Ambiente

Questa è l’acqua?

Oro blu. Una giornata per capire il regalo più prezioso del mondo
Credit: Senya Zhukavin
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 4 min lettura
22 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

Acqua. Alcuni pensieri si affastellano mentre prepariamo una giornata di articoli e approfondimenti a lei dedicati, a lei che ci sta scappando tra le mani. Che ci sta mancando. Che ci sta facendo pensare alla sua mancanza, più che alla sua presenza.

Primo pensiero: il discorso di David Foster Wallace - Questa è l’acqua (Einaudi, 2017) che non parla di acqua, ma ci spiega cos’è, quest’acqua.

Accade in occasione della cerimonia di laurea al Kenyon College, il 21 maggio 2005. E tra le altre parole terribili e meravigliose, lo scrittore dice:nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi. È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali”.

Se ancora non lo avete letto, dovete farlo assolutamente. È una sorta di manifesto che la mia generazione ha interpretato agli antipodi rispetto all’altro grande discorso - secondo pensiero - tanto celebrato da media e studenti, pronunciato lo stesso anno da un grande personaggio americano all’interno di un’altra grande Università: quello in cui Steve Jobs alla Stanford University, che celebrava la filosofia dello Stay hungry, stay foolish. La cui sintesi, spiace dirlo, è proprio il riferirsi solo e unicamente a se stessi. Il nostro ombelico. I nostri obiettivi, Il nostro successo.

Sono passati tanti anni da queste due visioni antitetiche della vita, ma rispetto all’acqua, al sentirsi in mezzo ad altri pesci che come noi, alle volte faticano a respirare, il mondo intorno è molto cambiato. Perché ormai è chiaro che, pur navigando tutti nelle stesse acque, c’è chi pensa al prossimo obiettivo di carriera e chi invece cade naufrago.

Terzo pensiero. Nell’acqua pochi giorni fa sono mancate più di 80 persone. Non riesco a immaginare cosa si provi a calpestare quella spiaggia dove sono state raccolte. Non più tardi di qualche mese fa, dall’altra parte della costa calabra, a Tropea, attraversavo un mare agitato insieme a delle giovani universitarie, e a un’amica, alla ricerca di indizi concreti di un mare sostenibile, non inquinato, a raccogliere frammenti di plancton, a cercare famiglie di delfini. A guardare all’ecologia dei luoghi.

Ma che cos’è, davvero, l’acqua? E che cos’è, davvero, la sostenibilità se non unire gli indizi terrestri che ci fanno muovere negli stessi luoghi, con intenzioni completamente differenti?

Mentre procedevano nell’acqua specchiandoci nelle onde calabre, non eravamo così distanti da Cutro. Ma eravamo su un altro pianeta.

Il pianeta di quelli che guardano al futuro dell’ecologia. Senza accorgerci che dietro l’angolo c’era il mare insostenibile degli umani in cerca di un approdo. Una visione, ancora una volta, ombelicale e d’altronde quasi senza via d’uscita. Come possiamo, farci carico, dell’acqua?

Siamo fatti, d’acqua. E questa è l’acqua. Essere nell’acqua e cercare di un punto d’incontro tra il sostenibile e l’insostenibile. Uscire dalla nostra bolla. Iniziare a pensare che ecologia significhi anche pensarci come esseri umani che galleggiano insieme, e che nulla è più vicino alla sostenibilità ambientale, se non quella sociale.

Come in una preghiera, come nel mare, l’una di scioglie nell’altra.

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