Ambiente

Roma organizzerà un summit internazionale per gli oceani

Oceani in salute e sostenibili, per un futuro equo e prospero potrebbe tenersi il 4 e 5 luglio. L’obiettivo: proporre impegni concreti da parte di Governi e scienziati; la meta finale: proteggere il 30% dei mari entro il 2030
Credit: Hiroko Yoshii
Tempo di lettura 4 min lettura
13 marzo 2023 Aggiornato alle 17:15

Anche l’Italia vuole dare il suo contributo alla salvaguardia degli oceani. Dopo la firma da parte dei Paesi Onu del trattato dedicato alla tutela delle acque internazionali, la diplomazia di Roma sta organizzando un summit che coinvolga Capi di Governo, ministri e scienziati di tutto il mondo. Il titolo scelto dal ministero degli Esteri per l’incontro è Oceani in salute e sostenibili, per un futuro equo e prospero. Le date dello “special event” sono ancora in dubbio, ma la Farnesina ipotizza di organizzarlo per il 4 e il 5 luglio 2023. L’obiettivo è firmare un documento congiunto e lanciare l’iniziativa 30x30, per raggiungere entro il 2030 il 30% delle aree marine protette.

Per l’incontro sono stati coinvolti gli 84 atenei italiani della Rus, la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile; avranno poi un ruolo di primo piano anche le principali istituzioni scientifiche che si occupano di oceani: il Cnr, l’Ingv, l’Enea, l’Agenzia spaziale italiana - Asi, l’Istituto nazionale di oceanografia e geologia sperimentali - Ogs, che collaboreranno sotto la direzione scientifica del biologo Roberto Danovaro, Presidente di una delle eccellenze nazionali dello studio dei mari e delle loro specie, la Stazione zoologica Anton Dohrn.

Lo spunto per l’iniziativa è la candidatura della Capitale per ospitare Expo 2030. L’organizzazione, infatti, è affidata all’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore per l’esposizione romana. A livello internazionale sono in molti a giudicarla una mossa diplomatica per assicurarsi il voto favorevole all’assemblea generale del Bureau International des Expositions delle isole del Pacifico e Atlantico. Sono loro gli Stati che stanno già subendo gli effetti più disastrosi dell’innalzamento degli oceani e della crisi climatica.

Infatti, il summit vuole essere un’occasione per riflettere e ascoltare i bisogni e le preoccupazioni dei Paesi sopravvivono (economicamente e non solo) grazie agli oceani. I mari non possono più essere considerati come una mera risorsa da sfruttare, per la pesca, i trasporti navali e il turismo: la sostenibilità e la resilienza degli ecosistemi devono essere al centro del nuovo paradigma di sviluppo delle attività che vi sono connesse, come la produzione di energia o l’approvvigionamento alimentare, secondo i principi dell’economia blu.

L’evento di Roma punta a fornire proposte e impegni concreti da parte della politica e degli scienziati che ben conoscono l’ecosistema marino, in vista della quarta edizione della Conferenza Onu sui piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

Si tratterà del primo incontro dopo quello che ha portato al Patto di Samoa nel 2014: in quell’occasione, i Paesi partecipanti hanno riconosciuto come climate change e l’innalzamento dei mari rappresenti una minaccia per la sopravvivenza delle isole. A quasi 10 anni di distanza, la situazione non sembra cambiata, anzi è peggiorata.

La diplomazia internazionale e i Governi non hanno ancora preso contromisure efficaci per tutelare le zone costiere e i loro abitanti, nonostante le prove scientifiche a sostegno del legame tra surriscaldamento globale e innalzamento delle acque si siano moltiplicate.

Oceani in salute e sostenibili, per un futuro equo e prospero arriverà dopo un importante traguardo: il trattato Onu sull’alto mare. Tenere vivo il dibattito potrebbe dare nuovo vigore alla proposta delle Nazioni Unite di proteggere entro il 2030 il 30% dei mari.

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