Economia

Lo smart working fa bene all’ambiente

Secondo il nuovo report di Enea, il lavoro agile permette di evitare l’emissione di 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore
Credit: Thomas Franke
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27 febbraio 2023 Aggiornato alle 22:00

Lo smart working fa bene all’ambiente. La nuova modalità di lavoro ha contribuito ogni anno alla riduzione del 40% delle emissioni dirette in atmosfera di anidride carbonica (pari a circa 600 chilogrammi) per ciascun lavoratore che ha trascorso a casa in media due giorni a settimana, oltre a un importante contenimento nella produzione di ossidi di azoto, monossido di carbonio, PM 2,5 e PM10.

È l’interessante dato che emerge dal nuovo report pubblicato da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) sulla sostenibilità urbana. Lo studio è basato su un campione di 3.397 dipendenti della Pubblica Amministrazione, che hanno lavorato a distanza prima della pandemia, tra il 2015 e il 2018.

Lo smart working, offrendo la possibilità di lavorare utilizzando il proprio pc e la propria rete internet senza necessità di spostarsi da casa, permetterebbe di ottenere un triplice risparmio: ben 150 ore di tempo, 3500 chilometri percorsi in meno, e 237 litri di gasolio oppure 260 litri di benzina non consumati.

Il nostro Paese presenta, secondo solo al Lussemburgo, il più alto tasso di motorizzazione in tutta Europa, con una media di un’automobile ogni due persone: ogni 1000 abitanti si contano 666 auto.

La situazione dei trasporti in Italia è tale che essi rappresentano più del 25% del totale delle emissioni nazionali di gas a effetto serra e il 93% di tali emissioni derivano dal trasporto su gomma, di cui il 70% prodotte dalle automobili.

In particolare, le quattro province italiane oggetto dell’analisi condotta da Enea sono quelle di Roma, Torino, Bologna e Trento, scelte per via delle diverse peculiarità storiche e territoriali, che inevitabilmente impattano sulla mobilità urbana.

Dai dati del campione, risulta che circa la metà delle persone viaggia solo con mezzi di trasporto privati a motore. In particolare, il 47% utilizza l’auto e il 2% la moto. D’altra parte, il 17% usa esclusivamente i mezzi di trasporto pubblici, mentre il 16% adotta una combinazione di mezzi di trasporto pubblici e privati.

Secondo i dati, Trento è la città dove si fa maggior uso di mezzi di trasporto privati a combustione interna per gli spostamenti casa-lavoro (62,9%). A seguire, ci sono Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).

Se dall’analisi dei dati ottenuti risulta un tragitto medio giornaliero di circa 35 km, con un tempo di percorrenza di 1 ora e 20 minuti, Roma dimostra essere la provincia caratterizzata dalle maggiori difficoltà nella viabilità, con un lavoratore su 5 abituato a percorrere più di 100 km, per una durata totale di 2 ore al giorno.

Ben 82 ore all’anno passate in auto, per ogni singolo lavoratore della capitale, intento a raggiungere il proprio luogo di lavoro, per un totale di 420.000 spostamenti giornalieri per motivi di studio o di lavoro, che animano il traffico della città eterna.

Ma lo smart working, secondo i dati Enea, incentiverebbe il 24,8% dei dipendenti intervistati a optare per modalità di trasporto più sostenibili (mezzi pubblici, bicicletta o trasporto a piedi) per effettuare spostamenti extra-lavorativi durante le giornate di lavoro a distanza.

Il lavoro a distanza viene perciò a delinearsi come importante strumento di supporto alle politiche sulla mobilità urbana, che necessita di essere sempre più sostenibile.

Agendo sull’organizzazione del lavoro, e rendendolo maggiormente flessibile, lo smart working è in grado di contribuire attivamente alla riduzione dei livelli di congestione e inquinamento, abbassando i costi energetici e favorendo la conciliazione tra lavoro e vita personale, rispondendo così direttamente alle esigenze del territorio e della comunità.

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