Futuro

Il metaverso è un mondo per soli uomini?

Le donne trascorrono più tempo nella realtà virtuale, sfruttandone maggiormente le potenzialità ibride. Eppure, anche qui, non ricoprono ruoli di leadership nelle organizzazioni e sono vittime di abusi
Credit: Resource Database

Il bacino di utenti del metaverso è tinto di rosa ma, nonostante le donne vi investano più tempo, energie e denaro rispetto agli uomini, rimangono comunque escluse (anche qui) dai ruoli di leadership, ritrovandosi relegate ai margini della metaverse economy.

Secondo lo studio di McKinsey, Value creation in the metaverse, il 41% delle donne intervistate utilizza la “realtà virtuale” da più di un anno, contro il 34% degli uomini. Anche il tempo speso sulla piattaforma è maggiore: il 35% delle utenti vi trascorre più di 3 ore a settimana, mentre la percentuale maschile è del 29%.

Le donne, inoltre, sono in grado di sfruttare maggiormente le potenzialità ibride offerte dal metaverso: fitness, istruzione, eventi dal vivo, shopping in realtà aumentata e gaming sono solo alcune delle attività. Gli uomini, d’altro canto, utilizzano la nuova realtà per esperienze puramente digitali come il gioco, il trading di non-fungible-token (NFT) e la partecipazione a eventi sociali.

Gli albori di un nuovo divario di genere

Solita vecchia storia, stesso problema. Come sappiamo, spesso le posizioni di leadership nelle aziende sono occupate da uomini; di conseguenza, sono sempre loro ad aggiudicarsi la maggior parte dei finanziamenti dedicati allo sviluppo. E il metaverso rappresenta un’innovazione che, solo nel 2022, ha accumulato più di 120 milioni di dollari di investimenti totali.

L’analisi di McKinsey (condotta da Mina Alaghband e Lareina Yee) spiega bene quanto sia fondamentale affrontare il gender gap in questa “fase formativa” perché, come sottolineato dalle stesse autrici, “I primi consumatori e leader del metaverso (compresi investitori e amministratori delegati) ne determineranno il futuro”. Ma solo una percentuale compresa tra l’8 e il 10% delle organizzazioni impegnate nella definizione degli standard tecnologici che consentano lo sviluppo di tecnologie connesse al metaverso (come il Metaverse standards forum o la Open metaverse alliance for Web3) sono guidate da donne.

È necessario, quindi, che gli operatori del settore coinvolgano una pluralità di voci differenti per infondere una leadership diversificata nelle aziende e nelle coalizioni che oggi danno forma a questa tecnologia: in caso contrario, il rischio è che si replichino, anche nel mondo virtuale, modelli sociali tossici e restrittivi per le libertà e i diritti femminili.

Le manager e imprenditrici donne sono più intraprendenti nel metaverso

Quali sono i bias di genere che si riflettono anche nel metaverso? Nel sondaggio di McKinsey, condotto su 450 manager, il 60% delle donne ha dichiarato di aver sviluppato più di 2 iniziative legate al nuovo universo virtuale nelle proprie aziende (il 20% in più rispetto ai colleghi maschi): le attività riguardavano soprattutto il settore del marketing, della formazione, dello sviluppo dei dipendenti e del design del prodotto.

Nonostante ciò, la maggior parte dei fondi per lo sviluppo del metaverso sono comunque destinati a imprese guidate da uomini. Tra le 4.186 realtà che hanno ricevuto finanziamenti negli ultimi 5 anni solo 433 sono gestite da donne.

Gli stereotipi di genere saranno abbattuti o replicati come nella vita reale?

La correlazione tra tecnologia e molestie di genere si è dimostrata negli ultimi anni sempre più forte: sono numerose le ricerche che evidenziano casi di violenza contro le donne che hanno come complice la tecnologia, come lo stalking perpetrato tramite l’utilizzo di dispositivi per il tracciamento personale e il revenge porn.

L’allarme per i diritti delle donne ha superato i confini del reale, approdando anche nell’universo digitale di Meta. Secondo gli online watchdogs, che vigilano sugli ecosistemi delle nuove piattaforme, le testimonianze dei casi di molestie e stupri virtuali si stanno accumulando. Questa tendenza mette in luce quanto la violenza di genere sia permeata nella nostra società, arrivando addirittura nel metaverso.

Il report di SumOfUs (Metaverse: another cesspool of toxic content) pone l’attenzione sulla scarsa sicurezza e tutela per le utenti in questi nuovi spazi di condivisione sociale. Il desiderio di vivere vite alternative nell’etere non è nuovo: l’aspetto allarmante riguarda episodi violenti per le donne che ricalcano fedelmente le logiche del mondo reale.

Al momento non possiamo sapere se gli stereotipi di genere saranno abbattuti o replicati nel metaverso: il percorso per rendere l’universo Meta un safe-place per le utenti è ancora lungo e necessita di cambiamento radicale.

Opportunità di espressione e partecipazione per le donne

Spesso si pensa che l’Extended Reality (XR) sia popolata da gamer e adolescenti, in particolar modo maschi. In realtà, il metaverso comprende tante professioniste e appassionate di XR, di tutte le età e professioni.

Per molte donne, l’universo digitale costituisce un mondo variegato in cui poter accrescere competenze, conoscenze e professionalità. Simonetta Pozzi, consulente e formatrice specializzata nel digitale e nel corporate storytelling, nel suo libro Women in the metaverse. Storie di donne che ispirano le donne (Youcanprint, 84 pagine, 9,99 euro) spiega come il metaverso sia, in realtà, espressione di un universo femminile ricco di vite, sfide, gioie e soddisfazioni, in grado di ispirare le generazioni più giovani. Il motivo per cui è nato il libro è “fare cultura”, per invitare le donne non solo a frequentare i mondi virtuali, ma a comprenderne le applicazioni e le opportunità di lavoro.

Solo essendo parte del cambiamento, comprendendone bug e malfunzionamenti, sarà possibile trasformare questo gender gap virtuale.

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