Economia

Ubs è pronta a comprare la rivale Credit Suisse

Trovato l’accordo: la fusione costerà 3 miliardi di franchi svizzeri. La Banca centrale svizzera e il Governo forniranno 100 miliardi di liquidità extra
Credit: EPA/NEIL HALL
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21 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Per tentare il salvataggio di Credit Suisse, la sua rivale Ubs scende in campo, annunciando di voler procedere con l’acquisizione dell’istituto bancario per 3 miliardi di franchi, circa il 60% in meno rispetto a quanto valeva la banca venerdì scorso.

“Gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione Ubs ogni 22,48 azioni Credit Suisse detenute, pari a 0,76 franchi/azione per un corrispettivo totale di 3 miliardi di franchi svizzeri”, questo si legge nel comunicato sul sito della banca.

La situazione, infatti, è sempre più critica: la Credit Suisse non riesce a frenare i deflussi di liquidità che, secondo alcune fonti, negli ultimi giorni sarebbero arrivati a 100 miliardi di franchi.

Una situazione insostenibile e ingestibile, per cui non resta altro che lasciare che Ubs acquisti Credit Suisse, «è la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari» ha dichiarato Alain Berset, Presidente della Confederazione svizzera, che si impegnerà a fornire 9 miliardi di franchi come protezione.

Una soluzione sofferta ma fondamentale per evitare il totale collasso del sistema bancario e che «garantirà la stabilità finanziaria e proteggerà l’economia svizzera», come ha sostenuto la Schweizerische Nationalbank (Banca centrale svizzera), che scende in campo insieme al Governo fornendo 100 miliardi di franchi a Ubs come liquidità extra. Accordo approvato anche dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).

Ci sono comunque diversi problemi da affrontare: l’alto costo dell’operazione, evitare una situazione di monopolio nel territorio svizzero e, infine, i tagli del personale. Secondo le stime, infatti, la fusione tra il numero 1 e il numero 2 delle banche svizzere dovrebbe comportare circa 10.000 tagli, se non di più.

L’Associazione svizzera degli impiegati di banca (Asib) ha già sottolineato il problema avanzando una richiesta: creare al più presto una task force per affrontare la questione, “per i 17.000 dipendenti del Credit Suisse in Svizzera, la posta in gioco è enorme”, si legge in una nota del comunicato dell’associazione.

La questione di Credit Suisse e della sua fusione con Ubs ha generato clima generale di instabilità anche nel resto del Mondo: se in Europa e negli Stati Uniti la Bce (Banca centrale europea) e la Fed (Banca centrale statunitense) si sono mostrate estremamente favorevoli all’accordo, in Asia la situazione sembra più incerta.

Il Nikkei (parte della Borsa di Tokyo) scende dell’1,4%, l’Hang Seng (Hong Kong) del 3%; è andata meglio per Seoul che cala dello 0,69% e per Shangai che, invece, scende solo dello 0,25%.

In queste ore le autorità degli Stati asiatici hanno voluto rassicurare i clienti di Credit Suisse, garantendo che la banca continuerà a prestare servizio senza alcun tipo di interruzione.

Così ha fatto Singapore, con la Monetary Authority of Singapore (Autorità monetaria di Singapore, Banca centrale del Paese) che ha annunciato che «i clienti di Credit Suisse continueranno ad avere pieno accesso ai propri conti» e che «l’acquisizione non dovrebbe avere un impatto sulla stabilità del sistema bancario di Singapore».

Allo stesso modo, anche le Filippine hanno voluto rassicurare i cittadini: The Bangko Sentral ng Pilipinas (Banca centrale del Paese) ha, infatti, dichiarato che «il sistema bancario filippino rimane sano e salvo».

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