Diritti

Florida VS Disney: ultima puntata?

Il governatore Ron DeSantis ha firmato la legge che revoca al colosso dell’intrattenimento lo statuto speciale di cui gode da oltre 50 anni, chiudendo la “lite” iniziata con le proteste contro il provvedimento Don’t Say Gay
Credit: Chris Sweda/Chicago Tribune via ZUMA Press Wire
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
1 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

Il 27 febbraio il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis ha firmato una legge affinché lo Stato riprenda il controllo amministrativo e fiscale del territorio del parco divertimenti Disney World a Orlando, dove la società detiene poteri speciali da oltre 50 anni.

Con la nuova legge, spiega la Cnn, lo Stato rileva il Reedy Creek Improvement District, l’ente governativo della Florida creato nel 1967 allo scopo di sostenere e amministrare in modo autonomo alcuni aspetti dello sviluppo economico e del turismo all’interno dei confini del Distretto.

Il provvedimento, che rinomina il distretto in Central Florida Tourism Oversight District, permette al Governatore di sostituire il consiglio distrettuale, oggi composto in maggioranza da persone che hanno legami con la Disney, con un corpo di 5 membri scelti personalmente.

Il nuovo consiglio si riunirà per la prima volta la prossima settimana.

«Oggi finalmente finisce il regno delle corporazioni - ha dichiarato DeSantis nel corso della conferenza stampa - Questa legislazione pone fine allo status di autogoverno della Disney, fa vivere la Disney secondo le stesse leggi di tutti gli altri e garantisce che la Disney paghi i suoi debiti e la sua giusta quota di tasse».

L’inizio del contenzioso tra il Governatore della Florida e il colosso dell’intrattenimento risale al marzo dello scorso anno, quando la Disney, dopo essersi inizialmente astenuta, criticò il controverso disegno di legge Parental Rights in Education, che ha bandito dall’insegnamento scolastico argomenti come l’identità di genere e l’orientamento sessuale.

«Avevate bisogno che io fossi un alleato più forte nella lotta per la parità di diritti e io vi ho delusi. Mi dispiace», aveva dichiarato il ceo della Disney Bob Chapek in una lettera aperta rivolta ai dipendenti per scusarsi del silenzio sul provvedimento ribattezzato dai suoi oppositori Don’t say gay.

A fine marzo, dopo ulteriori polemiche, l’azienda aveva diffuso un comunicato ufficiale nel quale dichiarava che la proposta «non avrebbe mai dovuto essere approvata e non avrebbe mai dovuto essere convertita in legge».

«Il nostro obiettivo come azienda – proseguiva la nota – è che questa legge venga abrogata dal legislatore o annullata dai tribunali e rimaniamo impegnati a sostenere le organizzazioni nazionali e statali che lavorano per raggiungere questo obiettivo. Ci impegniamo a difendere i diritti e la sicurezza dei membri Lgbtq+ della famiglia Disney, così come della comunità Lgbtq+ in Florida e in tutto il Paese».

La risposta del Governatore dello Stato non si era fatta attendere, e il 27 febbraio sembra essere arrivate alle sue battute finali.

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