Economia

Lavoro, la settimana corta è un successo

Il 92% delle aziende inglesi, che ha testato la settimana lavorativa corta, intende adottarla. Tra i benefici riscontrati, diminuzione del 57% delle dimissioni e crescita dei ricavi
Credit: Pedrali
Tempo di lettura 4 min lettura
26 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Tra giugno e dicembre 2022, diverse aziende del Regno Unito hanno preso parte a quello che è stato definito come “il più grande test della settimana lavorativa di 4 giorni al Mondo”.

Il progetto pilota della campagna 4 Day Week ha coinvolto 61 aziende, per un totale di circa 3.000 dipendenti, ed è stato organizzato dalla 4 Day Week Global in collaborazione con Autonomy e i ricercatori del Boston College e dell’University of Cambridge.

Tra giugno e dicembre le aziende si sono organizzate per ridurre o i giorni di lavoro, oppure le ore lavorative settimanali da 40 a 32, garantendo ai dipendenti, però, la stessa retribuzione.

Quali sono stati i risultati? 56 aziende (92%) hanno affermato di voler continuare verso questa direzione anche dopo la fine del progetto – 18 delle quali in maniera definitiva – mentre solamente 3 aziende hanno deciso di eliminare la settimana corta dopo la fine della sperimentazione.

A livello economico, non sono state riscontrate perdite nei ricavi, anzi, sono addirittura aumentati dell’1,4% e le dimissioni sono diminuite del 57%.

Per quanto riguarda i dipendenti, la maggior parte ha dichiarato di non voler tornare più indietro, anzi, un terzo ha affermato che, per tornare alla settimana lavorativa di 5 giorni, richiederebbe un aumento dello stipendio dal 26% al 50%; mentre l’8% dei dipendenti ha dichiarato che solamente con un aumento superiore del 50% tornerebbe alla situazione precedente. Il 15%, invece, ha affermato che non tornerebbe indietro per nessuna somma di denaro.

Il progetto, quindi, è stato un successo: ma quali sono stati i vantaggi legati ai dipendenti? In primo luogo, sono stati registrati benefici legati al sonno, ma anche allo stress (il 39% ritiene di essere meno stressato), alla salute mentale e alla vita personale.

Moltissimi dipendenti, inoltre, hanno dichiarato di aver avuto molto più tempo a disposizione da dedicare alla famiglia e ai figli: il tempo che gli uomini hanno dedicato alla cura dei figli è aumentato di oltre il doppio rispetto a quello delle donne, e ciò evidenzia come essa sia una misura che potrebbe favorire la parità di genere.

Ovviamente, non tutti sono d’accordo su questa nuova misura: c’è chi sostiene che non sia possibile usufruire della settimana lavorativa corta per tutti i tipi di lavori, è il caso del settore dell’infanzia o dell’assistenza sanitaria, che presentano gravi carenze di personale.

Piano piano, la sperimentazione sta prendendo piede anche in altre zone del Pianeta: in Islanda, per esempio, si sperimenta già dal 2015; ma i test sono iniziati anche in Spagna, in Portogallo e in Giappone.

E in Italia? La Cisl (Confederazione italiana Sindacati Lavoratori), visto il successo ottenuto nel Regno Unito, ha sottolineato la necessità di provare la settimana lavorativa corta anche nel nostro Paese: «Posto il successo della sperimentazione in Regno Unito, serve un confronto tra le parti sociali. È tempo di regolare il lavoro soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo», ha dichiarato Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl (Federazione Italiana Metalmeccanici aderente alla Cisl).

Ci sono stati piccoli passi in avanti, soltanto poche aziende hanno iniziato dei test, è il caso di Intesa Sanpaolo. L’azienda, a partire da gennaio 2023, ha proposto ai dipendenti oltre a un’evoluzione del lavoro agile, anche la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria.

Leggi anche
Lavoro
di Fabrizio Papitto 3 min lettura
occupazione
di Azzurra Rinaldi 4 min lettura