Diritti

Usa: il dramma delle donne che non sanno dove partorire

Molti ospedali rurali hanno chiuso le unità di maternità a causa dei costi di gestione troppo alti, costringendo le donne che vivono nei cosiddetti deserti di assistenza alla maternità a lunghi viaggi per generare un figlio
Credit: Janko Ferlič
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6 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

Gli ospedali degli Stati Uniti vogliono risparmiare. Nelle maternità i costi superano le entrate, soprattutto nelle zone del Paese a basso reddito, e così molte strutture ospedaliere nelle aree rurali hanno deciso di smettere di fornire servizi di assistenza al parto.

Questa scelta compromette gravemente il diritto alla salute delle donne statunitensi e viene fatta nonostante il numero di morti materne sia in forte crescita negli ultimi anni. Secondo un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra i Paesi ricchi e industrializzati gli Stati Uniti hanno il tasso di mortalità materna più alto: nel 2020, si sono verificate 21 morti materne ogni 100.000 bambini nati vivi. Un numero che in 20 anni è quasi raddoppiato: nel 2000, infatti, le morti materne erano soltanto 12 ogni 100.000.

Stando a quanto riportato dall’American Hospital Association in quell’anno circa la metà degli ospedali rurali degli Stati Uniti non offriva già più servizi ostetrici.

Tra il 2015 e il 2019 ci sono state infatti 89 chiusure di unità di maternità nelle aree rurali e questo ha generato il declino con il quale oggi ci si trova a fare i conti.

Il dato è importante perché gli ospedali di questo tipo rappresentano poco più di 1/3 dei cosiddetti community hospitals del Paese e 1 bambino su 10 nasce in queste strutture.

Un’inchiesta del New York Times ha mostrato proprio che nel 2021 le chiusure delle unità di maternità hanno avuto un’accelerazione soprattutto nelle aree rurali, dal Maine alla California, dove la popolazione si è ridotta e il numero di nascite è diminuito. «Mantenere attiva un’unità di maternità è costoso. - ha dichiarato Katy Kozhimannil, direttrice dell’University of Minnesota Rural Health Research Center - La struttura deve avere personale in funzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con un team di infermieri specializzati e servizi accessori come quelli di pediatria e anestesia».

Spesso gli ospedali per coprire tutti i turni sono costretti ad assumere infermieri a contratto, che arrivano a costare tre volte di più rispetto al personale infermieristico interno, gravando ulteriormente su un bilancio che spesso conta risorse in proporzione inferiori rispetto a quelle dei grandi ospedali metropolitani.

La maggior parte delle pazienti di strutture rurali, infatti, ha come copertura assicurativa Medicaid (programma federale sanitario per persone a basso reddito), che paga agli ospedali importi molto inferiori rispetto ai piani di assicurazioni private. Nello stato di Washington, come spiega il New York Times, Medicaid elargisce 6.344 dollari per una nascita, circa 1/3 della cifra pagata dalle assicurazioni private.

Le chiusure dei reparti maternità mettono però a grave rischio la salute delle madri e dei loro bambini. Secondo il report del 2022 Nowhere to Go di March of Dimes, organizzazione non profit per la salute materna, per le donne che vivono in queste aree il rischio di complicazioni in gravidanza è più alto. Spesso si tratta di persone a basso reddito, più esposte a problemi di diabete, abuso di sostanze o malattie cardiache. Per questo negli ospedali rurali si segnalano tassi più alti di emorragie e trasfusioni di sangue rispetto agli quelli urbani.

Ma il dato più critico è questo: il 50% delle donne che vive in quelle zone deve viaggiare per più di 30 minuti per raggiungere un ospedale con un reparto di maternità (mentre in città questo problema si pone solo per il 7%), e spesso i veicoli di emergenza non sono sufficienti e richiedono lunghi periodi di attesa.

A causa delle continue riduzioni dei servizi di cura dedicati alla maternità, oggi, più di 2.2 milioni di donne americane in età fertile vivono quindi nei cosiddetti deserti di assistenza alla maternità, aree in cui l’accesso a una maternità più sicura è limitato da una totale mancanza di strutture e servizi o da ostacoli che impediscono alle donne di ricevere assistenza.

Secondo uno studio pubblicato su PubMed riguardo alla mortalità materna in Louisiana, per le donne che vivono in questi luoghi la probabilità di morire in gravidanza e nel corso dell’anno successivo al parto è tre volte più alta.

Non mancano poi le discriminazioni razziali ed etniche nell’accesso alle cure materne. Una donna nativa americana su 4 (24,2%) e una donna nera su 5 (20,1%) non hanno ricevuto cure prenatali adeguate nel 2020, rileva il report Nowhere to Go. La stessa chiusure di unità ostetriche sta gravando su una percentuale sempre più alta di donne nere, che hanno una probabilità più alta di vivere in deserti di assistenza alla maternità o in zone in cui l’accesso è ridotto.

Tutto ciò conferma un trend ormai evidente: nel Paese in cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità sono componenti fondamentali della Costituzione, l’accesso all’assistenza alla maternità sta diventando sempre più limitato e compresso. Un problema che ha riguardato un numero impressionante di persone nel 2022: quasi 7 milioni di donne e quasi 500.000 bambini.

Tutte queste donne non sanno più dove andare a partorire e l’America fa finta di dimenticarselo.

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