Economia

La sanità italiana non è ancora guarita dal Covid

Mancanza di personale, criticità nei pronto soccorso, lunghe liste d’attesa: sono alcuni dei problemi che il Ssn affronta. Per i servizi domiciliari, l’obiettivo è assistere entro il 2026 il 10% degli over 65 in più
Credit: Annie Spratt
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13 marzo 2023 Aggiornato alle 12:00

La sanità italiana, tra liste d’attesa, difficoltà a recuperare screening e ricoveri persi, soffre ancora il peso del Covid-19. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato come la pandemia sia riuscita a portare la salute al centro dell’attenzione e, allo stesso tempo, a evidenziare le fragilità del sistema sanitario, da affrontare con urgenza.

Durante un incontro con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, le Regioni e il ministro della Salute hanno parlato del possibile rischio di riduzione dei servizi. In particolare, è stato consegnato ai ministri un documento di 6 pagine dove si menzionano le emergenze di cui soffre il Ssn (Servizio sanitario nazionale): carenza di personale, criticità dei pronto soccorso e finanziamenti. Se non si troveranno le risorse necessarie per coprire un buco di oltre 5 miliardi di euro, provocato dalla pandemia e non coperto dallo Stato, la diminuzione dei servizi sanitari diventerà sempre più evidente.

Come sta il Ssn?

Negli ultimi 3 anni, i servizi regionali sono stati messi a dura prova sotto il punto di vista economico-finanziario: questa situazione ha appesantito i loro bilanci sanitari. Nel 2021, sono stati spesi 3,8 miliardi di euro per l’emergenza sanitaria e 1,4 per l’aumento dei costi energetici. Ma, oltre ai fondi, mancano anche medici, infermieri e strutture territoriali.

Secondo i dati preliminari comunicati da Istat in Parlamento, nel 2021 la spesa sanitaria in Italia era di circa 168 miliardi di euro, di cui il 75,6%, finanziato dallo Stato (il resto a carico delle famiglie). La cosiddetta spesa out-of-pocket (spesa privata) dei cittadini, infatti, continua a crescere: è passata dai 37,3 miliardi di euro del 2017 ai 38,5 miliardi nel 2021.

Confrontando i dati con gli anni precedenti alla pandemia, un primo elemento che salta all’occhio è la lunga lista di attesa per i servizi sanitari, che sta diventando pian piano il motivo principale di rinuncia alla prestazione medica: nel 2022, la percentuale di cittadini che ha rinunciato alle cure è stata del 7%.

Assistenza domiciliare: facciamo il punto

In Gazzetta è stata pubblicata la ripartizione dei 2,7 miliardi per il potenziamento dell’assistenza domiciliare: lo scopo è arrivare, entro il 2026, ad assistere il 10% della popolazione over 65, circa 800.000 persone in più. Nel provvedimento si fissano anche i target minimi che ogni Regione dovrà raggiungere nei prossimi 3 anni e le risorse saranno assegnate proprio in base al raggiungimento di questi obiettivi.

Questi fondi sono a rischio e le problematiche riguardano la carenza di personale sanitario su territorio nazionale e il fatto che solo una decina di Regioni sono in regola con l’accreditamento. Basti pensare che per le cure domiciliari la figura assistenziale centrale è quella del nuovo infermiere di famiglia, e in Italia ce ne sono sole poche migliaia rispetto alle 70.000 che ne servirebbero.

Per ottenere il 50% delle risorse stanziate, da quest’anno le Regioni dovranno dimostrare di aver raggiunto con i propri servizi sanitari 296.000 over 65 in più; il prossimo anno, ben 525.000, fino ad arrivare agli 808.000 del 2026.

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