Ambiente

Silicon Valley Bank: il suo fallimento mette a rischio la transizione energetica

Fondata nel 1983, la banca ha collaborato con la maggior parte delle startup per l’energia pulita, che ora devono trovare nuovi finanziatori
Credit: EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT
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14 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Il 10 marzo 2023 la Silicon Valley Bank ha chiuso i battenti: si tratta del più grande fallimento dai tempi della crisi finanziaria globale del 2008, quando crollò la Washington Mutual, la più importante associazione di risparmio e prestito negli Stati Uniti.

Ma cosa è successo alla Silicon Valley Bank? La “banca delle startup”, così viene denominata, fondata nel 1983, aveva un’unica tipologia di cliente, e già questo è – di per sé - una debolezza. Con la stretta della politica monetaria attuata dalla Fed (Federal Reserve System), la situazione ha iniziato a precipitare generando una diffusa crisi di fiducia nei confronti della banca.

Le startup hanno cominciato, quindi, a ritirare sempre più frequentemente i loro depositi a causa della situazione di panico diffusasi, e la banca ha iniziato a perdere sempre più denaro. Tutto ciò ha portato al suo fallimento il 10 marzo, il tutto in meno di 48 ore.

La Silicon Valley è stata, forse, la banca che ha collaborato con il maggior numero di aziende tecnologiche per il cambiamento climatico, circa 1.500. «Una banca del clima», così è stata definita dall’Amministratore delegato di Arcadia Power, il maggior gestore solare della comunità del Paese.

E adesso, sono proprio aziende queste a dover fronteggiare le conseguenze più importanti. Secondo la banca stessa, la Silicon Valley ha partecipato al 62% degli accordi di finanziamento dei progetti solari comunitari.

I responsabili delle startup si chiedono, quindi, come e se proseguiranno le loro attività. Se da una parte ci sono aziende che hanno provveduto a ritirare i loro soldi, come Charm Industrial che utilizza piante per assorbire CO2; altre non ce l’hanno fatta, è il caso di Capture6, azienda che realizza dispositivi per ridurre la presenza di carbonio nell’atmosfera.

Oltre al proseguimento dell’attività, a rischio sono anche i pagamenti dei dipendenti. E questo problema riguarda sia le startup emergenti ma anche quelle già avviate. Ad aggravare la situazione, c’è il fatto che i depositi entro i 250.000 dollari sono garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), ma la maggior parte di essi era superiore a questa cifra, e dunque non tutelati.

Il fallimento della banca, inoltre, avrà delle ripercussioni sugli investimenti in tecnologia climatica. Nel 2022, infatti, sono stati investiti oltre 28 miliardi di dollari in startup per l’innovazione climatica, secondo quanto emerge dai dati forniti da HolonIQ. E adesso, tutti questi progressi rischiano di sfumare.

«Era la banca di riferimento per le startup di tecnologia pulita», così ha dichiarato Leah Ellis, Amministratrice delegata e co-fondatrice di Sublime Systems, che si impegna a produrre cemento a basse emissioni di carbonio.

Tutti gli investimenti che erano stati fatti servivano a sfruttare pienamente l’Inflation Reduction Act di Joe Biden, ma ora queste aziende devono trovare delle nuove fonti di capitale rallentando la transizione verso l’energia pulita.

Non sarà assolutamente facile e tutto il processo sarà, dunque, rallentato ma non mancano finanziatori e banche che desiderano svolgere il ruolo svolto fino ad adesso dalla Silicon Valley Bank, soprattutto in un momento storico in cui le rinnovabili stanno prendendo sempre più piede.

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