruzione di Notre Dame.

«Le dimensioni sono gigantesche. - ha dichiarato. La nuova guglia, infatti, avrà una base fatta con travi di quercia (in tutta la Francia sono stati abbattuti più di 1.000 alberi, selezionati con cura, per questo progetto) con una struttura a forma di X che misura più di 15 metri sul lato più lungo; sarà poggiata su opere murarie del XII e XIII secolo a 30 metri dal suolo circa; culminerà a 96 metri dal suolo e avrà un altezza totale di più di 91 metri».

Nonostante le proposte avanzate dagli architetti che volevano ricostruire il tetto crollato dandogli la forma di una serra, le idee dei sostenitori del design modernizzato - che hanno intravisto nell’incendio del 2019 la possibilità di tagliare con il passato e ricominciare da capo - e il suggerimento iniziale del presidente Macron di un restauro che somigliasse a un gesto architettonico contemporaneo, Notre Dame resterà la stessa e la nuova guglia avrà

caratteristiche identiche a quella ormai diventata un cumulo di cenere, compresa l’originaria forma di cono ricoperta di piombo.

Un modo per mantenere vivo l’antico capolavoro di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc – primo architetto restauratore di Notre Dame - e la bellezza artistica di quello che per tutti i francesi è un simbolo culturale.

Dal 15 aprile 2023 la nuova flèche tornerà a svettare sul tetto di una cattedrale (quasi) nuova, che ha visto l’inferno, è rinata dalle ceneri ed è pronta, ora, a mostrarsi nuovamente al mondo intero che l’ha attesa per 4 lunghissimi anni.

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