Economia

Famiglie: il lavoro è sempre più instabile

Crescono i contratti a tempo determinato e i lavori temporanei. E con loro l’insoddisfazione dei nuclei familiari italiani, specialmente al Sud. A Bolzano, invece, si registrano i dati migliori
Credit: Knotel
Tempo di lettura 4 min lettura
21 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

Non più solo full-time a tempo indeterminato. Negli ultimi venti anni, il lavoro a termine e altre forme di lavoro temporaneo sono diventati sempre più comuni. L’instabilità non è più l’eccezione, considerando anche che queste tipologie di lavoro sono le prime a contrarsi durante le fasi di recessione, ma anche le prime a crescere rapidamente nelle congiunture di ripresa economica.

E la pandemia, impattando fortemente su un mercato del lavoro già provato dalle crisi finanziarie del 2008-2009 e del 2011-2012, ha ulteriormente incentivato questa diffusione.

Ma quanto un mercato del lavoro così instabile influenza il grado di soddisfazione lavorativa delle famiglie italiane?

Il nuovo Rapporto Annuale 2022 Famiglia e lavoro (realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche - Applicazioni Data Science - di Anpal Servizi) fornisce una fotografia del mercato del lavoro nella prospettiva delle famiglie italiane, basandosi sui dati del 2021.

Il report indaga, tra l’altro, un’eventuale associazione tra due indicatori: l’intensità lavorativa (intesa come distanza rispetto a un impiego full time) e il grado di soddisfazione medio tra i membri occupati della famiglia (misurato esprimendo un punteggio su una scala da 0 a 10).

Il campione di famiglie è stato selezionato tra quelle che hanno almeno un componente occupato, per un totale di circa 15 milioni. E se le famiglie con lavoratori part-time o temporanei al Nord rappresentano circa il 10% del totale, nel Mezzogiorno la loro quota supera il 16% del totale.

Una bassa intensità di lavoro si riscontra maggiormente tra i monogenitori (per il 29,7%). Ma se si è single e senza figli, si raggiunge il 77,7%, in assoluto il valore più elevato.

Anche questo report conferma che le donne italiane continuano a farsi carico del lavoro di cura in misura molto maggiore rispetto agli uomini: forniscono l’apporto maggiore all’intensità lavorativa solo in un quinto dei casi, dato che scende ancora di più in presenza di due o più figli minori.

Parliamo di soddisfazione

La maggioranza delle famiglie (oltre il 73%) si dichiara soddisfatta o molto soddisfatta del lavoro svolto.

Un dato significativo: l’81,7% delle famiglie con un livello alto o molto alto di soddisfazione è formata da soli occupati in lavori stabili (contro il 67,5% nei nuclei con soli occupati temporanei). Dei gruppi familiari presi in esame, solo lo 0,2% presenta sia un basso livello di intensità di lavoro che di soddisfazione lavorativa, e di esso, circa il 58% lavora in professioni di livello medio.

Fortunatamente, la quota maggiore di famiglie (34,4%) si concentra nella classe “intensità lavorativa molto alta” e “alto livello di soddisfazione”.

Ed è proprio in questa fascia del campione che ricade il maggiore numero di diplomati e laureati, oltre al 40% dei professionisti high-skill (contro il 18,4% presenti nelle famiglie con bassi livelli per entrambi i parametri).

Inoltre, poco meno del 74% delle persone che sono molto soddisfatte del proprio lavoro e che lavorano con una grande intensità hanno un contratto di lavoro standard, mentre il 61% dei membri delle famiglie che riportano bassi livelli per entrambi gli indicatori hanno contratti di lavoro temporanei.

Dove vivono i lavoratori più soddisfatti?

In generale, le regioni italiane con una maggiore intensità di lavoro presentano anche un maggior livello di soddisfazione per il lavoro svolto. A conferma dello storico divario Nord-Sud, nella Provincia di Bolzano solo il 10% delle famiglie riporta bassi livelli di intensità lavorativa, mentre in Sicilia questa quota sale al 36,9%.

Il Mezzogiorno ha anche una percentuale di famiglie insoddisfatte superiore alla media nazionale (pari al 4,3%): la Calabria raggiunge l’8,6%, mentre la Campania il 7,4%, seguite dalla Sicilia (6,6%). Se Calabria e Campania sono le regioni in cui il mercato del lavoro presenta maggiori criticità, Marche, Toscana e Umbria hanno famiglie con livelli elevati di intensità di lavoro e soddisfazione lavorativa.

La Provincia Autonoma di Bolzano si conferma in testa alla classifica, riportando i dati migliori per entrambi i parametri (spiccando per un basso livello di soddisfazione lavorativa presente solo nel 2,2% dei casi).

Disparità del genere ci ricordano quanto sia necessario incentivare l’occupazione stabile, promuovendo una maggiore formazione professionale e introducendo incentivi fiscali per le aziende che assumono a tempo indeterminato. E nel frattempo, sostenere le famiglie che attualmente svolgono lavori precari attraverso politiche di welfare come sussidi, agevolazioni, e supporto per l’accesso ai servizi essenziali.

Creare una società più equa è l’unica strategia perché tutti i cittadini abbiano la possibilità di vivere dignitosamente e di contribuire alla crescita economica e sociale.

Leggi anche
Diritti
di Gianclaudio Bressa