Futuro

Un videogame racconta la storia delle scienziate

Uno spazio virtuale progettato dal Mit di Boston rende accessibili video, foto e audio sulla vita di ricercatrici e donne laureate. Per incoraggiare le generazioni più giovani a dedicarsi alle materie STEM
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 febbraio 2022 Aggiornato alle 09:00

La ricerca d’archivio può essere un gioco da ragazzi? Le nuove tecnologie digitali possono rivelarsi degli strumenti ideali per divulgare informazione e cultura. Un esempio è il videogioco “A Lab of One’s Own” ideato dalle artiste multimediali Mariana Roa Oliva e Maya Bjornson, con l’obiettivo di raccontare le donne che hanno fatto la Storia del MIT (Massachusetts Institute of Technology): un percorso interattivo attraverso i preziosi materiali d’archivio. L’intento è rendere la ricerca un’esperienza fresca e coinvolgente, ma anche incoraggiare i giovani a intraprendere corsi di studio scientifici. Perché non attingere a piene mani proprio dagli archivi originali presenti nelle biblioteche del MIT e renderli così fruibili da un pubblico più ampio?

Roa Oliva e Bjornson sono stati nominate Women@MIT Fellows nella primavera del 2021 dal Department Distinctive Collections delle biblioteche del MIT. «Grazie alle nuove opportunità digitale, abbiamo cercato di rendere la ricerca in archivio una sorta di gioco». “A Lab of One’s Own” è uno spazio virtuale in cui trovare centinaia di contenuti, da citazioni a filmati, da ritagli di giornali a clip audio che riportano le esperienze delle prime donne laureate al MIT e negli studi STEM, ma non solo: una sorta di collage di storie ed esistenze diverse.

I giocatori possono esplorare varie ambientazioni - tra cui un’isola, una capanna nel bosco, l’interno di un microscopio, un’aula magna - seguendo una serie di diamanti fluttuanti che rivelano citazioni ed estratti di testi conservati negli archivi del MIT. Possono esaminare anche altri elementi e oggetti, per esempio formule scritte sulla lavagna, fotografie o pagine dei taccuini degli scienziati. Il mondo virtuale creato da Roa Oliva e Maya Bjornson, inoltre, è disseminato di edicole che offrono ritagli di pubblicazioni come The Tech e Chronicle of Higher Education su questioni di genere, sessualità e razza.

I 6 capitoli in cui si dipana il mondo virtuale di “A Lab of One’s Own” offrono uno sguardo inedito su alcuni aspetti della vita e del lavoro di queste scienziate. Ci sono oggetti e testi di pioniere come Ellen Swallow Richards, ingegnera e chimica vissuta fino ai primi anni del ‘900 che ha gettato le basi della moderna scienza dell’economia domestica, più tardi ripresa e approfondita da Emily Wick, prima professoressa nel corpo docenti del MIT. Il terzo capitolo, poi, attraverso una serie di testi, descrive le sfide private delle donne di scienza raccontate, per conciliare la carriera con la maternità, il matrimonio e talvolta anche con la carriera del coniuge. Non è solo una questione di genere, però: una traccia audio di ChoKyun Rha, la prima asiatica a ricevere un incarico al MIT, parla del suo lavoro nello sviluppo del latte sintetico.

Vi è inoltre un’esposizione nel loft della Hayden Library che spiega come Roa Oliva e Bjornson abbiano selezionato e impiegato le Distinctive Collections per creare l’esperienza immersiva di “A Lab of One’s Own”. Materiali d’archivio, comprese le registrazioni audio di Margaret Hutchinson Compton, moglie del presidente del MIT Karl Compton, e Lotte Bailyn, membro della facoltà della MIT Sloan School of Management sono in mostra, insieme ad alcune riflessioni dei giocatori sulla loro esperienza all’interno dell’universo di “A Lab of One’s Own”. «L’obiettivo dell’esposizione è mostrare il materiale d’archivio di Distinctive Collections utilizzato da Mari e Maya e il lungo processo interpretativo che segue» afferma Alex McGee, Head of public services per Distinctive Collections. L’iniziativa vuole andare anche oltre, vuole raccogliere, conservare e rendere accessibili i documenti di individui non binari per condividere le loro storie e i loro contributi scientifici.

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