Economia

Tutto risolto. O forse no

Una donna Presidente del Consiglio, una donna Segretaria del Pd. Una donna a capo della Bce. Donne ovunque. Abbiamo risolto la questione della parità di genere?
Credit: Jason Goodman
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 marzo 2023 Aggiornato alle 06:30

Nel nostro Paese, abbiamo finalmente una donna Presidente del Consiglio, abbiamo perfino una donna Segretaria del principale partito d’opposizione. Per non parlare dell’estero: c’è una donna a capo della Bce, è sempre una donna la presidente della Commissione Europea, tante donne sono Prime Ministre. Donne ovunque.

Insomma, abbiamo risolto la questione della parità di genere. Ah, no?

Eh, no.

Ma purtroppo, eh? Che noi saremmo tanto più felici, se invece fosse risolta…

Vediamo un po’ com’è la situazione. E a che punto siamo.

Solo qualche giorno fa, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che, se continuiamo così ci vorranno 300 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere. Anzi, ha rilanciato, affermando che i progressi globali che abbiamo compiuto stanno “svanendo davanti ai nostri occhi”.

Se consideriamo la violenza contro le donne, il declino della partecipazione femminile alla forza lavoro, l’accesso all’istruzione, i tassi di mortalità materna, il divario retributivo di genere, i diritti riproduttivi (ma giusto per fare qualche esempio, eh?), tutto diventa più chiaro.

Secondo il rapporto Women, Business and the Law 2022 della Banca mondiale, circa 2,4 miliardi di donne in età lavorativa non hanno pari opportunità economiche rispetto agli uomini. Senza contare che ben 178 Paesi mantengono barriere legali che impediscono formalmente alle donne la piena partecipazione economica.

E in Italia?

Anche qui in Italia, gli equilibri di genere sono ulteriormente peggiorati con la pandemia, periodo nel quale abbiamo perso 376.000 posti di lavoro femminili. Nel solo dicembre 2020, si sono ritirate dal mercato del lavoro 101.000 persone. Di queste, 99.000 erano donne.

La buona notizia? Pare che stiamo ritornando ai livelli pre-crisi: i dati Istat sui primi tre trimestri del 2022 attestano il tasso di occupazione femminile al 50,8%.

Un altro dato: l’istruzione conta. Le donne rappresentano il 55,3% del totale delle persone occupate che possiedono una laurea.

Certo, ci sarebbe sempre il tema del part-time: i contratti delle donne italiane prevedono il part-time nel 31% dei casi e quelli degli uomini solo nel 9%.

E poi, potremmo parlare anche dei contratti a tempo determinato, che riguardano per il 14,5% le donne e per l’11,7% gli uomini.

Senza considerare che circa una donna su tre lascia il lavoro alla nascita del primo figlio, che le dimissioni volontarie vengono presentate soprattutto dalle giovani madri e che le donne che raggiungono la qualifica di manager nelle nostre aziende sono poco più del 20%.

Alcuni settori rimangono maschili

E poi, diciamoci la verità: alcuni ambiti erano e rimangono quasi inaccessibili per le donne. Nel mondo, le laureate in ingegneria sono solo il 28% del totale, rappresentano il 22% della forza lavoro nell’ambito dell’intelligenza artificiale, sono meno di un terzo del totale delle persone occupate nel settore tecnologico.

Anche perché, a dire il vero, quelle che ce la fanno non se la passano poi benissimo. Il pay gap in questo settore è del 21%, le donne hanno possibilità di promozioni significativamente più basse rispetto agli uomini (52 donne ogni 100 uomini) e circa la metà di loro (il 48%, per la precisione) dichiara di aver subito molestie sessuali sul luogo di lavoro.

Ok, non è risolto

Va bene: vediamo alcune donne in posizioni di comando e questo ci porta a sovrastimare i risultati che abbiamo sinora raggiunto in termini di parità di genere.

Ma come sempre, la realtà è più complessa e la strada da percorrere è ancora lontana.

Aggiungerei che dobbiamo prestare attenzione, perché quello che ci porterà all’uguaglianza delle opportunità tra generi non è un processo che si autoalimenta. Non è automatico, ha bisogno dell’impegno e del posizionamento quotidiano di tutte e tutti noi.

Anche perché, diciamoci la verità: quanti uomini vorrebbero liberarsi degli stereotipi che li vogliono privi di emozioni, misurabili solo con i soldi che guadagnano e obbligati a essere sempre performanti?

Leggi anche
Gender equality
di Costanza Giannelli 3 min lettura