Diversity&Inclusion: un obiettivo da raggiungere

Molte aziende stanno iniziando a comprenderlo: valorizzare le diversità, dare spazio ai singoli di poter dimostrare le loro potenzialità e di poter crescere, di sentirsi essenziali per il funzionamento dell’azienda non è solo giusto: migliora l’efficienza e aumenta la produttività. Ecco perché le attività di Diversity&Inclusion sono in aumento in numerose realtà imprenditoriali.
Un recente studio condotto da Gea, una società attiva principalmente nel settore alimentare e delle bevande e Harvard Business Review Italia in collaborazione con GC Governance Consulting, Focus Management, Fondazione Diversity e Valore D, dimostra come il raggiungimento di tale obiettivo permetta una crescita della produttività aziendale: attraverso una strategia di Diversity & Inclusion, l’azienda può raggiungere un aumento dell’entrate del 30%.
Con la definizione di Diversity&Inclusion si indicano tutte le iniziative che sono volte a riconoscere, includere e valorizzare le diversità all’interno dell’azienda. Tuttavia, la prima operazione è riconoscere le diversità, facendo crescere una nuova consapevolezza nei lavoratori affinché possano mettere in atto azioni volte a favorire la loro valorizzazione.
Secondo la ricerca, un livello maggiore di inclusione fa crescere il profitto aziendale. Qualche esempio? Le aziende più inclusive in termini di parità di genere aumentano i loro ricavi del 25%, mentre quelle più aperte alla diversità etnica arrivano a un +36%.
Ma non è tutto, perché intraprendere un percorso di inclusione aiuta le aziende ad acquisire e trattenere giovani talenti: l’87% dei millennials desidera lavorare per un’azienda davvero impegnata in questo tipo di attività.
Nonostante ciò, sulla totalità dei direttori italiani intervistati, solo il 50% crede che la Diversity&Inclusion possa contribuire ad aumentare la produttività della propria azienda.
Peccato, anche perché incentivare le aziende ad assumere e integrare nel mondo del lavoro donne e giovani è uno dei propositi centrali del Pnrr. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede una clausola, disciplinata dall’art. 47 del DL 31 maggio 2021, n. 77 che riguarda l’obbligo per tutte le aziende che vincono un bando, e quindi i relativi finanziamenti da parte del Piano, di indirizzare il 30% delle assunzioni necessarie per l’appalto a donne e giovani under 36.
Certo, ci sono le deroghe. Nell’ultimo Rapporto 2022 del Cnel - il Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro -, vengono mostrate le complessità che le deroghe possono comportare sull’incremento dell’occupazione femminile. Ma bisogna ricordare che il Pnrr si è posto l’obiettivo, entro il 2026, di aumentare il tasso di occupazione femminile di 3,7 punti e quella giovanile di 3,2 punti percentuali.
Da qualche parte bisogna iniziare, anche perché conviene, per prime, alle aziende.