Economia

Recovery Plan: 5 miliardi per la transizione green

Tra i progetti più costosi, lo sviluppo e l’impiego dell’idrogeno nei settori industriali energivori per favorire la decarbonizzazione. Si teme, però, di non riuscire a rispettare le scadenze del Pnrr
Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr
Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Credit: European Parliament from EU
Tempo di lettura 4 min lettura
27 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, ha proposto di trasferire una serie di investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sotto il cappello del Fondo di coesione, istituito nel 1994 per finanziare progetti a favore dell’ambiente e promuovere lo sviluppo sostenibile nell’Ue.

Questo piano di scambio regalerebbe 3 anni in più all’Italia per realizzare tutti i progetti impossibili da portare a termine entro il 2026, data limite entro cui bisogna tassativamente usufruire dei fondi del Pnrr, e contemporaneamente accelerare l’utilizzo delle risorse destinate alla politica di coesione, da impiegare invece fino al 2029.

L’intento è quello di scongiurare il rischio di non investire i fondi del Piano a causa dei progetti che faticano a rispettare la tabella di marcia del Governo (per esempio, quelli legati allo sviluppo del Sud), utilizzando in maniera flessibile i Fondi di coesione, inutilizzati.

La questione è spinosa. In gioco ci sono oltre 5 miliardi di risorse da assegnare nel 2023 nell’ambito della missione del Recovery Plan, dedicata alla transizione green e rivolta a una serie di impegni che dovranno essere gestititi da qui ai prossimi mesi dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e dal suo dipartimento per il Pnrr, guidato da Fabrizio Penna.

Tra i progetti più costosi, il pacchetto di investimenti per la promozione e lo sviluppo dell’idrogeno negli ambiti hard to abate, termine con cui si indicano i settori industriali particolarmente energivori, come quelli di acciaio, chimica, ceramica o vetro. Sono ambiti in cui si utilizza molto il metano come fonte di energia termica e dove, di conseguenza, è più difficile abbattere le emissioni di gas serra. L’impiego dell’idrogeno in questi ambiti favorirebbe la decarbonizzazione, motivo per cui è anche previsto l’avvio di una gara d’appalto finalizzata a sostenere la ricerca e lo sviluppo del processo di produzione dell’acciaio.

Già a maggio dello scorso anno, Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione europea, annunciava l’intenzione di raddoppiare la produzione annuale di idrogeno verde attraverso fonti di energia rinnovabile: un progetto che si rafforza grazie allo stanziamento complessivo di 2 miliardi di euro, di cui la metà da assegnare già nel 2023.

Leggermente inferiore (1,9 miliardi di cui 775 milioni da affidare entro l’anno) è lo stanziamento per sostenere la realizzazione di impianti per la produzione di biometano, un gas combustibile che si ottiene a partire dai rifiuti organici urbani e dagli scarti agroindustriali, come escrementi animali, residui della lavorazione del legno o colture agricole. Almeno 600 milioni di metri cubi dovranno essere prodotti entro la fine del 2023; 2,3 miliardi entro il 30 giugno 2026. L’obiettivo è riconvertire e migliorare l’efficienza di tutte le realtà agricole già alimentate a biogas per incentivarne la produzione e utilizzare il biometano in settori inquinanti come l’industria, i trasporti e il riscaldamento.

Sempre nell’ambito della transizione ecologica, sono previsti stanziamenti più piccoli anche per la promozione di impianti innovativi (675 milioni) e lo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica (276 milioni). Oltre alla creazione di un nuovo paradigma industriale caratterizzato da un minor impatto ambientale, nonché maggiore indipendenza energetica, l’attenzione dei progetti si estende anche alla gestione del rischio idrogeologico. Più di un miliardo di euro dovrà essere assegnato entro la fine dell’anno per portare in sicurezza 1,5 milioni di persone dalle aree maggiormente colpite da alluvioni e calamità, anche grazie ad appalti pubblici per ripristinare le infrastrutture danneggiate e ridurre il rischio residuo.

Leggi anche
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen consegna a Mario Draghi il "Next Generation EU recovery program of the European Union" nel giugno 2022
Unione Europea
di Annalisa Sciamanna 5 min lettura
Nidi
di Azzurra Rinaldi 4 min lettura