Ambiente

Siccità: la strategia italiana per affrontare l’emergenza

Il tavolo “idrico” di Palazzo Chigi si è riunito per trovare soluzioni alla carenza d’acqua. Meloni: «Fare presto». Ma Lega e Fdi litigano per la guida delle operazioni
Credit: ANSA/Andrea Fasani
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2 marzo 2023 Aggiornato alle 17:00

La grande siccità italiana continua: le portate dei fiumi sono ormai inferiori alle medie del 2022. Soffrono i monti senza neve, soffre il Po, l’agricoltura prega.

Di questo passo, senza importanti precipitazioni, non solo si potrebbe arrivare a restrizioni per l’uso dell’acqua nel giro di poche settimane ma si rischiano danni per miliardi di euro alle coltivazioni estive.

Per questo, durante il tavolo tecnico idrico che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi, le autorità hanno preso tre decisioni: istituire una cabina di regia tra tutti i Ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli enti territoriali e individuare - anche usando nuove tecnologie - le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione; l’avvio dei lavori per un provvedimento normativo urgente che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe in grado di fronteggiare la siccità e infine avviando “una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica”.

Inoltre, come anticipato nei giorni scorsi, verrà istituito il ruolo di un Commissario straordinario per l’acqua con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla cabina di regia.

Il decreto legge sull’emergenza siccità è atteso a breve e si parla di 7,6 miliardi come “fabbisogno stimato” per la crisi.

Il tavolo idrico del 1 marzo è stato presieduto dalla Premier Giorgia Meloni, preoccupata per le 300.000 imprese (secondo Coldiretti) che avranno pesanti ripercussioni legate alla siccità, così come per i cittadini e per l’energia (l’idroelettrico è in forte sofferenza).

Al fianco della Presidente del Consiglio sei ministri, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, quello della Protezione Civile Nello Musumeci, Matteo Salvini (Infrastrutture), Raffaele Fitto (Affari europei), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica) e Roberto Calderoli (Affari regionali) e con loro la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava e i sottosegretari alla Presidenza Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

Durante l’incontro, è apparsa la chiara volontà della Lega di prendere in mano il timone degli interventi (e non lasciarlo a Fratelli d’Italia), soprattutto per essere garante delle necessità del Nord e del Centro, le zone più colpite dalla crisi e bacino elettorale del Carroccio.

Secondo l’Ansa, fonti delle Infrastrutture sostengono che “il Mit guidato da Matteo Salvini è pronto a dare un contributo significativo per la gestione del dossier, anche con l’assunzione di responsabilità dirette e in pieno coordinamento con tutti gli altri protagonisti che erano a Palazzo Chigi”, in sostanza il vicepremier si candida a presiedere la cabina di regia, ma da Fratelli d’Italia non sembrano intenzionati a farsi da parte.

A fare un po’ di conti sulla situazione della carenza idrica è stato il ministro Lollobrigida, specificando che ci sono «quasi 8 miliardi che sono lì da qualche anno con l’impossibilità di essere spesi per eccesso di burocrazia e di normative che entrano in conflitto l’una con l’altra impedendo la realizzazione di invasi e la possibilità di pulire le dighe».

Attualmente 4 miliardi, di cui solo 300 milioni impegnati finora, arrivano dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e altri 1,2 miliardi sono quelli della programmazione europea 2014-2020 (200 utilizzati).

Per Lollobrigida, sarà necessario investire nell’efficienza dei sistemi irrigui e nell’innovazione tecnologica in agricoltura, anche per studiare piani di risparmio idrico e colture «meno idroesigenti».

Altro passaggio necessario sarà curare «la percentuale di perdita d’acqua delle reti che è del 40%, con punte del 50% al Sud» e pensare ai razionamenti già promossi da Draghi in estate.

Mentre Meloni ricorda che è doveroso «fare presto», per il ministro dell’Agricoltura si tratta di una «questione emergenziale nell’epifenomeno di quest’anno, ma strutturale negli ultimi 20 anni perché siamo al quinto evento siccitoso che poteva essere affrontato in modo diverso nella previsione e utilizzo delle risorse».

Forse, anche a livello di operatività, il piano interventi sarà più chiaro a breve, quando verrà nominato il neo Commissario per l’acqua.

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