Culture

“The Good Mothers” trionfa alla Berlinale

Premiata come “Miglior serie”, racconta il coraggio delle donne che sfidarono la ‘Ndrangheta, collaborando con la giustizia. A partire dalla storia di Lea Garofalo
Il cast di "The Good Mothers"
Il cast di "The Good Mothers" Credit: Instagram: @gaiaalwaysonfire (Gaia Girace)
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
24 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Si parla sempre dei boss, solo dei boss. Eppure la ‘Ndrangheta conta tra le proprie fila anche tante donne. Mogli, madri, sorelle, fidanzate, amanti, quasi sempre rimaste all’ombra di uomini potenti e violenti; molte schiacciate dalla paura di ribellarsi. Donne

Parla proprio di loro la serie italiana firmata Disney+ The Good Mothers, diretta da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso e lo fa talmente bene da essersi meritata un premio: quello come miglior serie assegnato al Berlinale Series Award, la sezione del Festival di Berlino dedicata alla serialità.

La giuria ha riconosciuto il valore del prodotto, che rende omaggio alle donne che nel nostro Paese hanno avuto il coraggio di sfidare le mafie, diventando collaboratrici di giustizia sotto le vesti di «cavalli di troia che nessuno si aspettava», come recita il trailer.

Tratta dal libro del giornalista britannico Alex Perry e ispirata a una storia vera, The Good Mothers parte descrivendo la gabbia nella quale le donne appartenenti alle organizzazioni mafiose sono solitamente relegate, per poi affrontare il tema centrale delle prime testimoni di giustizia e di come siano riuscite a sferrare colpi - a volte mortali - alle cosche più potenti.

«Queste donne sono esistite, alcune sono ancora con noi, altre purtroppo no. Questo premio dà loro voce, ricordando quanto sono state coraggiose», ha sottolineato Elisa Amoruso.

Le 6 puntate, disponibili su Disney+ dal 5 aprile, raccontano della pm Anna Colace (interpretata da Barbara Chichiarelli) che, sovvertendo la prassi comune portata avanti fino a quel momento, decide di attaccare la ‘Ndrangheta, facendo leva proprio su di loro.

Le vicende non sono inventate ma tratte dalla storia vera di Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti) che, dopo aver deciso di testimoniare riguardo le attività di spaccio e faide interne tra la sua famiglia e quella dell’ex compagno Carlo Cosco, è stata uccisa proprio da lui, che l’aveva attirata in un appartamento milanese con la scusa si parlare del futuro della loro figlia Denise.

Dal titolo alla trama, il tema della maternità funge da filo conduttore dell’intera serie, ponendo un interrogativo su tutti: cosa identifica, se è possibile farlo, una buona madre? Il modo in cui si relaziona ai figli o la presa di coscienza dell’importanza della libertà individuale e di una giustizia che deve essere perseguita anche a prezzi altissimi?

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