Diritti

Il Giappone si aprirà ai diritti Lgbtq+?

Il Primo Ministro Fumio Kishida è stato criticato per le sue dichiarazioni sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. In un Paese che rimane l’unico del G7 a non riconoscerlo
Credit: Fumio Kishida
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 marzo 2023 Aggiornato alle 12:00

«Non credo che vietare alle coppie dello stesso sesso di sposarsi sia una discriminazione ingiusta da parte dello Stato». Le parole del Primo Ministro giapponese Fumio Kishida, pronunciate in Parlamento, non sono piaciute ai giapponesi né alle comunità Lgbtq+ locali, che l’hanno accusato di fare marcia indietro sugli impegni presi nelle ultime settimane.

Più di un mese fa il premier aveva tenuto un incontro con gli attivisti dopo aver licenziato un collaboratore, Masayoshi Arai, che aveva dichiarato di «non voler nemmeno guardare» le persone omosessuali e di non voler vivere accanto a loro.

Kishida, i cui indici di gradimento erano crollati nei mesi precedenti, le aveva definite «oltraggiose» e «completamente incompatibili» con il suo governo. Dopo averlo cacciato, aveva dichiarato di aver «rispettato la diversità e realizzato una società inclusiva».

Ma, come spiega la Ong Human Rights Watch, se è vero che il governo giapponese non ha una posizione esplicitamente anti-Lgbtq+, il governo federale nega alle persone Lgbtq+ pari protezione davanti alla legge.

Il Paese, infatti, non offre alcun riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso a livello nazionale: a novembre 2022, un tribunale di Tokyo, respingendo un ricorso, ha confermato il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostenendo però che la negazione delle tutele legali a queste coppie sia discriminatoria e violi i diritti umani.

Gli attivisti avevano accolto con favore questa sentenza, perché almeno aveva sollevato la necessità di modificare le leggi vigenti.

Il Giappone, però, è ancora grandemente vincolato dai tradizionali ruoli di genere e valori familiari, e è l’unica nazione del G7 che non riconosce in nessuna forma il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Uno recente studio dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha raggruppato i Paesi che ne fanno parte in base alle leggi e alle politiche inclusive per la comunità Lgbtq+: il Giappone è ai livelli più bassi, insieme a Turchia e Corea.

Ma la pressione sta aumentando poiché manca sempre meno all’appuntamento di maggio, quando a Hiroshima si riuniranno i sette Paesi più economicamente avanzati del mondo: Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e, naturalmente, il Giappone.

Inoltre, il primo ministro Kishida deve fare i conti con un Paese che si dimostra sempre più a sostegno del matrimonio tra persone dello stesso sesso: nonostante la sentenza dello scorso anno, infatti, circa 260 comuni e 11 prefetture offrono una sorta di riconoscimento non ufficiale che può aiutare queste persone ad accedere ad alcuni servizi dell’amministrazione locale e a richiedere servizi del settore privato, come l’assicurazione auto o incendio e alcuni tipi di prestiti.

L’atteggiamento è cambiato soprattutto tra gli elettori più giovani: secondo il gruppo Marriage for All Japan, due terzi degli elettori sono favorevoli a rendere legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

«Se non si è in grado - soprattutto con le generazioni più giovani - di assumere una posizione che abbracci e promuova la diversità e l’inclusione, si perderanno i talenti», ha spiegato a Bloomberg Kaoru Umino, membro del consiglio di amministrazione di Lawyers for Lgbt & Allies Network.

Numerose aziende giapponesi stanno adottando politiche a favore dell’inclusione: tra loro, le automobilistiche Subaru e Toyota e quella specializzata nella produzione di videogiochi e console Nintendo. «Vogliamo che i dipendenti siano in grado di utilizzare appieno le proprie capacità», ha dichiarato a Bloomberg una dipendente della compagnia assicurativa giapponese Sompo Holdings. L’azienda ha anche apportato delle modifiche per attingere alla potenziale domanda dei consumatori Lgbtq+, rivedendo le sue offerte di assicurazioni auto per includere partner dello stesso sesso.

Queste sono solo alcune delle 350 aziende e organizzazioni che, secondo la campagna Business for Marriage Equality, sostengono l’annullamento del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso. E, mentre, l’opinione popolare e le aziende si schierano a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, e il Governo arranca, gli avvocati sperano che i ricorsi alla Corte Suprema del Giappone portino alla legalizzazione delle unioni, così come è accaduto negli Stati Uniti.

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