Diritti

Divorzio: entra in vigore la Riforma Cartabia

Taglio ai tempi di attesa, possibilità di procedere con un atto unico e presentazione di un piano genitoriale riguardo le attività quotidiane dei figli. Ecco tutte le novità
Credit: Klaus Nielsen
Tempo di lettura 5 min lettura
28 febbraio 2023 Aggiornato alle 18:00

In Italia il divorzio è legale dal 1970. Più di 40 anni dopo, nel 2022, il Parlamento ha approvato una nuova legge, che ha introdotto diversi cambiamenti rispetto alla legislazione passata.

Per prima cosa, con la riforma Cartabia i processi saranno più veloci (entro 3 giorni dal deposito del ricorso verrà fissata l’udienza, da programmare entro e non oltre i 90 giorni successivi) e meno costosi. Inoltre, la legge ha anche ampliato le opzioni per la separazione, consentendo alle coppie di scegliere tra il divorzio o la separazione legale, senza quindi lo scioglimento del matrimonio.

La riforma prevede anche l’introduzione di una mediazione obbligatoria per tutte le coppie: questa è una novità importante, in quanto potrebbe aiutare a risolvere le controversie in modo più pacifico e ragionevole, senza la necessità di ricorrere a costose cause legali.

Infine, la nuova legge introduce misure per proteggere i diritti delle persone più deboli e vulnerabili, in particolare donne e bambini: a esempio, prevede il diritto al mantenimento per i coniugi che non hanno un reddito consistente o sufficiente per farlo da soli.

Rito unico e tribunale ad hoc

Per superare la frammentazione che è esistita fino a oggi, la nuova legge prevede l’applicazione di un solo rito per i procedimenti che riguardano famiglie e minori, procedure che in passato (prima della normativa) erano di competenza del Tribunale ordinario, Tribunale per i minorenni e del Giudice tutelare. Rimangono fuori, però, le dichiarazioni di adottabilità, le questioni relative alle adozioni di minori e alla sezione immigrazione.

Più semplicemente, questo significa che le coppie che desiderano porre fine al loro matrimonio potranno presentare in contemporanea, in un unico atto, domanda di separazione e di divorzio senza più le 2 fasi della causa che sono esistite fino a ora, ovvero quella davanti al Presidente (l’Udienza Presidenziale) e quella davanti al Giudice Istruttore.

In questa stessa direzione, entro il 2024 nascerà il Tribunale per le persone, per i minorenni e le famiglie, e saranno sia circondariali (nelle città più piccole) che distrettuali. Si tratta di una novità che ha come obiettivo il superamento della frammentazione di competenza tra Tribunale ordinario, Tribunale per i minorenni e Giudice Tutelare. Escluse dall’accorpamento rimarranno le adozioni e i procedimenti di competenza delle sezioni Immigrazione.

I minori

Altro obiettivo della riforma è dare più attenzione alle esigenze dei minori, anche con età inferiore ai 12 anni, che – come si legge nella Relazione illustrativa della riforma – hanno il diritto di esprimere il loro pensiero riguardo tutte le questioni e le procedure capaci di incidere sulla propria sfera individuale.

Il giudice, dunque, dovrà tenere in considerazione “età e grado di maturitàdel minore, con l’ascolto che potrà avvenire in forma diretta o con la presenza di figure esperte come psicologi o psichiatri infantili.

Il piano genitoriale

Se la coppia di genitori decide di procedere al divorzio, entrambi i coniugi saranno tenuti a presentare un piano genitoriale che illustri gli impegni e le attività quotidiane dei bambini, dalle attività scolastiche a quelle extrascolastiche.

Lo scopo di questa introduzione è permettere al giudice di raccogliere quante più informazioni possibili in modo da poter costruire un percorso su “misura” rispetto alle abitudini passate del minore, ma anche per essere guidato in scelte più complesse come affido, collocamento o diritto di visita.

Il ruolo del Pubblico Ministero

In vista dell’Istituzione del nuovo Tribunale, la figura del Pm appare centrale, anche in virtù del fatto che, come dimostrano le statistiche, lo svolgimento di accertamenti preliminari riduce i ricorsi successivi limitando gli interventi dell’autorità giudiziaria, vissuti spesso dai soggetti coinvolti come eccessivamente invasivi.

Sempre in quest’ottica vengono precisati i soggetti istituzionali deputati a fornire le informazioni necessarie per verificare la necessità di eventuali ricorsi per la predita della potestà genitoriale.

Una riforma epocale

La nuova legge del divorzio è stata accolta positivamente da molti, soprattutto perché è stata vista come un passo in avanti verso la modernizzazione della legislazione italiana sulla famiglia, ed è stata anche elogiata per la sua attenzione ai diritti dei figli e per l’enfasi sulla mediazione.

Come spiega l’avvocato Daniela Giraudo (coordinatrice della Commissione interna al Consiglio nazionale forense dedicata al diritto di famiglia), l’impatto che questa riforma avrà dovrà essere misurato anche in relazione ai mezzi e alle risorse degli uffici e alla formazione, congiunta, di tutti gli operatori del settore.

«L’anticipazione dei tempi ha un po’ spiazzato gli avvocati, ci troviamo di fronte a un cambiamento complessivo, non ad aggiustamenti quali quelli che avevamo visto in passato – spiega – Ma il rito unico per tutte le cause è una cosa positiva soprattutto per il cittadino che si rivolge alla giustizia».

Leggi anche
Giustizia
di Fabrizio Papitto 4 min lettura
Omogenitorialità
di Ilaria Marciano 6 min lettura