Ambiente

Alaska: la miniera di Willow divide gli Stati Uniti di Biden

Il giacimento petrolifero, dove la raffineria ConocoPhillips vorrebbe costruire cinque pozzi d’estrazione, è considerato un’occasione per il rilancio economico del Paese. Ma ad alto impatto ambientale
Credit: Evergreenaction.com
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6 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Joe Biden rischia di cadere sulla miniera di Willow nell’Artico.

Si tratta di un giacimento di petrolio in Alaska, sul quale ConocoPhillips vorrebbe costruire cinque pozzi d’estrazione.

Il progetto potrebbe essere un alleato per la ripresa dell’economia dello Stato, danneggiata dall’ascesa del gas ricavato con un minerale chiamato scisto. Il suo impatto ambientale però sarebbe disastroso: danneggerebbe un raro habitat, fondamentale per le migrazioni dei caribù, e causerebbe la dispersione nell’atmosfera di 9,2 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, una quota equivalente a quella emessa da 2 milioni di auto a gas.

La sua approvazione è una delle questioni più spinose che la Casa Bianca deve approntare.

Da una parte, rischia di creare una frattura con l’elettorato più giovane dei Democratici, più sensibile alla crisi climatica e che ha apprezzato il piano di investimenti green dell’Inflation Reduction Act. Questo sarebbe un danno gravissimo per l’attuale Presidente, in vista delle elezioni del 2024.

Dall’altra però è uno dei nodi sui quali si basa il delicato equilibrio al Congresso: le istanze dei lavoratori, favorevoli alla miniera, sono infatti diventati la priorità della senatrice repubblicana moderata Lisa Murkowski e della deputata democratica Mary Peltola.

Per convincere gli attivisti ambientali la Casa Bianca ha proposto delle misure di compensazione, che includerebbero, secondo quanto hanno riportato delle fonti informate al Washington Post, un nuovo divieto di trivellazione nell’Oceano Artico, al largo del North Slope dell’Alaska e maggiori tutele per gli ecosistemi dello Stato.

Per Alaska Wilderness League, Earthjustice, Sierra Club e gli altri gruppi coinvolti nei colloqui si tratta però di provvedimenti irrisori, rispetto alla portata dell’inquinamento che Willow causerà.

Secondo, gli analisti potrebbe diventare l’impianto per l’estrazione di petrolio più grande degli Stati Uniti.

Il Governo non sembra intenzionato a ritirarsi dal progetto, in caso contrario probabilmente sarebbe costretto ad affrontare una lunga battaglia legale.

ConocoPhillips infatti possiede i diritti di locazione della National Petroleum Reserve, grazie a un contratto con del 1999 con l’Interior Department, una sorta di Ministero per le questioni di politica interna. Anche l’eventualità di ridurre i pozzi dai cinque, previsti nel progetto, a due non piace all’azienda.

In realtà, Willow gode già delle autorizzazioni preliminari, concesse durante l’ultimo anno della presidenza di Donald Trump. ConocoPhillips per l’area aveva presentato un piano trentennale, che prevede la perforazione del permafrost e la costruzione di una rete di tubi di raffreddamento, per mantenerlo congelato anche quando la regione si riscalderà, a causa delle attività minerarie.

Il progetto è stato però affossato nel 2021 da una causa legale portata avanti dai gruppi ambientalisti, in seguito alla quale un giudice federale aveva ritirato i permessi. Anche l’Interior Department ha dichiarato di avere “sostanziali preoccupazioni” sull’impatto ambientale della miniera.

Secondo uno studio del Bureau of Land Management, che fa capo proprio al Ministero, le centinaia di chilometri di strade e condutture che verranno costruite attraverso la natura selvaggia e incontaminata da ConocoPhillips rischiano di alterare irrimediabilmente un sito di nidificazione della strolaga beccogiallo e percorsi di migrazione dei caribù.

Gli abitanti dell’Alaska sono spaventati dall’eventualità che l’azienda abbandoni il progetto, a causa dei compromessi richiesti dall’amministrazione di Joe Biden. Per loro, significherebbe perdere un’occasione di rinascita economica.

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