Futuro

Terremoti, testato un nuovo metodo per stimare i danni agli edifici

Sviluppato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale insieme all’Università degli Studi di Trieste, consente di valutare l’impatto atteso degli eventi sismici a partire dalle reti di monitoraggio
Credit: Ahmed Deeb/dpa
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14 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

L’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e l’Università degli Studi di Trieste hanno sviluppato un nuovo metodo, chiamato Damage Assessment for Rapid Response (Darr), ovvero “valutazione dei danni a risposta rapida”, per calcolare l’impatto degli eventi sismici atteso sugli edifici.

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Seismological Research Letters, mostrano il potenziale del metodo nel fornire «stime di primo livello dei danni previsti agli edifici sulla base delle registrazioni del movimento del suolo e di semplici informazioni sulle caratteristiche degli edifici».

Oggi una persona su tre nel mondo vive in aree soggette a terremoti, e stimarne il danneggiamento causato sugli edifici è utile per migliorare sia la gestione dell’emergenza che la pianificazione del territorio, contribuendo a ridurre gli impatti degli eventi sismici sulla società.

«Il metodo Darr permette di calcolare lo spostamento relativo indotto dal terremoto, cioè quello tra la base e la parte alta dell’edificio e, in base a questo, valutare se il terremoto ha causato danni strutturali con potenziali conseguenze per gli occupanti», spiega Stefano Parolai, direttore del Centro di ricerche sismologiche dell’Ogs.

Nonostante la Rete sismometrica dell’Italia Nord-orientale gestita dall’Ogs, che include 43 stazioni di monitoraggio installate in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, testare questo approccio è complicato dal fatto che in Italia le registrazioni di terremoti negli edifici sono ancora relativamente poche, e ancor più rare sono quelle in edifici danneggiati, spiega l’Università degli Studi di Trieste in una nota.

Le analisi condotte hanno utilizzato le registrazioni di 8 terremoti avvenuti nel Nord-Est e nel Centro Italia dal 2012 al 2021, considerando un insieme di edifici con diverse caratteristiche – come forma, altezza, età e materiali di costruzione, forma – sotto diversi input sismici, vale a dire con diversa magnitudo, distanza dall’epicentro e frequenza sismica.

«In tutti i casi considerati, il nostro metodo ha correttamente identificato la condizione degli edifici dopo il sisma, sia in presenza sia in assenza di danno», ha dichiarato Bojana Petrovic, ricercatrice dell’Ogs.

«L’unica registrazione disponibile per un edificio danneggiato tra quelle considerate – ha aggiunto – è quella della prima scossa della sequenza sismica dell’Italia centrale avvenuta il 24 agosto 2016, che ha causato danni strutturali alla scuola di Visso (MC) identificati correttamente dal metodo Darr».

«Lo stesso vale per tutte le altre registrazioni che provengono da edifici non danneggiati – ha concluso Petrovic – per i quali l’assenza di danno è stata identificata con successo».

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