Diritti

Come stanno le millennials? Male, ma ci stanno lavorando

Secondo il rapporto State of Women 2023 della piattaforma digitale Skimm, le donne sono sempre più consumate dalle preoccupazioni e deluse da un sistema sanitario che trascura i loro bisogni
Credit: Cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
21 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

Sovraccariche di preoccupazioni, deluse dal sistema sanitario, sole. Ma anche pronte a ridisegnare le loro vite, cambiare il modo in cui lavorano e/o sono madri, e rinnovare i loro ruoli a casa e nella società. È il ritratto delle donne millennials emerso dall’indagine State of Women 2023, condotta da Harris Poll per conto di theSkimm, una società di media digitali statunitense che ha intervistato 4.500 persone, 2.006 delle quali si identificano come donne e rientrano nella generazione millennial (tra i 26 e i 41 anni di età).

Ma, anche se le donne sono esauste e deluse, non si sono arrese. “Hanno semplicemente rinunciato all’illusione di un sostegno esterno”, spiega il report. Negli ultimi tre anni si sono confrontate con diverse realtà: la società (e spesso i loro partner maschili) le considera “badanti di default e non retribuite”, indipendentemente dai risultati professionali, dai guadagni o dalle loro identità al di fuori dei ruoli familiari. Sembra che la loro salute mentale e fisica non sia la priorità di nessuno. Ma questo non le ha abbattute, anzi. Le ha spinte a dare la priorità ai propri bisogni, consce che nessun altro l’ha fatto né lo farà.

Il 71%, delle donne intervistate si è sentita consumata dalle preoccupazioni, obbligata a dover pensare a ogni singolo scenario, a casa e al lavoro, e a pianificare ogni eventualità, come se qualcosa di negativo dovesse accadere da un momento all’altro. Una percentuale ancora più alta, circa il 79%, ha dichiarato di essere preoccupato per le aspettative sociali legate al lavoro non retribuito (di cui sono maggiormente responsabili, per esempio tra le mura di casa) e per il carico mentale di cui sono responsabili le donne.

Secondo la psicologa Carolyn Rubenstein, raggiunta dal quotidiano online Today.com, la preoccupazione è spesso usata come una sorta di meccanismo di difesa per proteggersi o per sentire un senso di controllo, e può diventare quasi automatica. «In realtà è più facile preoccuparsi o pensare a tutti i “se” piuttosto che stare nel presente, concentrarsi su ciò che abbiamo di fronte».

Al di fuori delle mura domestiche, l’86% sostiene che “le donne contribuiscono alla società più di quanto ricevano in cambio”.

La società, secondo il 74%, “tratta le donne come cittadine di seconda classe” e per il 60% “le persone in genere non accettano che le donne raggiungano posizioni di potere”.

Alla domanda: “Quali aspetti della tua vita senti di poter controllare?” solo il 16% delle millennial intervistate ha risposto “le leggi che hanno un impatto su di me”. Il 65% afferma che “le nuove norme e le politiche che vengono approvate non fanno progredire i diritti delle donne”.

Nei primi sei mesi della pandemia, che ha colpito negativamente le donne, sia in ambito lavorativo che di assistenza informale, il 36% delle lavoratrici si occupava “della maggior parte o di tutta la cura dei figli”.

Una volta tornate al lavoro (e ci sono tornate in massa negli Stati Uniti) le donne hanno continuato a guadagnare meno degli uomini (solo l’83% della paga maschile) e quelle che hanno subito maggiormente la pandemia sono state coloro che lavorano nel settore dei servizi, che ad agosto 2022 non avevano ancora recuperato tutti i posti di lavoro.

Il contesto è questo: l’attuale Congresso degli Stati Uniti ha un numero record di donne, che però insieme rappresentano solo il 28%; non esiste un congedo familiare retribuito obbligatorio a livello federale; non esiste un diritto costituzionale all’aborto; solo il 5% circa degli amministratori delegati sono donne; le americane ricevono un’assistenza sanitaria peggiore di quella delle donne di qualsiasi Paese sviluppato. In assenza di un sostegno strutturale, si sono tirate su le maniche e hanno agito da sole.

L’82% delle intervistate ha dichiarato di dover gestire le proprie preoccupazioni da sola. La stessa percentuale sostiene che anche se si parla molto di quanto le donne siano sovraccariche, nessuno le aiuta effettivamente ad alleviare questo peso.

Per quanto riguarda benessere e salute mentale, il 77% ha detto di essere “l’unica a difendere la mia salute e il mio benessere”.

Il motivo? Il 57% è stata “liquidata o sottoposta a diagnosi errate da parte di medici” e il 59% ha “cercato cure da medici che non mi hanno creduto o che hanno ignorato le mie esigenze”.

L’assistenza sanitaria statunitense trascura e mette in pericolo le donne, secondo il report. Circa il 63% delle millennial (e il 70% delle millennial Lgbtq+) ha dichiarato di aver ricevuto un’assistenza medica deludente o inadeguata. Molte stanno sperimentando un crescente gaslighting medico, ovvero: i loro sintomi e le loro preoccupazioni vengono minimizzati o ignorati.

Parallelamente, le stanno prendendo in mano la situazione. Il report mostra che l’89% delle intervistate è alla ricerca attiva di modalità per costruire la vita che desidera.

Per il 64% la direzione che sta prendendo la propria vita è maggiormente determinata “dai miei obiettivi e dalle mie azioni”, mentre solo per il 36% subentrano i “fattori sociali”. “Sono stanca di cercare di essere una super mamma, una super moglie e/o una super dipendente”, hanno detto le intervistate.

L’83% ha smesso di lasciare “che sia la società a dettare quale debba essere il ruolo di donna”. Un quinto delle millennial non ha figli né pensa di averne in futuro, e ha definito la paternità un’esigenza opprimente, sempre più inaccessibile.

E a proposito di uomini, l’84% delle intervistate vorrebbe che spingessero per l’equità di genere, dimostrando di poter diventare veri e propri partner, soprattutto se vogliono attrarre e mantenere nella loro vita donne realizzate.

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