Diritti

Con Elly Schlein l’ecologia al primo posto. L’aspettavamo

La nuova segretaria del Pd è l’unica leader che non dimentica mai la crisi climatica, che la considera una priorità, insieme ai diritti sociali e alla lotta contro la povertà
Elly Schlein nella sede del suo comitato, dopo la comunicazione dei risultati parziali delle primarie del Partito Democratico
Elly Schlein nella sede del suo comitato, dopo la comunicazione dei risultati parziali delle primarie del Partito Democratico Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI
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27 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:30

È giusto leggere la vittoria di Elly Schlein, neo segretaria del Partito democratico, come una voglia degli elettori di sinistra, non per forza del Pd e non per forza votanti alle ultime elezioni (molti probabilmente no), di un Partito democratico radicale sui temi sociali, etici, dei diritti, ecologici. Un Pd che finalmente abbia un’identità che si veda forte, un Pd non ambiguo, non confuso con altre forze politiche, non pronto ad allearsi con chiunque pur di governare.

In questo senso, la vittoria di Elly Schlein è una vittoria che potevamo aspettarci, sono cose che si dicono veramente da anni, salvo poi vedere il Pd fare sistematicamente il contrario, bruciando un segretario dopo l’altro e collezionando una sconfitta dopo l’altra. Sotto l’occhio, appunto, attonito e sconfortato dei suoi potenziali elettori.

La partecipazione di massa di ieri, qualcosa che fa da meraviglioso controcanto all’astensionismo delle politiche, dimostra non tanto che il Pd non è morto, come qualcuno dei vertici ha detto. Certifica invece che questo Pd è morto, che va ricostruito dalle fondamenta. Partendo dall’azzeramento della classe dirigente: mai più, per intenderci, governatori che chiudono le scuole nell’arbitrio più assoluto, che privatizzano la sanità, che non solo non fanno la transizione ecologica ma se possibile la affossano.

Uomini quasi sempre ormai anziani, maschi appunto, al potere da troppi anni, indistinguibili dalla destra, convinti di una legittimità che invece manca loro da anni.

L’unica leader che parla di crisi climatica

Dunque il popolo di sinistra, non del Pd per forza, si è messo in fila, con la pioggia, perché esasperato.

Esasperato di un Paese dove la destra stravince perché la sinistra è divisa. Esasperato dal fatto che la sinistra non sappia scegliere i suoi valori, quelli che a quel popolo sono evidenti. E a cui Elly Schlein ha saputo dare voce, con le sue parole intelligenti e acute, rispondendo in questi mesi in maniera brillante a domande spesso subdole, poste da parterre di giornalisti maschi (una visione francamente insopportabile).

Diritti, diritti sociali, ecologia e lotta alla crisi climatica, lotta alla povertà, redistribuzione, pace. Come ho avuto modo di scrivere, Elly Schlein è l’unica leader italiana, l’unica, che non dimentica mai di citare il tema della crisi climatica e la necessità di contrastarla, senza dimenticare le persone povere e chi potrebbe rimanere indietro.

Sul tema, gli altri leader di destra e soprattutto di sinistra sono davvero non pervenuti. Incredibile, nel Paese dove comincia a mancare l’acqua.

Il “corpo” di Schlein

Ma c’è un aspetto ancor più fondamentale in queste primarie dove il “corpo” di Schlein, il suo essere donna, soprattutto, oltre che giovane, ha contato più di ogni altra cosa. E giustamente, per 2 ragioni. La prima è che oggi la politica (che ci piaccia o no) si fa con i volti dei leader. Questi contano moltissimo, spesso più delle parole. È successo con Giorgia Meloni, capace di vincere pur avendo dietro un partito di uomini: ma lei, come donna e come idee, è parsa credibile e questo le è valso il Governo.

Con Schlein è lo stesso, con la radicale differenza che le sue idee sono ben radicate in valori profondamente giusti. Senz’altro dunque, Schlein è l’unica anti-Meloni possibile, l’unica capace di sconfiggerla in una competizione elettorale.

Ma c’è una seconda ragione per cui il fatto che Schlein sia giovane e donna ha giustamente contato. Per la prima volta, ieri è successo qualcosa di fondamentale: tantissime donne italiane, probabilmente molto istruite, probabilmente molto precarie e sottopagate, probabilmente stanche di sentirsi continuamente svilite, hanno votato Schlein per sentirsi, appunto, finalmente rappresentate. Un uomo poteva difendere bene le loro istanze? No, non poteva.

Non poteva perché nel Pd non c’è mai stata una segretaria donna e questo lo classifica come patriarcale e misogino fino a oggi. Non poteva perché la classe dirigente del Pd è fatta per lo più di uomini anziani potenti e donne in posizioni accessorie. Sarebbe stata l’ennesima fregatura, l’ennesima promessa di difendere le donne senza poi farlo.

Una leader che (finalmente) ci rappresenta

Per come stavano le cose, solo una donna segretaria oggi può rappresentare quella massa silenziosa di elettrici che sono esauste di vivere in un Paese maschilista e retrogrado, che continua a calpestare i diritti della maggioranza più grande, le donne appunto.

Chi ha votato Schlein ha sentito che lei era una di noi. Una che ha molto studiato, una che ha dovuto lottare anche contro insulti pesanti sul suo fisico, una che ha parlato apertamente della propria sessualità nel Paese più bigotto d’Europa, una che ha fatto comunque fatica (per quanto di classe benestante, sì, ma che c’entra? In Italia anche le benestanti sono comunque meno rappresentate del loro corrispettivo maschile) per cercare di prendere spazio, senza mettere in discussione i propri valori, in un mondo di sinistra fatto per o più di uomini.

E dunque non c’è dubbio, continueremo probabilmente a essere precarie e mal pagate, continueremo ad accollarci il carico maggiore di cura in famiglia, ad avere meno potere e meno soldi. Ma da oggi avremo almeno una di noi che ci rappresenta.

Non è poco, anzi. Significa, soprattutto, sentirsi meno sole. Significa avere una leader a cui guardare, in cui sperare. In uno scenario mondiale e nazionale fatto di guerra, morte, distruzione ecologica questo, io credo, vuol dire moltissimo.

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