Economia

Il clima estremo è già costato all’Europa 500 miliardi

Il report dell’Agenzia dell’ambiente analizza il periodo 1980-2020. E mostra che sul podio dei Paesi più colpiti da alluvioni ed eventi catastrofici c’è anche l’Italia
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
4 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Tempeste, ondate di calore, inondazioni e siccità. Tra il 1980 e il 2020, secondo un nuovo rapporto pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente, queste condizioni meteorologiche estreme sono costate all’Europa 500 miliardi di euro. Tra i Paesi più colpiti spunta anche l’Italia, in compagnia di Francia e Germania.

Gli eventi meteorologici e gli eventi idrologici hanno causato ciascuno tra il 34% e il 44% delle perdite totali e gli eventi climatici hanno causato tra il 22% e il 24%. Le alluvioni sono le catastrofi che hanno portato con sé i danni peggiori. Ma non c’è stato solo un costo economico: le vittime attribuite a questi eventi sono state tra le 85 e le 145.000, decedute nell’85% dei casi per via delle ondate di calore. In particolare, quella del 2003 ha causato tra il 50 e il 75% delle vittime totali.

Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, però, negli ultimi 50 anni il numero di disastri meteorologici è aumentato a livello globale, provocando più danni ma meno morti. Come i danni economici, si distribuiscono in maniera diversa nel mondo.

L’Agenzia ambientale europea conta 32 Paesi membri, tra cui i 27 membri dell’UE, più Islanda, Norvegia, Svizzera, Turchia e Liechtenstein. Tra loro, in termini assoluti, le maggiori perdite economiche si sono registrate in Germania, Francia e Italia. Il nostro Paese, però, spunta anche nella classifica del calo per area, dopo Svizzera e Germania.

Wouter Vanneuville dell’Eea, uno degli autori dello studio, ha detto al Guardian che «non esiste uno schema chiaro per gli eventi più estremi: sono ancora casuali, in larga misura. Le misure di adattamento – politiche, economiche, tecnologiche – saranno sempre più necessarie e già oggi stanno avendo un impatto». Il fatto che lo studio non mostri una crescita, nel corso dei decenni, delle perdite economiche a causa della crisi climatica, però, non deve rallegrarci: gli impatti economici tendono a concentrarsi in pochi eventi importanti. Lo dimostra il fatto che il 60% delle perdite deriva solo dal 3% degli eventi meteorologici che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni.

È importante, quindi, adattare le infrastrutture odierne e prepararci per delle condizioni meteorologiche che diventeranno sempre più frequenti e intense man mano che la crisi climatica avanza e le temperature aumentano: «Il motivo per cui non vediamo una crescita non è dovuto al fatto che il cambiamento climatico non è reale, ma che sono in corso molte azioni contro il climate change. Sempre più Paesi stanno implementando strategie di adattamento» ha aggiunto Vanneuville.

I progressi nel contenimento delle conseguenze della crisi climatica variano ampiamente in tutta Europa, «e anche se dovessimo raggiungere le zero emissioni nette prima del 2050 sarà comunque necessario continuare a limitare gli impatti economici con le misure di adattamento già in atto» ha continuato il ricercatore.

Il 24 febbraio 2021la Commissione europea ha presentato una nuova strategia dell’UE per “Forgiare un’Europa resiliente al clima”. Quattro gli obiettivi principali: rendere tale adattamento più intelligente, più rapido e più sistematico e intensificare l’azione internazionale. Per un’azione più intelligente, la strategia richiede maggiori e migliori dati sui rischi e le perdite legati al clima, fondamentali per migliorare l’accuratezza delle valutazioni del rischio climatico. Per questo motivo, lo studio dell’Eea è fondamentale in questa fase.

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