Bambini

L’acqua è vita. Ma a troppi bambini non è garantita

Dal Pakistan all’Africa, quasi 1.000 piccoli ogni giorno muoiono per malattie o complicanze legate alla carenza di risorse idriche e di igiene
Credit: Jyotirmoy Gupta
Tempo di lettura 4 min lettura
22 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

L’acqua è vita e da lei dipende la sopravvivenza di milioni di bambini.

Vale la pena ricordarlo, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua: nel mondo, per questioni legate alle risorse idriche, viene messa a repentaglio la vita di circa 190 milioni di bambini e ogni giorno 1000 bimbi muoiono per malattie o complicazioni legate alla mancanza di acqua.

Se a livello globale la scarsità d’acqua, la siccità dovuta alla crisi del clima oppure la mala gestione delle risorse idriche secondo la Fao mette compromette l’esistenza di una persona su cinque (circa 1,5 miliardi di persone), a livello di fasce d’età sono i più piccoli a pagare il prezzo più alto per la carenza dell’oro blu.

Basti guardare al terribile esempio di quanto accade in Pakistan, dove le alluvioni nel 2022 hanno colpito durissimo, con migliaia di morti, 33 milioni di residenti pakistani la cui la vita è cambiata per sempre e almeno 3 milioni di bambini con il futuro a rischio per i danni delle inondazioni.

Qui, sei mesi dopo quei fenomeni intensi caratterizzati dall’emergenza climatica che hanno spazzato via tutto, oggi oltre 10 milioni di persone vivono in aree prive di acqua potabile sicura, obbligate per sopravvivere e senza alternative a consumare acque potenzialmente contaminate.

«L’acqua potabile sicura non è un privilegio, è un diritto umano fondamentale - ha ricordato il rappresentante dell’Unicef in Pakistan, Abdullah Fadil - ma purtroppo ogni giorno, milioni di ragazze e ragazzi in Pakistan stanno combattendo una battaglia persa contro le malattie prevenibili trasmesse dall’acqua e la conseguente malnutrizione. Abbiamo bisogno del continuo sostegno dei nostri donatori per fornire acqua potabile, costruire servizi igienici e fornire servizi igienico-sanitari vitali a questi bambini e alle famiglie che ne hanno più bisogno».

Prima delle inondazioni, nonostante un rete in grado di coprire buona parte della popolazione, solo il 36% dell’acqua in Pakistan era considerato sicura per il consumo: a causa delle alluvioni però oltre 5,4 milioni di persone, tra cui 2,5 milioni di bambini, hanno dovuto fare affidamento solo sull’acqua contaminata proveniente da stagni e pozzi.

La mancanza di acqua potabile e sicura - in un Pakistan che è esempio sia delle disuguaglianze nell’approvvigionamento idrico sia per comprendere il devastante impatto della crisi del clima - sta provocando sempre più malattie.

Senza servizi igienici affidabili e a causa della continua vicinanza di famiglie vulnerabili a corpi idrici stagnanti si stanno infatti “diffondendo epidemie trasmesse dall’acqua come colera, diarrea, dengue e malaria. Allo stesso tempo, la defecazione all’aperto è aumentata di oltre il 14% nelle regioni colpite dalle inondazioni” fa sapere l’Unicef.

Altro problema legato all’acqua non sicura è la malnutrizione: i bambini malnutriti sono più suscettibili alle malattie trasmesse dall’acqua a causa di un sistema immunitario già indebolito e un terzo di tutte le morti infantili a livello globale sono proprio attribuibili alla malnutrizione, con la metà di tutti i casi dovuti a infezioni causate dalla mancanza di accesso ad acqua potabile, servizi igienici adeguati e buone condizioni igieniche.

Inoltre, le stime indicano come nei 10 Paesi più colpiti da questi problemi e dalla emergenza climatica, quasi un terzo dei bambini non ha accesso a servizi di base per l’acqua a casa e due terzi non dispongono di bagni.

Anche l’igiene delle mani è limitata: tre quarti dei bambini non possono lavarsi le mani per mancanza di acqua e sapone a casa”, aggiunge l’Unicef che indica come sul Pianeta “più di 1.000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni giorno a causa di malattie legate ai servizi idrici e igienici, e circa 2 su 5 vivono nei 10 Paesi più a rischio”.

Tra i Paesi considerati più a rischio per queste carenze, soprattutto Benin, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Niger, Nigeria e Somalia.

Qui, come altrove, l’Unicef sta portando avanti progetti per installare pompe a mano e impianti di stoccaggio dell’acqua, oppure distribuendo kit igienici alle famiglie. Ma non basta: servono più sforzi per proteggere e aiutare le comunità vulnerabili, che aumentano con l’avanzare del surriscaldamento globale.

“La perdita della vita di un bambino è sconvolgente per le famiglie. Ma il dolore si acuisce quando è prevenibile ed e causato dalla mancanza di beni di prima necessità che molti danno per scontati, come acqua potabile, servizi igienici e sapone”, chiosano dall’Unicef lanciando un appello per uno sforzo unitario maggiore per garantire davvero a tutti l’accesso all’acqua.

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