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Torniamo a parlare di diritto alla casa, anche all’estero

Mentre il Portogallo vuole stabilire un tetto massimo al costo degli affitti, a Berlino la proposta di espropriare gli appartamenti sfitti dei colossi dell’immobiliare è in fase di valutazione. A quando in Italia?
Credit: Sergei Wing
Tempo di lettura 3 min lettura
15 marzo 2023 Aggiornato alle 06:30

L’aumento del turismo, la gentrificazione, le ricadute del mercato immobiliare nelle grandi città sono problemi che riguardano molti Stati europei e non solo. Le differenze si notano più che altro nel modo in cui i Governi gestiscono la questione (in Italia, si fa finta di nulla). L’ultimo Governo europeo ad aver preso un’iniziativa in questo senso è stato quello portoghese: qui la mancanza di alloggi a prezzi accessibili e la speculazione immobiliare sono diventate una vera e propria emergenza, con misure che prevedono l’affitto forzoso delle case non occupate.

Il caso del Portogallo

Come scrive Tereixa Costenla su El País, “L’Istituto nazionale portoghese di statistica ha registrato 723.215 case vuote in tutto il Paese. Lo Stato potrà affittarli per subaffittarli per 5 anni e fare da mediatore immobiliare, addebitando l’inquilino e pagando il proprietario. Questi affitti non potranno superare il 35% del reddito del nucleo familiare. Nel caso in cui gli inquilini siano una coppia, sarà lo Stato ad assumersi il peso degli affitti non pagati, in modo che i proprietari li ricevano sempre, e negozierà con l’inquilino una soluzione per il debito, che nel peggiore dei casi può includere lo sfratto”.

“Le eccezioni e i dettagli di questa iniziativa - continua - saranno comunque delineati nel processo di consultazione pubblica e parlamentare che sta iniziando, anche se non si prevedono grandi scosse, tenendo conto che il Partito socialista governa a maggioranza assoluta. Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare a marzo la versione definitiva del provvedimento, che prevede anche agevolazioni fiscali per i proprietari con l’obiettivo di favorire la locazione a lungo termine”.

D’ora in avanti, in Portogallo verrà stabilito un tetto massimo al prezzo dei nuovi contratti d’affitto, che sarà legato sia all’evoluzione dei tassi di inflazione che alle sue previsioni future. L’obiettivo è quello di evitare forti aumenti che, inevitabilmente, costringeranno gli inquilini che non possono permettersi un simile costo a lasciare la casa.

Il caso di Berlino

2 anni fa a Berlino si è tenuto un referendum non vincolante per l’esproprio degli appartamenti ai colossi dell’immobiliare che possedevano migliaia di edifici, molti dei quali sfitti. Stando ai dati divulgati, il 56,4% si è pronunciato a favore.

Secondo lo studio commissionato da Fondazione Rosa Luxemburg (e riportato dal quotidiano italo-tedesco Il Mitte), “Nel primo anno di socializzazione del patrimonio dei gruppi presi in esame, le famiglie berlinesi potrebbero risparmiare complessivamente 200 milioni di euro di affitto.”

La legalità di questa proposta referendaria è ancora in oggetto di valutazione da parte di una commissione, ma nel frattempo il tema del diritto (fondamentale) all’alloggio è entrato nel dibattito pubblico.

Il peso degli affitti sugli stipendi

Ovviamente, oltre al prezzo medio degli affitti, è importante valutare quanto i costi incidano sugli stipendi che, in Italia, secondo quanto elaborato da Pmi (il portale web italiano rivolto principalmente alle piccole e medie imprese) ammontano al 40,67% a Roma, 44,70% a Napoli, 47,18% a Bologna, 48,49% a Milano e 52,63% a Firenze.

Il Belpaese dovrebbe tenere conto dei modelli portoghesi e tedeschi, per fronteggiare l’insostenibile crescita degli affitti e la gentrificazione in alcune città.

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