Diritti

Afghanistan: le università riaprono, ma non per le donne

Secondo l’Unesco, l’80% delle ragazze e delle giovani afgane in età scolare – circa 2,5 milioni di persone – non può frequentare la scuola a causa del divieto dei talebani
Studentesse velate tengono in mano bandiere talebane prima di un comizio pro-talebano all'Università Shaheed Rabbani di Kabul, l'11 settembre 2021.
Studentesse velate tengono in mano bandiere talebane prima di un comizio pro-talebano all'Università Shaheed Rabbani di Kabul, l'11 settembre 2021. Credit: (AFP)
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 marzo 2023 Aggiornato alle 12:00

La notizia non ci stupisce più, ma non dovrebbe lasciarci indifferenti: le università in Afghanistan, superata la pausa invernale, stanno riaprendo, ma non lo faranno per tutti. Ancora una volta, le studentesse afghane non potranno tornare tra i banchi come i loro compagni.

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, in cui decine di donne hanno manifestato a Kabul, le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai talebani, definendo l’Afghanistan il Paese più repressivo del mondo per quanto riguarda i diritti delle donne: “Chiediamo alle autorità de facto di porre fine al dannoso annientamento dei diritti delle donne e revocare le restrizioni imposte alle donne, incluso il loro lavoro con le Ong. Chiediamo inoltre alle autorità de facto di adempiere ai loro obblighi ai sensi dei trattati internazionali sui diritti umani, inclusa la Cedaw (La Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, ndr) di cui l’Afghanistan è parte”, recita una nota dell’Onu.

Diversi funzionari talebani hanno detto che si tratta di un divieto temporaneo. I relatori speciali scrivono che, in vista del nuovo anno scolastico, se “se le restrizioni sono davvero momentanee, come affermano i talebani, hanno l’opportunità di dimostrarlo revocando il divieto alle ragazze e alle donne di frequentare gli istituti di istruzione secondaria e terziaria e consentendo loro di riprendere gli studi all’inizio di questo anno scolastico”. L’appello è rivolto anche alla comunità internazionale, che deve “continuare a fornire un forte sostegno alle donne afghane” in modo che possano “riprendere il lavoro, accedere agli aiuti e all’assistenza sanitaria (compresa l’assistenza sanitaria riproduttiva) e avere un tenore di vita adeguato”.

Roza Otunbayeva, a capo della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, durante un intervento al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla situazione in Afghanistan, ha dichiarato che «è stato straziante assistere ai loro (dei talebani, ndr) sforzi metodici, deliberati e sistematici per tenere le donne e le ragazze afghane fuori dalla sfera pubblica». Quando il regime è tornato al potere, nell’agosto del 2021, ha deciso di chiudere la maggior parte delle scuole secondarie femminili del Paese, impedendo a milioni di persone di ottenere un’istruzione dopo la prima media. Il divieto ha riguardato, qualche mese dopo, anche le studentesse universitarie: a dicembre dell’anno scorso, le ragazze sono state allontanate dagli atenei fino a nuovo avviso. Questo veto ha interessato circa 100.000 studentesse (nel 2001 erano solamente 5.000). E persiste ancora oggi, nonostante le richieste internazionali di revoca.

Attualmente, secondo l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, a non andare a scuola in Afghanistan è l’80% delle ragazze e delle giovani donne in età scolare: si tratta di circa 2,5 milioni di persone. Quasi il 30% delle ragazze afghane non ha mai frequentato la scuola primaria. Considerando che il numero delle donne nell’istruzione superiore era aumentato di quasi 20 volte tra il 2001 e il 2018, che ad agosto del 2021 circa 4 studenti su 10 della scuola primaria erano ragazze, e che prima del divieto 1 donna su 3 era iscritta all’Università, l’Onu ritiene che la decisione di concedere il diritto allo studio unicamente alla popolazione maschile abbia invertito i significativi progressi nell’istruzione femminile negli ultimi 20 anni.

E rende anche l’Afghanistan l’unico paese al mondo che oggi sospende l’accesso di ragazze e donne all’istruzione. “Il Paese rischia di perdere una generazione, poiché le donne istruite sono essenziali per il suo sviluppo”, spiega l’Unesco. “L’Afghanistan - o qualsiasi altro Paese - non può progredire se metà della sua popolazione non può avere un’istruzione e partecipare alla vita pubblica”. Lo dicono i dati, le studentesse, ma lo gridano a gran voce anche i loro compagni, che raccontano di come tornare tra i banchi assomigli a un funerale. «La sensazione era come se fosse morto qualcuno nella nostra Università», hanno raccontato alcuni alla Bbc.

In questi giorni gli atenei hanno aperto in anticipo per dare agli allievi la possibilità di recuperare le lezioni perse l’anno scorso, ma l’inizio ufficiale dell’anno accademico è fissato per il 23 marzo. Potrebbe coincidere con una conferma del divieto o con una revoca. La speranza non abbandona le afghane.

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di Chiara Manetti 6 min lettura